Poesie personali


in Poesie (Poesie personali)

Il suono dei pensieri

Persi nel silenzio
Sono i pensieri più veri
Soffio di vento, foglie sui sentieri
Di una vita incomprensibile
Figlia di un desiderio inarrivabile
Geme il cuore mio, come di tempesta
Ma il mio viso dice: sforzati a far festa!
Nei miei sogni son le magie più belle
Volo sulle nuvole, tocco le stelle
Ma poi mi sveglio e ciò che resta
È un cuore vuoto, come vuota la testa
Passano le ore, sfuggono i pensieri
E nel silenzio mio rivivo i desideri
In attesa che il sole cali
E la notte felicità mi doni.
Composta sabato 24 maggio 2014
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    Scritta da: Sandro Spallino
    in Poesie (Poesie personali)

    Un canto a mia madre

    Non ho mai capito
    chi di noi due abbia
    amato di più,
    se io te o tu me,
    so di averti guardato
    sempre come a una stella
    che batte la luce
    nella cupola notturna del cielo,
    e so di averti in cuor mio
    amata a tal punto
    che quasi a te somiglio
    come una rosa
    è simile a un'altra,
    come la goccia cadendo
    e gemella all'acqua.
    Racchiuso in quest'inverno
    e prigioniero alla tua rete
    mentre la luna cantava
    con la voce delle madri della terra,
    tutti questi anni mi sentii
    soffocare da un amore
    troppo grande, e udii
    l'anima vibrare.

    Un tempo il tuo amore
    forgiato nel grembo partorì
    il suo frutto nelle gioia e nell'affanno,
    dalle albe andate che ne fanno
    più rosso il sangue
    nelle epoche, col sacrificio le mani
    più dure delle armi,
    sempre penetrante nella scorza
    della carne, negli abissi dell'anima
    la tua presenza, sino a
    a far saltare l'identicità
    al proprio figlio, il legame antico,
    l'urlo del tuo amore immortale.

    O immensità di un prato, così
    come un milione di rose fluttuanti
    nel vento di una dea o visto
    il tuo volto scintillare madre mia
    nelle specchio del mio cuore,
    nelle foglie della mia anima
    solitaria, e dentro il petto
    di nutrice bisbigliare parole
    care come schegge di sole al mare,
    come semi nella terra stracolma
    nell'ultima pioggia autunnale.
    Cade la sera, ed io dal mio
    profondo venire al tuo sguardo
    antico di bella cometa,
    canto al cigno un bianco
    verso notturno, canto senza più esitare
    di averti amato di più, o Madre.

    Dedicata a mia madre, Amaddio Antonia,
    alba e tramonto di tutte le mie giornate
    con amore infinito e gioia filiale.
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      Scritta da: Sandro Spallino
      in Poesie (Poesie personali)

      Ogni raggio a te volge

      Il vento muove i rami delle
      acacie fra lucide formiche
      qui scivola e s'inabissa
      nel braciere cuore la tua
      immagine sottile, nomade
      fugge il tuo canto oltre il crinale
      di cime e nel sangue la speranza
      s'imprime.

      Era nella pietra immota come
      un grido schiuso d'antiche leggende
      il tuo nome, riarso sfavilla al
      sole tra fuscelli in rovine.
      Dove leggiadra passeggi non
      s'ode traccia di un Dio, libera
      e rompe la scorza per esistere
      ogni raccordo di vite. S'udiva
      a novembre la tua mano
      sulle erbe vive, fiato d'innesto
      amore sui folti papiri.

      Ogni raggio a te volge, si china
      di suono ai ventagli del giorno,
      muore per un docile ritorno
      fianco al tuo cuore camminando.

