Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi, in Indovinelli, in Frasi di Film, in Umorismo, in Racconti, in Leggi di Murphy, in Frasi per ogni occasione e in Proverbi.

Scritta da: Silvana Stremiz

Xenia I

Avevamo studiato per l'aldilà
un fischio, un segno di riconoscimento.
Mi provo a modularlo nella speranza
che tutti siamo già morti senza saperlo.
Non ho mai capito se io fossi
il tuo cane fedele e incimurrito
o tu lo fossi per me.
Per gli altri no, eri un insetto miope
smarrito nel blabla
dell'alta società. Erano ingenui
quei furbi e non sapevano
di essere loro il tuo zimbello:
di esser visti anche al buio e smascherati
da un tuo senso infallibile, dal tuo
radar di pipistrello.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz

    Notturno teppista

    Firenze nel fondo era gorgo di luci di fremiti sordi:
    Con ali di fuoco i lunghi rumori fuggenti
    Del tram spaziavano: il fiume mostruoso
    Torpido riluceva come un serpente a squame.
    Su un circolo incerto le inquiete facce beffarde
    Dei ladri, ed io tra i doppi lunghi cipressi uguali a fiaccole spente
    Più aspro ai cipressi le siepi
    Più aspro del fremer dei bussi,
    Che dal mio cuore il mio amore,
    Che dal mio cuore, l'amore un ruffiano che intonò e cantò:
    Amo le vecchie troie
    Gonfie lievitate di sperma
    Che cadono come rospi a quattro zampe sovra la coltrice rossa
    E aspettano e sbuffano ed ansimano
    Flaccide come mantici.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz

      Deh, Violetta, che in ombra d'Amore

      Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
      negli occhi miei sì subito apparisti,
      aggi pietà del cor che tu feristi,
      che spera in te e disiando more.
      Tu, Violetta, in forma più che umana,
      foco mettesti dentro in la mia mente
      col tuo piacer ch'io vidi;
      poi con atto di spirito cocente
      creasti speme, che in parte mi sana
      la dove tu mi ridi.
      Deh, non guardare perché a lei mi fidi,
      ma drizza li occhi al gran disio che m'arde,
      ché mille donne già per esser tarde
      sentiron pena de l'altrui dolore.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz

        MI alzo con le palpebre infuocate

        MI alzo con le palpebre infuocate.
        La fanciullezza smorta nella barba
        cresciuta nel sonno, nella carne smagrita,
        si fissa con la luce fusa nei miei occhi riarsi.
        Finisco così nel buio incendio
        di una giovinezza frastornata dall'eternità;
        così mi brucio, è inutile
        - pensando - essere altrimenti,
        imporre limiti al disordine: mi trascina
        sempre più frusto, con un viso secco
        nella sua infanzia, verso un quieto e folle
        ordine, il peso del mio giorno perso
        in mute ore di gaiezza, in muti
        istanti di terrore...
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Silvana Stremiz

          L'amica di nonna Speranza

          Loreto impagliato e il busto d'Alfieri, di Napoleone,
          i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)

          il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
          i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

          un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
          gli oggetti con mònito, salve, ricordo, le noci di cocco,

          Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po' scialbi,
          le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,

          le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature,
          i dagherottipi: figure sognanti in perplessità,

          il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
          e immilla nel quarto le buone cose di pessimo gusto,

          il cùcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco
          chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

          I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere
          che cauti (hanno tolte le fodere ai mobili: è giorno di gala)

          ma quelli v'irrompono in frotta. È giunta è giunta in vacanza
          la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.

          Ha diciassette anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso:
          da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna;

          il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine:
          più snella da la crinoline emerge la vita di vespa.

          Entrambe hanno uno scialle ad arancie, a fiori, a uccelli, a ghirlande:
          divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guance.

          Son giunte da Mantova senza stanchezza al Lago Maggiore
          sebbene quattordici ore viaggiassero in diligenza.

          Han fatto l'esame più egregio di tutta la classe. Che affanno
          passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.

          O Belgirate tranquilla! La sala dà sul giardino:
          fra i tronchi diritti scintilla lo specchio del Lago turchino.

          Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! -
          le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche:

          motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto
          di Arcangelo del Leuto e di Alessandro Scarlatti;

          innamorati dispersi, gementi il "core" e "l'augello",
          languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi:

          ... caro mio ben
          credimi almen,
          senza di te
          languisce il cor!
          Il tuo fedel
          sospira ognor
          cessa crudel
          tanto rigor!
          Carlotta canta, Speranza suona. Dolce e fiorita
          si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.

          O musica, lieve sussurro! E già nell'animo ascoso
          d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,

          lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio
          sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!

          Giungeva lo Zio, signore virtuoso di molto riguardo,
          ligio al Passato al Lombardo-Veneto e all'Imperatore.

          Giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene,
          ligia al Passato sebbene amante del Re di Sardegna.

          "Baciate la mano alli Zii! " - dicevano il Babbo e la Mamma,
          e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii.

          "E questa è l'amica in vacanza: madamigella Carlotta
          Capenna: l'alunna più dotta, l'amica più cara a Speranza. "

          "Ma bene... ma bene... ma bene... " - diceva gesuitico e tardo
          lo Zio di molto riguardo - "Ma bene... ma bene... ma bene...

          Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna...
          Sicuro! Alla Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro... "

          "Gradiscono un po' di marsala? " "Signora Sorella: magari. "
          E sulle poltrone di gala sedevano in bei conversari.

          "... ma la Brambilla non seppe... - È pingue già per lErnani;
          la Scala non ha più soprani... - Che vena quel Verdi... Giuseppe!...

