Poesie inserite da Christabella del Mar

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Scritta da: Christabella del Mar
Le strade sono tutte di Mazzini, di Garibaldi, son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva dei berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio alla finestra
contenta di stare d'estate,
a piedi nudi.
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    Scritta da: Christabella del Mar

    Ai tempi della pandemia (la pesta del XIX secolo)

    E la gente rimase a casa
    e lesse libri e ascoltò
    e si riposò e fece esercizi
    e fece arte e giocò
    e imparò nuovi modi di essere
    e si fermò
    e ascoltò più in profondità
    qualcuno meditava
    qualcuno pregava
    qualcuno ballava
    qualcuno incontrò la propria ombra
    e la gente cominciò a pensare in modo differente
    e la gente guarì.
    E nell'assenza di gente che viveva
    in modi ignoranti
    pericolosi
    senza senso e senza cuore,
    anche la terra cominciò a guarire
    e quando il pericolo finì
    e la gente si ritrovò
    si addolorarono per i morti
    e fecero nuove scelte
    e sognarono nuove visioni
    e crearono nuovi modi di vivere
    e guarirono completamente la terra
    così come erano guariti loro.
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      Scritta da: Christabella del Mar

      Angeli in camice bianco e ali sudate

      Cara mammina,
      Quando sei volata lassù
      ho visto tra le nuvole
      il volto di Gesù.
      Lo sguardo suo mi mantiene
      serena, andrà tutto bene.
      Mi manchi ma non piango più
      sapendo che hai ali blu
      e ti riposi finalmente
      nel paradiso infinito, pieno di stelle
      più grande di un continente.
      La zia scrive poesie
      e parla con le fresie e i giacinti
      io faccio cartoline e dipinti
      per tutti quanti, vincitori o vinti.
      Non piango più, ascolto poesie
      e prego sempre che sparisca
      ma senza ali,
      la mamma delle pandemie.
      Composta martedì 31 marzo 2020
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        Scritta da: Christabella del Mar
        Ti lascio passeggiare un po' tra i miei pensieri
        non farti spaventare dal disordine
        fa parte dell'arredamento.
        troverai qualche soldatino di guardia
        fanno tanto i duri
        ma in fondo vogliono solo una carezza.
        Ti lasceranno entrare.
        Paura e ansia non le guardare
        sono due prime donne
        non aspettano altro
        che farsi belle agli occhi delle novità
        prosegui pure avanti
        hanno poco da raccontarti.
        Appena superata la curva della speranza
        diciamo tra incoscienza e ragione
        lì potrai affacciarti ai miei desideri.
        Di quelli proibiti ho perso la chiave.
        Ma non sono in prigione.
        Già che ci sei, liberami un po' di follia.
        La notte urla e straparla
        non mi lascia riposare.
        La malinconia è sempre a leggere in disparte
        un po' per scelta un po' per arte.
        Sì, insomma, non cercare di fare ordine
        l'ultima volta
        mi ci sono voluti due anni di analisi
        per risistemare.
        Puoi fermarti quanto vuoi
        o restare a dormire
        ma ricordati di baciarmi gli occhi
        se desiderai di uscire.
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          Scritta da: Christabella del Mar
          Vietato abbracciarsi.
          Toccarsi.
          Baciarsi.
          Stringersi.
          Sono vietate tutte le forme di affetto
          fino a data da destinarsi.
          Quel metro di distanza
          è uno spazio siderale dove non cresce niente.
          Questo virus ci sta uccidendo nel modo più atroce che esista:
          Lasciandoci soli.
          Bisogna trovare un modo,
          qualunque esso sia
          per restare uniti: i virus non sopportano le persone felici.
          Bisogna reagire pensando che non sarà più così.
          Contrastando la paura con dosi spietate di bellezza.
          Difendendo la dolcezza che possiamo ancora regalare
          leggendo poesie a chi ci sta vicino.
          Mandando carezze con gli occhi.
          Facendo capire a chi ci vuole bene che ci siamo.
          Usando la testa e non la rabbia per difenderci.
          Torneremo alla nostra vita un giorno.
          rendendoci conto
          di quanto sia incredibilmente bella e preziosa.
          E forse, smetteremo per sempre di sprecarla.
          E forse questa volta, la vivremo instante dopo instante.
          Senza più aver paura di sbagliare.
          Forse inizieremo a vivere davvero
          senza aver paura di sognare.
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            Scritta da: Christabella del Mar

            Evviva la Poesia!