      Non so se fosti musa o dea per i
      poveri del mondo, per gli ultimi
      che scalano spacchi cocciuti di
      strapiombo, per me che fuggo
      la curva al tramonto fosti donna vera,
      odoroso corallo a primavera
      di fatiche umane, dolceneri capelli
      intrigo della mia anima annodata
      delle mie tante ferite, pane di un
      miracolo nella terra arsa piovuto
      stanotte tra le mie gemme recise.
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        Scritta da: Sandro Spallino
        in Poesie (Poesie personali)

        UN SUSSURRO

        L'ambra di una stella
        Batte nel notturno cielo,
        come il tuo cuore svegliato
        al mio apparire batte.
        Nuovi come i boccioli di gigli al mattino
        cantanti l'alba i miei occhi inzuppati
        alla luce dei petali sentii,
        alle fresche essenze le tue nari,
        ora mentre sospesi camminiamo
        nel giorno che traspare come le acque
        e balena il volto degli antenati,
        nello specchio di una fontana
        nel mezzo di una chiarità
        un limpido sorridere tra le foglie piegate,
        di loro poi le voci appena, troppo fugaci.

        Mia amata, nell'amore ti ho donato il grido disperato
        mentre la spina mi tagliava il dito,
        e sulla rosa accolta, una gioia sanguinava,
        e il mio scialle di pensieri
        fremeva per la bocca
        impregnata di un lieve filo d'aria
        e un Dio fuggente dalle caverne mattine
        il cuore liberava.

        Quante le volte che ho sussurrato al tuo orecchio
        "amami che ti amo"
        Nel fondo senza fine di una notte,
        nel tuo sogno immemore senza paesi,
        con un calore che scioglieva i ghiacciai,
        braccato dalla luna,
        vieni ancora a me sulle zampine del vento,
        mia venere immortale,
        profumo degli angeli,
        ora mentre scuote il vento le cime spezzate,
        e mi disseti abbattuto sui tuoi baci.
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          Scritta da: Sandro Spallino
          in Poesie (Poesie personali)

          De Profundis

          Ecco che torno
          ancora qui, cammino
          sospeso a un viale di croci e Angeli
          che solo il grido delle
          rondini taglia,
          quando la luce è trasparente
          come l'acqua e l'odore di
          buganvillea la trapassa.
          Allargo le braccia e sento che
          sei nell'aria, un'immagine
          che riveste il cielo la tua, alta
          su un piccolo lume acceso
          più che straordinaria.
          Anche i cipressi avanzano
          un loro canto nella tenera
          ombra dei meriggi, qui nei
          silenzi precipitati da secoli
          che richiamano i lamenti delle vedove.

          Dove sei pittore di ponticelli
          esigui, tu custode
          delle proprie dimore,
          passo leggero di piume,
          labbra di innocenze schiuse,
          anche queste rose che
          urtano il venticello a te
          connettono, e i sensi di queste
          ortensie oltre con me ti
          afferrano, il sorriso tenue.

          Ma se il tempo del dolore
          prosciuga il mare
          di lacrime, le dighe dell'anima
          svuotano a effluvi il proprio alito
          e le iridi si spaccano,
          viene il dubbio se sbandiamo
          ciò che sarà il futuro,
          non resta alto che un suono di preghiera
          sussurro nella sera.
          Era ciò quella sinuosa linea
          nella tua mano che leggevo, sottile
          in cui figurava il passato,
          una lettera in cornice a
          testimonianza di una combattuta fede
          romantica, col tuo nome bene
          iscritto, era per te l'amore
          amato fatto presagio,
          col cuore e un pesciolino li lasciato.

          Ora i tuoi occhi sono
          come questo mare
          limpido che palpita un
          suono universale, culla in
          cui la mie labbra si
          specchiano nel magico
          seguitare delle voci che
          compongono il canto vitale.

          Dove sei tu Mentore,
          tu emblema di speranze,
          sguardo di paesi lucenti
          nel mare, tu veliero su tempeste
          e prode condottiero.

          Ho provato a riempire quel
          vuoto che hai lasciato con una
          sciarpa e un occhiale che
          solevi portare,
          per darmi speranza, ma non
          ho fermato una sola lacrima,
          dove sei cacciatore di
          fortune, tu vincitore vinto,
          pifferaio fischiettante in vetta
          a un sole, libero dalle catene
          ci vedi ora nei contorni più
          accesi, ma come chi è
          partito lontano dalla dolce amata
          a cercar fortuna noi ti
          aspettiamo venire col
          vestito nuovo e le canzoni dell'epoca rare,
          il sorriso furbo scintillante
          di chi visita paesi
          oltremare, tu l'amico fedele

          il miglior padre.

