Poesie personali


Scritta da: Marco Bartiromo
in Poesie (Poesie personali)

Mente stremata

Cammino silente al centro del dilemma,
sulla linea che studia dialoghi animati,
tra una mente irata e un cuore tormentato.
Un disaccordo che scanserà ogni fine,
uno scambio di pensieri non distinti,
da sempre ostili, e lontani dall'intesa.
Spine dolorose che trafiggono parole,
e scavano irritate, limando l'udito.
Le idee sfrecciano decise
ma sfibrano le maglie del sentire,
e se l'amore segue regole precise
la passione brucia le teorie.
Nel dubbio proverò a seguire il cuore,
perché la mente si è distesa al sole.
Composta lunedì 20 ottobre 2014
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    Scritta da: Sandra Piogia
    in Poesie (Poesie personali)
    Ho affondato nel silenzio l'anima
    per curare le ferite del cuore.
    Ingoiando parole e pensieri
    senza sentirne il dolore.
    Silenziosamente affondo
    questa lama di solitudine
    E alterno nel mio essere
    onde di viva inquietudine
    Ma se l'anima è un abisso
    che si tormenta giù nel mare
    ascolterò ancora in silenzio
    per quando il cuore
    tornerà a parlare.
    Composta domenica 19 ottobre 2014
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      Scritta da: Nadia Consani
      in Poesie (Poesie personali)

      La coscienza dei poeti

      L'alba è il mio mantello
      che copre i sogni della notte,
      i rumori sono assopiti
      e fuori dalle persiane
      brilla ancora una stella,
      sentinella della luna ruffiana.
      Poi,
      il risveglio di gente fortunata
      che può andare a lavorare,
      copre il silenzio
      di bocche che hanno fame.
      Guardo in alto,
      dove vanno a finire i pensieri
      e cerco una risposta
      a tutte le miserie di questa società.
      Trattengo il fiato,
      caduca apnea di riflessione,
      che non trova risposta
      a tutti gli ingenui perché.
      Oh, se i governanti fossero poeti!
      Composta domenica 19 ottobre 2014
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        in Poesie (Poesie personali)

        La festa a Roma

        Tutti stanno come cozze da sera
        stretti ai buffet più ricchi di cibi e di spumante
        voltando le spalle ai tavoli svuotati.
        Quelli del primo turno.
        Qualcuno ci mette il culo sopra.
        Panche un po' alte e di ripiego,
        ma tanto poco basta per sentirsi più importanti.
        Penzolano gambe impreziosite
        da scarpe di boutique.
        Ondeggiano col tacco avanti e indietro,
        fanno un po' di vento alle tovaglie stanche.
        Intanto passano svelti i camerieri
        con le scarpe da mercato
        che un nero da signori ha reso belle,
        almeno per la sera.
        Sento parole in fila
        come militari.
        Chiedono come mi sento
        ma non parlano con me.
        Però la faccio mia questa domanda.
        Giusto per appropriarmi di qualcosa
        e permettermi il lusso di non considerarla.
        Resto impegnato davanti a un piatto di delizie
        da prender su con le due dita messe a cerchio.
        Fra una canzone e l'altra,
        uno scandire d'orologio
        e un sacco di risate di bocche sporche di cibo e un po' sguaiate
        sono passate tre delizie e tre bicchieri.
        Ma c'è ancora tanta gente che si regge in piedi
        e non ha voglia di mollare.
        Io sì,
        io ho mollato.
        E quelli discesi biondi e bianchi
        ora li vedo con l'abbronzatura
        e quelli saliti scuri sono diventati biondi e bianchi.
        Ma hanno in comune solo l'essere ubriachi
        e l'essersi scambiati.
        Ma solo per stasera.
        Domani torneranno al solito sbranarsi
        per mestiere.
        Forse non c'è da farci caso.
        Ma perché poi devo farci caso,
        non sono qui per giudicare.
        Nessuno mi ha invitato,
        o forse sì    ,
        ma è stato il caso.
        Quello che "non c'è da farci".
        E lui è un imbucato.
        È quasi sempre dappertutto.
        Adesso che ci penso io non sono né sceso né salito
        e dove sono
        non ci sono mai arrivato.
        Forse è per questo che sto qui da solo
        un po' dimenticato
        e molto ignorato.
        Come i tavoli
        tornati ad essere senza culi sopra
        che tirano un respiro di sollievo nell'essere ignorati.
        Si sono tolti di mezzo gli occupanti.
        Ma restano ferite a forma di culi sulle tovaglie prima bianche.
        Io le accarezzo le ferite
        e con gli occhi chiusi
        sento quei culi sfiorare le mie mani
        e mi rallegro
        perché per una sera son diventato io quello che "li prende per" tanti potenti.
        Composta domenica 19 ottobre 2014
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          Scritta da: Ada Roggio
          in Poesie (Poesie personali)

          Per me donna

          Per me donna,
          diventare mamma
          è stata l'emozione più bella che abbia potuto avere dalla vita.
          Ma c'è una emozione nuova che non è da meno,
          quella che sento oggi, la gioia che provo,
          fischia come un treno.
          Divento nonna,
          mamma di una mamma.
          Mamma di mia figlia,
          nonna del suo bambino.
          Rivivo tutte le straordinarie emozioni che mi ha regalato la maternità.
          Ripenso ai momenti vissuti,
          all'immensa gioia.
          Mi auguro che tutto vada bene.
          Non vedo l'ora di tenere in braccio il mio nipotino.
          Ringrazio Dio, per quanto straordinaria sia la vita.
          Aspetto con ansia, la nonna.
          Composta sabato 18 ottobre 2014
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