Scritta da: Filomena Di Fazio
Passione
Accende la mia fantasia
chi legge i miei silenzi
M'infiamma d'amore
colui che sa bramare.
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Accende la mia fantasia
chi legge i miei silenzi
M'infiamma d'amore
colui che sa bramare.
Non ti volevo baciare
Volevo che fossi pronta
A seguirmi nel sogno
Che avevo fatto per noi.
Stai stridendo sul mio cuore
come il gesso sulla lavagna.
Le ali del ricordo
si scaldano dolcemente
all'antico tepore delle caldarroste
gustate con te
tra le pomeridiane vie
di una Napoli distratta
eppure complice.
Oggi,
oggi che sfoglio col pensiero
la mia giovinezza.
Lievi promesse mi sussurrava
il tempo menzognero,
mentre ingoiavo i tuoi silenzi.
Mancate promesse,
eterno mio mancato amore.
Inizio notte,
atmosfera irreale,
il tempo passa lento
e farraginoso,
come una testuggine,
che non cammina;
penso a te,
non chiami;
mentre la notte,
pare infinita.
E, già s'intrufola nei pori
la sua sostanza,
sposta il suo dito
tremando l'autunno.
Carico di memorie e
emozioni,
calca i suoi passi
in radure di vento.
Dai rami di croci
d'acqua,
mani di foglie
nell'aria si smembrano.
Nel fuoco scoppietta
la castagna,
Suona lontano una campana.
Torna di moda il colore della terra.
Nutrirsi di sguardi
di visi e di sbagli,
girarsi all'indietro
e vedere il passato
che ci ha cambiato,
cresciuto e migliorato.
Non riesco a credere che,
durante il tragitto
ogni sguardo passava dritto
ogni emozione che aumentava
mi nutriva e mi ispirava.
Ora mi volto a destra e a sinistra
e ogni anima si rattrista
mentre guarda il suo cammino
con gli occhi di un bambino.
Cerco una strada,
da tanto tempo cerco una strada,
cerco e cammino, cerco e cammino,
cammino e domando:
conoscete questa strada?
Quante suole ho riparato nel cercare,
a quante porte ho bussato per domandare.
Come si può non trovare una strada?
Eppure esiste, tante volte ne ho visto l'inizio
e ancora tante volte ne ho rimandato il percorso.
Forse domani, e domani ancora poi domani,
sino ad oggi, perché non c'è più tempo,
non ci saranno più domani.
Cerco, e dovrò fare in fretta,
tra poco farà buio e non ci sono neanche luci.
Già, non ci sono luci.
Chissà perché non ho mai illuminato la mia strada.
La mia strada,
come ho fatto a dimenticare la mia strada?
Quelli non erano occhi. No.
Erano un diario. Di quelli con la chiave che nascondi sotto al cuscino.
C'era tutto. Ci potevi leggere tutto.
Erano il racconto di chi è sopravvissuto. Ancora e ancora.
Di chi ha sofferto e gioito.
C'erano segni di battaglie qualche volta vinte, il più delle volte perse.
C'erano segnate tutte le cadute e tutte le volte che si era rimessa in piedi.
A guardarli bene ci vedevi anche l'ombra di un barattolo di colla,
quella sempre a portata di mano per ogni volta
che era stato necessario rimettere insieme qualche pezzo.
Fragili e stanchi. Li vedevi fragili e stanchi a volte.
E dolci. Di quella dolcezza che resta indomita nonostante il disincanto.
Quella che non molla, che non molla mai.
Quella che cerca sempre e comunque il buono e il bello
anche se a volte deve scavare a mani nude.
No. Quelli non erano occhi.
Erano manoscritti antichi.
Erano anima. Erano pelle.
Erano chimere.
Erano viaggi.
Viaggi infiniti.
Viaggi del cuore.
La vita è
Una lotta contro
La solitudine
Quotidiana,
che ci colpisce
nei vari momenti della giornata;
quando ci ritroviamo soli,
dopo una partenza,
dopo un addio,
nel silenzio della casa,
dentro un auto,
in un posto,
con un a faccia di chi sta
lì per errore;
la vita è una giostra continua,
una pugna,
contro la noia,
il non saper che fare,
dove andare;
per questo,
l'amicizia
diventa importante;
e si cerca di non stare soli.