Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi, in Indovinelli, in Frasi di Film, in Umorismo, in Racconti, in Leggi di Murphy, in Frasi per ogni occasione e in Proverbi.

Scritta da: Silvana Stremiz

L'uomo che impara

Prima costruii sulla sabbia,
poi costruii sulla roccia.
Quando la roccia crollò
non ho più costruito su nulla.
Poi ancora talvolta costruivo
su sabbia e roccia, come capitava, ma
avevo imparato.

Coloro ai quali affidavo la lettera
la buttavano via.
Ma chi non curavo
me la riportava.
Allora ho imparato.

Le mie disposizioni non furono rispettate.
Quando giunsi, m'avvidi
che erano sbagliate.
Era stato fatto
quel che era giusto.
Così ho imparato.

Le cicatrici dolgono
nel tempo di gelo.
Ma spesso dico: solo la fossa
non m'insegnerà più nulla.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz

    Il poeta

    Il poeta è un uccello
    che becca le parole
    sotto la neve del normale
    viene sul davanzale
    e scappa, impaurito
    se lo vuoi catturare
    Il poeta è femmina
    Il poeta è gagliardo
    ha qualcosa, nello sguardo
    che tu dici: è un poeta
    Spesso è analfabeta
    ma è meglio
    è piú immediato
    il poeta è un ammalato
    colitico, fegatoso, asmatico
    il poeta è antipatico, scontroso
    ombroso: guai
    chiamarlo poeta
    è una cometa
    che annuncia un mondo nuovo
    è assolutamente inutile
    è un fallito
    è un pappagallo di partito
    è organico, no,
    è fatto d'aria
    ha nella penna tutta intera
    la rabbia proletaria
    è sopra la politica
    è sopra il mondo
    il poeta è tisico e biondo
    il poeta è sempre suicida
    il poeta è un furbone
    il poeta è una sfida
    alle banalità del mondo
    il poeta è assolutamente
    del tutto normale
    il poeta è omosessuale
    il poeta è un santo
    il poeta è una spia
    poi un giorno va via
    in un isola lontana
    o anche a puttana
    e lascia un gran vuoto
    nella poesia
    la sua
    il poeta è il titolo
    di questa mia.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz

      Il mattino

      Ti svegli.
      Dove sei?
      A casa.
      Non hai potuto ancora abituarti:
      al tuo risveglio
      trovarti a casa.
      Ecco quel che ti lasciano
      tredici anni di carcere.

      Chi c'è nel letto, accanto a te?
      Non è la solitudine, è tua moglie.
      Dorme coi pugni chiusi, come un angelo.
      Le dona, essere incinta.
      Che ore sono?
      Le otto.
      Possiamo dunque star tranquilli
      fino a sera.
      È l'uso,
      la polizia non fa irruzione in pieno giorno.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz

        Nella macchia

        Errai nell'oblio della valle
        tra ciuffi di stipe fiorite,
        tra quercie rigonfie di galle;

        errai nella macchia più sola,
        per dove tra foglie marcite
        spuntava l'azzurra viola;

        errai per i botri solinghi:
        la cincia vedeva dai pini:
        sbuffava i suoi piccoli ringhi
        argentini.

        Io siedo invisibile e solo
        tra monti e foreste: la sera
        non freme d'un grido, d'un volo.

        Io siedo invisibile e fosco;
        ma un cantico di capinera
        si leva dal tacito bosco.

        E il cantico all'ombre segrete
        per dove invisibile io siedo,
        con voce di flauto ripete,
        Io ti vedo!
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Silvana Stremiz

          An Acre of Grass

          Picture and book remain,
          An acre of green grass
          For air and exercise,
          Now strength of body goes;
          Midnight, an old house
          Where nothing stirs but a mouse.

          My temptation is quiet.
          Here at life 's end
          Neither loose imagination,
          Nor the mill of the mind
          Consuming its rag and bone,
          Can make the truth known.

