Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi, in Indovinelli, in Frasi di Film, in Umorismo, in Racconti, in Leggi di Murphy, in Frasi per ogni occasione e in Proverbi.

Scritta da: Silvana Stremiz

Margaret Fuller Slack

Sarei stata grande come George Eliot
ma il destino non volle.
Guardate il ritratto che mi fece Penniwit,
col mento appoggiato alla mano e gli occhi fondi —
e grigi e indaganti lontano.
Ma c'era il vecchio, l'eterno problema:
celibato, matrimonio o impudicizia?
Venne il ricco esercente John Slack,
con la promessa che avrei potuto scrivere a mio agio,
e io lo sposai, misi al mondo otto figli,
e non ebbi più tempo per scrivere.
Per me, comunque, era tutto finito
quando l'ago mi trafisse la mano
mentre lavavo i panni del bambino,
e morii di tetano, un'ironica morte.
Anime ambiziose, ascoltate,
il sesso è la rovina della vita!
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz

    Se l'amore deve essermi negato

    Se l'amore deve essermi negato,
    perché il mattino spezza il suo cuore
    in canzoni, e perché questi sospiri
    che il vento del sud disperde
    tra le foglie appena spuntate ?

    Se l'amore deve essermi negato,
    perché porta la notte, in dolente
    silenzio, la pena delle stelle ?

    E perché questo folle cuore getta
    getta sconsideratamente la speranza
    su un mare la cui fine non conosce ?
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz

      Elogio della rosa (Adone)

      Poi le luci girando al vicin colle,
      dov'era il cespo che ' bel piè trafisse,
      fermossi alquanto a rimirarlo, e volle
      il suo fior salutar pria che partisse;
      e vedutolo ancor stillante e molle
      quivi porporeggiar, così gli disse:
      "Sàlviti il Ciel da tutti oltraggi e danni,
      fatal cagion dei miei felici affanni:
      Rosa, riso d'Amor, del Ciel fattura,
      rosa del sangue mio fatta vermiglia,
      pregio del mondo e fregio di natura,
      de la Terra e del Sol vergine figlia,
      d'ogni ninfa e pastor delizia e cura,
      onor de l'odorifera famiglia,
      tu tien d'ogni beltà le palme prime,
      sovra il vulgo dè fior Donna sublime.
      Quasi in bel trono Imperatrice altera
      siedi colà su la nativa sponda.
      Turba d'aure vezzosa e lusinghiera
      ti corteggia d'intorno e ti seconda;
      e di guardie pungenti armata schiera
      ti difende per tutto, e ti circonda.
      E tu fastosa del tuo regio vanto
      porti d'or la corona e d'ostro il manto.
      Porpora dè giardin, pompa dè prati,
      gemma di primavera, occhio d'aprile,
      dite le Grazie e gli Amoretti alati
      fan ghirlanda a la chioma, al sen monile.
      Tu, qualor torna a gli alimenti usati
      ape leggiadra o zeffiro gentile,
      dài lor da bere in tazza di rubini
      rugiadosi licori e cristallini.
      Non superbisca ambizioso il Sole
      di trionfar fra le minori stelle,
      che ancor tu fra i ligustri e le viole
      scopri le pompe tue superbe e belle.
      Tu sei con tue bellezze uniche e sole
      splendor di queste piagge, egli di quelle.
      Egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo,
      tu Sole in terra, ed egli rosa in cielo.
      E ben saran tra voi conformi voglie:
      dite fia '1 Sole, e tu del Sole amante,
      ei de l'insegne tue, de le tue spoglie
      l'aurora vestirà nel suo levante.
      Tu spiegherai nè crini e ne le foglie
      la sua livrea dorata e fiammeggiante,
      e per ritrarlo ed imitarlo appieno
      porterai sempre un picciol Sole in seno. "
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz

        Knowlt Hoheimer

        Io fui il primo frutto della battaglia di Missionary Ridge.
        Quando sentii la pallottola entrarmi nei cuore
        mi augurai di esser rimasto a casa e finito in prigione
        per quel furto dei porci di Curl Trenary,
        invece di fuggire e arruolarmi.
        Mille volte meglio il penitenziario
        che avere addosso questa statua di marmo alata,
        e il piedistallo di granito
        con le parole "Pro Patria".
        Tanto, che vogliono dire?
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Silvana Stremiz

          Le conchiglie

          Ogni incrostata conchiglia che sta
          In quella grotta in cui ci siamo amati
          Ha la sua propria particolarità.