            La Poesia è la musica dell'anima
            La Poesia è lo spumante del cuore
            Apriamolo adesso per festeggiare il suo nome
            Oggi non deve rimanere anonima
            La Poesia...
            Brindiamo alla sua esistenza
            Alla sua forza e bellezza!
            Ne basta poco: qualche rima e cadenza
            Auguri alla sua permanenza
            sul continente della Fantasia
            Giornata Internazionale della Poesia!
            Auguri a voi poeti, auguri a voi profeti
            in questo giorno di grande turbolenza
            quando nel mondo regna la paura e sofferenza...
            La Poesia porta luce e calore
            laddove l'occhio ha lacrime e l'anima dolore
            e la parola la trasforma in una fiamma
            che fa lume senza fumo, senza ologramma
            solamente profumo postumo di agrumo
            La Poesia rimane come una quercia monumentale
            come un platano o un secolare castagno
            che stanno oggi a distanza per decreto
            e piangono, soffrendo per la gente in silenzio, in segreto.
            Ma gli alberi che sbocciano con frenesia
            stano brindando per il giorno della Poesia
            con le bandiere di freschezza, contro la forza della pandemia.
            Evviva la Poesia.
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              Scritta da: Christabella del Mar

              Contro la pandemia

              In ogni parte del mondo
              per lavarsi le mani
              occorrono 60 secondi.

              In Italia è diverso.
              In Italia basta tempo per una poesia.

              La bellezza di un minuto salverà il mondo.
              In Italia ogni minuto è bello.

              Ormai in tutto il mondo occorrono 60 secondi per lavarsi le mani.
              60 secondi bastano forse per salvare il mondo.
              Se è vero che la bellezza ci salverà, la bellezza da sempre dimora qui in Italia.
              Ogni minuto è più bello se vissuto in Italia.
              Ogni minuto in Italia è bellezza e poesia.
              Non sarà tempo perso neanche un minuto chiusi in casa.
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                Scritta da: Christabella del Mar

                In the Time of Pandemic

                And the people stayed home,
                And read books and listened, and rest and exercised,
                and made art and play games,
                and learn new ways of being and were still.
                And listened more deeply.
                Some meditated, some prayed, some danced.
                Some met their shadows.
                And people began to think differently.

                And people healed.
                And, in the absence of people
                living in ignorant, dangerous,
                mindless and heartless ways the earth began to heal..
                And when the danger passed,
                and the people joined together again,
                they grieved their losses, and made new images,
                and created new ways to live and heal the earth fully,
                as they had been healed.
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                  Scritta da: Christabella del Mar

                  Viva la primavera, viva la vita!

