Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz
La porta è socchiusa
La porta è socchiusa,
dolce respiro dei tigli...
Sul tavolo, dimenticati,
un frustino ed un guanto.

Giallo cerchio del lume...
tendo l'orecchio ai fruscii.
Perché sei andato via?
Non comprendo...

Luminoso e lieto
domani sarà il mattino.
Questa vita è stupenda,
sii dunque saggio cuore.
Tu sei prostrato, batti
più sordo, più a rilento...
Sai, ho letto
che le anime sono immortali.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Non piangere per me
    quando mi saprai morto
    Non oltre il suono tetro della campana lugubre
    Che dà notizia al mondo che sono fuggito
    Dalla sua codardia per vivere coi vermi.
    Anzi, se leggerai queste righe, dimentica
    La mano che le ha scritte: io ti amo così tanto
    Che vorrei scomparire dalla tua mente
    Se il pensiero di me può portarti dolore.
    Oh se mai tu posassi gli occhi su questi versi
    quando forse sarò già sfatto nella terra,
    Ti prego non chiamare il mio nome
    Ma lascia che il tuo amore con la mia vita muoia.
    Così che il mondo accorto non veda mai che tu
    Soffri ancora e ne rida, quando non sarai più.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Le mani

      Le mani delle donne che incontrammo
      una volta, e nel sogno, e ne la vita:
      oh quelle mani, Anima, quelle dita
      che stringemmo una volta, che sfiorammo
      con le labbra, e nel sogno, e ne la vita!
      Fredde talune, fredde come cose
      morte, di gelo (tutto era perduto):
      o tiepide, parean come un velluto
      che vivesse, parean come le rose:
      rose di qual giardino sconosciuto?
      Ci lasciaron talune una fragranza
      così tenace che per una intera
      notte avemmo nel cuore la primavera;
      e tanto auliva la soligna stanza
      che foresta d'april non più dolce era.
      Da altre, cui forse ardeva il fuoco estremo
      d'uno spirto (ove sei, piccola mano,
      intangibile ormai, che troppo piano
      strinsi? ), venne il rammarico supremo:
      - Tu che m'avesti amato, e non in vano! -
      Da altre venne il desìo, quel violento
      Fulmineo desio che ci percote
      come una sferza; e immaginammo ignote
      lussurie in un'alcova, un morir lento:
      - per quella bocca aver le vene vuote! -
      Altre (o le stesse) furono omicide:
      meravigliose nel tramar l'inganno.
      Tutti gli odor d'Arabia non potranno
      Addolcirle. - Bellissime e infide,
      quanti per voi baciare periranno! -
      Altre (o le stesse), mani alabastrine
      ma più possenti di qualunque spira,
      ci diedero un furor geloso, un'ira
      folle; e pensammo di mozzarle al fine.
      (Nel sogno sta la mutilata, e attira.
      Nel sogno immobilmente eretta vive
      l'atroce donna dalle mani mozze.
      E innanzi a lei rosseggiano due pozze
      di sangue, e le mani entro ancora vive
      sonvi, neppure d'una stilla sozze).
      Ma ben, pari a le mani di Maria,
      altre furono come le ostie sante.
      Brillò su l'anulare il diamante
      né gesti gravi della liturgia?
      E non mai tra i capelli d'un amante.
      Altre, quasi virili, che stringemmo
      forte e a lungo, da noi ogni paura
      fugarono, ogni passione oscura;
      e anelammo a la Gloria, e in noi vedemmo
      illuminarsi l'opera futura.
      Altre ancora ci diedero un profondo
      brivido, quello che non ha l'uguale.
      Noi sentimmo, così, che ne la frale
      palma chiuder potevano esse un mondo
      immenso, e tutto il Bene e tutto il Male:
      Anima, e tutto il Bene e tutto il Male.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        I due leader

        Cacciari: il fascismo è lontano
        Occhetto: il fascismo è vicino
        Cacciari: ma dove lo vedi?
        Occhetto: là, sul falsopiano
        Cacciari: ma è solo un puntino
        Occhetto: ma è enorme, sciocchino
        Cacciari: è una nuvola bassa
        Occhetto: è una squadraccia
        Scusate se interrompo la conversazione
        disse il capo del plotone d'esecuzione.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          La strada nel bosco

          Chiusero la strada lì nel bosco
          già una settantina d'anni fa,
          maltempo e piogge l'hanno cassata,
          ed ora non potresti mai dire
          che c'era un tempo una strada lì nel bosco
          prima ancora che piantassero gli alberi.
          Starà sotto la macchia e sotto l'erica,
          o sotto gli esili anemoni.
          Solo il custode riesce a vedere
          che dove cova la palombella
          e i tassi ruzzolano a loro agio
          c'era un tempo una strada lì nel bosco.

          Pure, se nel bosco ti inoltri
          in una tarda sera d'estate, quando fa
          la brezza freschi i laghetti guizzanti di trote,
          dove la lontra fischia al compagno
          (non temono gli uomini nel bosco
          poiché ne vedono ben pochi),
          udrai lo scalpitio di un cavallo
          e il frusciar di una gonna sulla rugiada,
          un galoppo fermo e persistente
          attraverso quelle nebbiose solitudini:
          quasi che perfettamente conoscessero
          l'antica perduta strada lì nel bosco...
          Ma non c'è nessuna strada lì nel bosco!
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Buongiorno, mezzanotte

            Buongiorno, mezzanotte.
            Torno a casa.
            Il giorno si è stancato di me:
            come potevo io - di lui?
            Era bella la luce del sole.
            Stavo bene sotto i suoi raggi.
            Ma il mattino non mi ha voluta più,
            e così, buonanotte, giorno!

            Posso guardare, vero,
            l'oriente che si tinge di rosso?
            Le colline hanno dei modi allora
            che dilatano il cuore.

            Tu non sei così bella, mezzanotte.
            Io ho scelto il giorno.
            Ma, ti prego, prendi una bambina
            che lui ha mandato via.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Nevicata

              Nevica: l'aria brulica di bianco;
              la terra è bianca; neve sopra neve:
              gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
              cade del bianco con un tonfo lieve.
              E le ventate soffiano di schianto
              e per le vie mulina la bufera;
              passano bimbi: un balbettìo di pianto;
              passa una madre: passa una preghiera.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Nella macchia

                Errai nell'oblio della valle
                tra ciuffi di stipe fiorite,
                tra quercie rigonfie di galle;

                errai nella macchia più sola,
                per dove tra foglie marcite
                spuntava l'azzurra viola;

                errai per i botri solinghi:
                la cincia vedeva dai pini:
                sbuffava i suoi piccoli ringhi
                argentini.

                Io siedo invisibile e solo
                tra monti e foreste: la sera
                non freme d'un grido, d'un volo.

                Io siedo invisibile e fosco;
                ma un cantico di capinera
                si leva dal tacito bosco.

                E il cantico all'ombre segrete
                per dove invisibile io siedo,
                con voce di flauto ripete,
                Io ti vedo!
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