          A Calogero Spallino mio padre con tutto il mio amore filiale, scritta e dedicata.
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            Scritta da: Sandro Spallino
            in Poesie (Poesie personali)

            Un grido

            dove sei incarnazione della luna,
            emozione della forza di un mare
            alle porte naufraghe del mio petto,
            sospiro dell'inverno sulle foglie
            lacrimose dei miei occhi incendiati,
            neve bianca sul mio cuore
            che il tuo nome ha inciso coll'acciaio,
            diluvio nel cielo incrinato della mia
            torre, delle mie sabbie, e della mia
            anima mortale, morire e facile
            accanto alla sorgente vitale
            di ogni tua parola,
            vibrazione dell'assoluto
            ventre di ogni atomo.
            Dove sei Elisabetta!
            Labbra di un Dio
            fuggente che mi baciarono
            ad agosto mentre si spezzava l'aria.
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              Scritta da: Sandro Spallino
              in Poesie (Poesie personali)

              Io e tu una sera

              In mezzo a una giostra
              di gabbiani al tramonto mi
              abbracci, sento il tuo scrigno
              cuore sul mio petto felice
              che batte, ascolto i sospiri tra
              le miti foglie recline sfiorare il
              tuo chiaro volto gentile chino
              al porto delle mie labbra,
              volo sugli orizzonti madreperlacei
              ora sul mantello di sabbie.

              Tra le siepi dondolanti ti svegli
              per baciarmi, dalla mongolfiera
              di pensieri stramazzo accolto dal
              tuo ventre bianco, ammaliato
              dalla vertigine del tuo canto.
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                Scritta da: Zap
                in Poesie (Poesie personali)

                Casa vuota

                La casa buia e le finestre chiuse
                Non serve luce al fantasma
                che s'aggira per le stanze vuote
                con un libro in mano.
                Non sono più del mondo
                Il "fuori" non esiste più
                Solo un passivo "dentro"
                Solo quest'inutile libro
                che cade dalle mie mani legate
                nel silenzio della mia bocca
                che il tuo cuore pavido ha cucito
                Io posso esistere anche così
                Ma non posso più darti niente.
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                  Scritta da: Sandro Spallino
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Le apparenze

                  Il maestrale ha soffiato
                  Nei miei occhi il suo
                  Muro gelido, nel secchio scuro
                  Il polipo muove l'acqua,
                  non abito mai, le mie ali
                  sbattono sui tuoi seni irti
                  attaccati nell'aria,
                  Divinità spogliata,
                  strappata a se stessa
                  viene con il sue pube
                  di potenza, fiore
                  di mandorlo che si gode
                  il cielo, la luce nel suo polline,
                  il giallo, la campana, il solco
                  sulla terra, ho ammazzato i
                  miei occhi a guardarti
                  le anche sfiorate dalle tende,
                  annusate già dalla
                  penombra dov'eri più bella,
                  Oblio e Rinascenza, ieri, oggi, chissà,
                  sotto la veste il nero increspato
                  come la cerosia scrutavo,
                  le chiavi nelle tue mani,
                  piacere che ha invaso a cascate,
                  l'anima lasciata la dov'era moriva,
                  trasformato in colei che amo
                  non sono più, le mie
                  labbra cadute sui tuoi
                  piedi bianchi, la stanza e il
                  sangue, il bicchiere col rossetto
                  impresso, la goccia del
                  sudore della tua carne, il ghiaccio,
                  gli amati lamenti.
                  Luna nuova, Giove
                  porta fortuna, Alba, un tempo
                  noto con un lampo
                  nel primo corso nel
                  cielo arrivai a te, nei tuoi occhi
                  riposi i miei vividi, apparvero i mondi,
                  le terrazze e bevvi nei calici
                  le tue offerte, l'oro era, l'oblio,
                  e quando fui ubriaco felice,
                  condor sui crinali delle cime,
                  tu fosti irriverente apparenza,
                  meretrice.
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