          Una dell'anima nostra ha la porpora
          Che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
          Quando io brucio e tu a quel fuoco ardi;

          Un'altra imita te nei tuoi languori
          E nei pallori tuoi di quando, stanca,
          Ce l'hai con me perché ho gli occhi beffardi.

          Questa fa specchio a come in te s'avvolge
          La grazia del tuo orecchio, un'altra invece
          Alla tenera e corta nuca rosa;

          Ma una sola, fra tutte, mi sconvolge.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz
            Non piangere per me
            quando mi saprai morto
            Non oltre il suono tetro della campana lugubre
            Che dà notizia al mondo che sono fuggito
            Dalla sua codardia per vivere coi vermi.
            Anzi, se leggerai queste righe, dimentica
            La mano che le ha scritte: io ti amo così tanto
            Che vorrei scomparire dalla tua mente
            Se il pensiero di me può portarti dolore.
            Oh se mai tu posassi gli occhi su questi versi
            quando forse sarò già sfatto nella terra,
            Ti prego non chiamare il mio nome
            Ma lascia che il tuo amore con la mia vita muoia.
            Così che il mondo accorto non veda mai che tu
            Soffri ancora e ne rida, quando non sarai più.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Silvana Stremiz

              Le mani

              Le mani delle donne che incontrammo
              una volta, e nel sogno, e ne la vita:
              oh quelle mani, Anima, quelle dita
              che stringemmo una volta, che sfiorammo
              con le labbra, e nel sogno, e ne la vita!
              Fredde talune, fredde come cose
              morte, di gelo (tutto era perduto):
              o tiepide, parean come un velluto
              che vivesse, parean come le rose:
              rose di qual giardino sconosciuto?
              Ci lasciaron talune una fragranza
              così tenace che per una intera
              notte avemmo nel cuore la primavera;
              e tanto auliva la soligna stanza
              che foresta d'april non più dolce era.
              Da altre, cui forse ardeva il fuoco estremo
              d'uno spirto (ove sei, piccola mano,
              intangibile ormai, che troppo piano
              strinsi? ), venne il rammarico supremo:
              - Tu che m'avesti amato, e non in vano! -
              Da altre venne il desìo, quel violento
              Fulmineo desio che ci percote
              come una sferza; e immaginammo ignote
              lussurie in un'alcova, un morir lento:
              - per quella bocca aver le vene vuote! -
              Altre (o le stesse) furono omicide:
              meravigliose nel tramar l'inganno.
              Tutti gli odor d'Arabia non potranno
              Addolcirle. - Bellissime e infide,
              quanti per voi baciare periranno! -
              Altre (o le stesse), mani alabastrine
              ma più possenti di qualunque spira,
              ci diedero un furor geloso, un'ira
              folle; e pensammo di mozzarle al fine.
              (Nel sogno sta la mutilata, e attira.
              Nel sogno immobilmente eretta vive
              l'atroce donna dalle mani mozze.
              E innanzi a lei rosseggiano due pozze
              di sangue, e le mani entro ancora vive
              sonvi, neppure d'una stilla sozze).
              Ma ben, pari a le mani di Maria,
              altre furono come le ostie sante.
              Brillò su l'anulare il diamante
              né gesti gravi della liturgia?
              E non mai tra i capelli d'un amante.
              Altre, quasi virili, che stringemmo
              forte e a lungo, da noi ogni paura
              fugarono, ogni passione oscura;
              e anelammo a la Gloria, e in noi vedemmo
              illuminarsi l'opera futura.
              Altre ancora ci diedero un profondo
              brivido, quello che non ha l'uguale.
              Noi sentimmo, così, che ne la frale
              palma chiuder potevano esse un mondo
              immenso, e tutto il Bene e tutto il Male:
              Anima, e tutto il Bene e tutto il Male.
              Vota la poesia: Commenta