          Grant me an old man's frenzy,
          Myself must I remake
          Till I am Timon and Lear
          Or that William Blake
          Who beat upon the wall
          Till Truth obeyed his call;

          A mind Michael Angelo knew
          That can pierce the clouds,
          Or inspired by frenzy
          Shake the dead in their shrouds;
          Forgotten else by mankind,
          An old man's eagle mind.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz

            Senza nessuna ragione qualcosa si rompe in me

            Senza nessuna ragione qualcosa si rompe in me
            e mi chiude la gola
            Senza nessuna ragione sobbalzo ad un tratto
            lasciando a mezzo lo scritto
            senza nessuna ragione nella hall di un albergo
            sogno in piedi
            senza nessuna ragione l'albero sul marciapiede
            mi batte in fronte

            senza nessuna ragione un lupo urla alla luna
            iroso infelice affamato
            senza nessuna ragione le stelle scendono a dondolarsi
            sull'altalena del giardino
            senza nessuna ragione vedo come sarò nella tomba
            senza nessuna ragione nebbia e sole nella mia testa
            senza nessuna ragione mi attacco al giorno che inizia
            come se non dovesse finire mai più
            e ogni volta sei tu
            che sali dalle acque.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Silvana Stremiz

              Il clown

              Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo:
              Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile,
              Fate largo! Solenne, altero e discreto,
              ecco venire il migliore di tutti, l'agile clown.

              Più snello d'Arlecchino e più impavido di Achille
              è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso:
              etereo e chiaro come uno specchio senza argento.
              I suoi occhi non vivono nella sua maschera d'argilla.

              Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti
              mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano
              sull'arco paradossale delle gambe.

              Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco
              la canaglia puzzolente e santa dei Giambi
              applaude al sinistro istrione che l'odia.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Silvana Stremiz

                Il Natale del 1833

                Sì che Tu sei terribile!
                Sì che in quei lini ascoso,
                In braccio a quella Vergine,
                Sovra quel sen pietoso,
                Come da sopra i turbini
                Regni, o Fanciul severo!
                E fato il tuo pensiero,
                È legge il tuo vagir.

                Vedi le nostre lagrime,
                Intendi i nostri gridi;
                Il voler nostro interroghi,
                E a tuo voler decidi.
                Mentre a stornar la folgore
                Trepido il prego ascende
                Sorda la folgor scende
                Dove tu vuoi ferir.

                Ma tu pur nasci a piangere,
                Ma da quel cor ferito
                Sorgerà pure un gemito,
                Un prego inesaudito:
                E questa tua fra gli uomini
                Unicamente amata,
                Nel guardo tuo beata,
                Ebra del tuo respir,

                Vezzi or ti fa; ti supplica
                Suo pargolo, suo Dio,
                Ti stringe al cor, che attonito
                Va ripetendo: è mio!
                Un dì con altro palpito,
                Un dì con altra fronte,
                Ti seguirà sul monte.
                E ti vedrà morir.

                Onnipotente….
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Sera di Gavinana

                  Ecco la sera e spiove
                  sul toscano Appennino.

                  Con lo scender che fa le nubi a valle,
                  prese a lembi qua e là
                  come ragne fra gli alberi intricate,
                  si colorano i monti di viola.
                  Dolce vagare allora
                  per chi s'affanna il giorno
                  ed in se stesso, incredulo, si torce.
                  Viene dai borghi, qui sotto, in faccende,
                  un vociar lieto e folto in cui si sente
                  il giorno che declina
                  e il riposo imminente.
                  Vi si mischia il pulsare, il batter secco
                  ed alto del camion sullo stradone
                  bianco che varca i monti.
                  E tutto quanto a sera,
                  grilli, campane, fonti,
                  fa concerto e preghiera,
                  trema nell'aria sgombra.
                  Ma come più rifulge,
                  nell'ora che non ha un'altra luce,
                  il manto dei tuoi fianchi ampi, Appennino.
                  Sui tuoi prati che salgono a gironi,
                  questo liquido verde, che rispunta
                  fra gl'inganni del sole ad ogni acquata,
                  al vento trascolora, e mi rapisce,
                  per l'inquieto cammino,
                  sì che teneramente fa star muta
                  l'anima vagabonda.
                  Vota la poesia: Commenta