                  Era l'11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più.
                  Ma la primavera non sapeva nulla.
                  Ed i fiori continuavano a sbocciare.
                  Ed il sole a splendere
                  E tornavano le rondini
                  E il cielo si colorava di rosa e di blu.
                  La mattina si impastava il panne
                  e si infornavano i ciambelloni.
                  Diventava buio sempre più tardi
                  e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse.
                  Era l'11 marzo 2020, i ragazzi studiavano connessi a discord.
                  E nel pomeriggio immancabile
                  l'appuntamento a tressette.
                  Fu l'anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa.
                  Dopo poco chiusero tutto
                  Anche gli uffici
                  L'esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini.
                  Perché non c'era più spazio per tutti negli ospedali
                  E la gente si ammalava
                  Ma la primavera non lo sapeva e le gemme continuavano ad uscire.
                  Era l'11 marzo del 2020 tutti furono messi in quarantena obbligatoria
                  I nonni, le famiglie e anche i giovani
                  Allora la paura diventò reale
                  E le giornate sembravano tutte uguali tornarono a fiorire
                  Si riscoprì il piacere di mangiare tutti insieme
                  Di scrivere lasciando libera l'immaginazione
                  Di leggere volando con la fantasia
                  Ci fu chi imparò una nuova lingua
                  Chi si mise a studiare e chi riprese l'ultimo esame che mancava alla tesi
                  Chi capi di amare davvero separato dalla vita
                  Chi smise di scendere a patti con l'ignoranza
                  Chi chiuse l'ufficio e aprì un'osteria con solo otto coperti
                  Chi lasciò la fidanzata per urlare al mondo l'amore per il migliore amico
                  Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani avesse avuto bisogno.
                  Fu l'anno in cui capì
                  l'importanza della salute e degli affetti veri
                  L'anno in cui il mondo sembrò fermarsi
                  E l'economia andare a picco
                  Ma la primavera non lo sapeva
                  e i fiori lasciarono il posto ai frutti.
                  E poi arrivò il giorno della liberazione
                  Eravamo alla TV e il primo ministro disse a reti unificate
                  che l'emergenza era finita.
                  E che il virus aveva perso
                  Che gli italiani tutti insieme avevano vinto.
                  E allora uscimmo per strada
                  Con le lacrime agli occhi
                  Senza mascherine e guanti
                  Abbracciando il nostro vicino
                  Come fosse nostro fratello
                  E fu allora che arrivò l'estate
                  Perché la primavera non lo sapeva
                  Ed ha continuato ad esserci
                  Nonostante tutto
                  Nonostante il virus
                  Nonostante la paura
                  Nonostante la morte
                  Perché la primavera non lo sapeva
                  Ed insegnò a tutti
                  La forza della vita.

                  Ma la primavera non lo sapeva e le rose.
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                    Scritta da: Christabella del Mar

                    Padre che muori tutti i giorni un poco

                    "Padre che muori tutti i giorni un poco,
                    e ti scema la mente e più non vedi
                    con allargati occhi che i tuoi figli
                    e di te non t'accorgi e non rimpiangi -
                    se penso la fortezza con la quale
                    hai vissuto; il disprezzo c'hai portato
                    a tutto ciò che è piccolo e meschino;
                    sotto la rude scorza
                    il tuo candido cuore di fanciullo;
                    il bene c'hai voluto alla tua madre,
                    alla sorella ingrata,
                    a nostra madre morta;
                    tutta la vita tua sacrificata
                    e poi ti guardo come ora sei,
                    io mi torco in silenzio le mani.

                    Contro l'indifferenza della vita
                    vedo inutile anch'essa la virtù
                    e provo forte come non ho mai
                    il senso della nostra solitudine.

                    Io voglio confessarmi a tutti, padre,
                    che ridi se mi vedi e tremi quando
                    d'una qualche premura ti fa segno,
                    di quanto fui codardo verso te.

                    Benché il rimorso mi si alleggerisca,
                    che più giusto sarebbe mi pesasse
                    sul cuore, inconfessato...
                    io giovinetto imberbe ti guardai
                    con ira, padre, per la tua vecchiezza...
                    stizza contro te vecchio mi prendeva...

                    padre che ci hai tenuto sui ginocchi
                    nella stanza che s'oscurava,
                    in faccia alla finestra,
                    e contavamo i lumi
                    di cui si punteggiava la collina
                    facendo gara a chi vedeva primo -
                    perdono non ti chiedo con le lacrime
                    che mi sarebbe troppo dolce piangere
                    con quelle più amare te lo chiedo
                    che non vogliono uscire dai miei occhi.

                    Una cosa soltanto mi conforta
                    di poterti guardare a ciglio asciutto:
                    ti ricordi che piccolo, al pensiero
                    che come gli altri uomini dovevi
                    morire pure tu, il nostro padre,
                    solo e zitto nel mio letto la notte
                    io di sbigottimento lacrimavo.
                    Di quello che i miei occhi ora non piangono
                    quell'infantile pianto mi consola,
                    padre, perché mi par d'aver lasciato
                    tutta la fanciullezza in quelle lacrime.

                    Se potessi promettere qualcosa
                    se potessi fidarmi di me stesso
                    se di me non avessi anzi paura,
                    padre, una cosa ti prometterei:
                    di viver fortemente come te
                    sacrificato agli altri come te
                    e negandomi tutto come te,
                    povero padre, per la fiera gioia
                    di finir tristemente come te.
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