          "... nel marzo avremo un lavoro - alla Fenice, m'han detto -
          nuovissimo: il Rigoletto; si parla d'un capolavoro. -

          "... azzurri si portano o grigi? - E questi orecchini! Che bei
          rubini! E questi cammei?... La gran novità di Parigi...

          "... Radetzki? Ma che! L'armistizio... la pace, la pace che regna...
          Quel giovine Re di Sardegna è uomo di molto giudizio! -

          "È certo uno spirito insonne... -... è forte e vigile e scaltro.
          "È bello? - Non bello: tutt'altro... - Gli piacciono molto le donne...

          "Speranza! " (chinavansi piano, in tono un po' sibillino)
          "Carlotta! Scendete in giardino: andate a giuocare al volano! "

          Allora le amiche serene lasciavano con un perfetto
          inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene.

          Oimè! Ché giocando, un volano, troppo respinto all'assalto,
          non più ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano!

          S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il Lago,
          sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustri.

          "... se tu vedessi che bei denti! - Quant'anni? - Vent'otto.
          - Poeta? Frequenta il salotto della Contessa Maffei! "

          Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende più ancora
          di porpora: come un'aurora stigmatizzata si sangue;

          si spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro:
          il Sole si sveste dell'oro, la Luna si veste d'argento.

          Romantica Luna fra un nimbo leggero, che baci le chiome
          dei pioppi arcata siccome un sopracciglio di bimbo,

          il sogno di tutto un passato nella tua curva s'accampa:
          non sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?

          Vedesti le case deserte di Parisina la bella
          non forse? Non forse sei quella amata dal giovane Werther?

          "... Mah!... Sogni di là da venire. - Il Lago s'è fatto più denso
          di stelle -... che pensi?... - Non penso... - Ti piacerebbe morire?

          "Sì! - Pare che il cielo riveli più stelle nell'acqua e più lustri.
          Inchìnati sui balaustri: sognano così fra due cieli...

          "Son come sospesa: mi libro nell'alto!... - Conosce Mazzini...
          - E l'ami? - Che versi divini!... Fu lui a donarmi quel libro,

          ricordi? Che narra siccome amando senza fortuna
          un tale si uccida per una: per una che aveva il mio nome. "

          Carlotta! Nome non fine, ma dolce! Che come l'essenze
          risusciti le diligenze, lo scialle, le crinoline...

          O amica di Nonna conosco le aiuole per ove leggesti
          i casi di Jacopo mesti nel tenero libro del Foscolo.

          Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'è di tuo pugno
          la data: vent'otto di Giugno del mille ottocento cinquanta.

          Stai come rapita in un cantico; lo sguardo al cielo profondo,
          e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico.

          Quel giorno - malinconia! - vestivi un abito rosa
          per farti - novissima cosa! - ritrarre in fotografia...

          Ma te non rivedo nel fiore, o amica di Nonna! Ove sei
          o sola che - forse - potrei amare, amare d'amore?
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz

            Never seek to tell thy love

            Never seek to tell thy love
            Love that never told can be;
            For the gentle wind does move
            Silently, invisibly.

            I told my love, I told my love,
            I told her all my heart;
            Trembling, cold, in ghastly fears-
            Ah, she doth depart.

            Soon as she was gone from me
            A traveller came by;
            Silently, invisibly-
            O, was no deny.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Silvana Stremiz

              Auschwitz

              Laggiù, ad Auschwitz, lontano dalla Vistola,
              amore, lungo la pianura nordica,
              in un campo di morte: fredda, funebre,
              la pioggia sulla ruggine dei pali
              e i grovigli di ferro dei recinti:
              e non albero o uccelli nell'aria grigia
              o su dal nostro pensiero, ma inerzia
              e dolore che la memoria lascia
              al suo silenzio senza ironia o ira.
              Da quell'inferno aperto da una scritta
              bianca: " Il lavoro vi renderà liberi "
              uscì continuo il fumo
              di migliaia di donne spinte fuori
              all'alba dai canili contro il muro
              del tiro a segno o soffocate urlando
              misericordia all'acqua con la bocca
              di scheletro sotto le doccie a gas.
              Le troverai tu, soldato, nella tua
              storia in forme di fiumi, d'animali,
              o sei tu pure cenere d'Auschwitz,
              medaglia di silenzio?
              Restano lunghe trecce chiuse in urne
              di vetro ancora strette da amuleti
              e ombre infinite di piccole scarpe
              e di sciarpe d'ebrei: sono reliquie
              d'un tempo di saggezza, di sapienza
              dell'uomo che si fa misura d'armi,
              sono i miti, le nostre metamorfosi.

              Sulle distese dove amore e pianto
              marcirono e pietà, sotto la pioggia,
              laggiù, batteva un no dentro di noi,
              un no alla morte, morta ad Auschwitz,
              per non ripetere, da quella buca
              di cenere, la morte.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Silvana Stremiz
                La porta è socchiusa
                La porta è socchiusa,
                dolce respiro dei tigli...
                Sul tavolo, dimenticati,
                un frustino ed un guanto.

                Giallo cerchio del lume...
                tendo l'orecchio ai fruscii.
                Perché sei andato via?
                Non comprendo...

                Luminoso e lieto
                domani sarà il mattino.
                Questa vita è stupenda,
                sii dunque saggio cuore.
                Tu sei prostrato, batti
                più sordo, più a rilento...
                Sai, ho letto
                che le anime sono immortali.
                Vota la poesia: Commenta