Scritta da: Michele Gentile
in Poesie (Poesie personali)
Lettera
Ho raccolto da questi deserti
le tue impronte
per tornare laddove
non fummo mai.
Questo mi ha scritto
la tua assenza.
Composta martedì 13 dicembre 2022
Ho raccolto da questi deserti
le tue impronte
per tornare laddove
non fummo mai.
Questo mi ha scritto
la tua assenza.
È autunno,
gli alberi sono spogli.
Tutto è gelato
ha inizio il lungo
riposo invernale.
Per quanto freddo
sia i suoi caldi colori
riscaldano l'anima
e il cuore, mentre
tutto intorno tace.
Se hai un sogno non lo raccontare,
te lo rubano peggio degli hacker.
Tienilo chiuso, fai doppie mandate.
E guai se ci pensi anche di notte
arrivano i fantasmi e ti fanno svegliare.
Sogni scomodi, sogni banali...
Tutti vengono copiati!
Dillo agli angeli magari ti sentono.
Dillo alle stelle magari si avverano.
Come un granello di polvere
viaggio nel tempo, sospeso.
Non so dove mi poggerò,
forse dove conviene, forse dove c'è meno gente.
Potrei mimetizzarmi ed essere come tutti gli altri granelli...
insignificante, a volte fastidioso,
a volte scomodo!
Potrei aggregarmi ad altri
ed essere buttato via dal primo piumino che passa.
Invece me ne starò in disparte
viaggerò nell'aria, nel tempo...
Cercherò il vento
che mi spingerà il più in alto possibile,
dove tutto fa meno male,
dove non fa paura amare.
Vivono in molti
animati e travolti nell'incertezza
ricolmi di paure nascoste
in un fluttuare lungo di derive illusorie
sotto un sole divenuto estraneo
un mondo appiattito
e una luna malevola.
Alla vista di un roseto
il cielo si fa bello:
scompaiono le nuvole
si chiudono gli ombrelli.
Chi sarà mai quel pittore
che crea tanto stupore?
La natura non si firma
dipinge con il cuore.
Mi appresto alla vista sacra della Madonna del Sorbo
i miei passi scricchiolano sul selciato
solo rumore di brezza e il ticchettio di un Picchio verde
accompagnano la mia ombra
all'improvviso il cuore si fa meraviglia
si apre la valle feconda
tra chiazze di fiori e ginestre... ramingano i buoi
ogni tanto il gorgoglio delle placide acque del Cremera
rompono il silenzio della natura
tra i cespugli un usignolo di fiume accompagna il mio passare
lo zaino del viaggio comincia a pesare.
Dal culmine della collina
i tetti di Formello cominciano a prendere ordine
il mio vecchio bordone passa l'arco di Porta da Capo
l'immagine di un Cristo mi accoglie a braccia aperte
l'anima si rallegra
sfioro il Palazzo Chigi con il suo maestoso portale
intravedo lo scrigno del chiostro
abbraccio con lo sguardo questo disegno d'ingegno umano
la piazza si riempie di sillabe che diventano parole di stupore
dei Romei stanchi
nella risega dell'angolo c'è la Chiesa di San Lorenzo
con la sua meridiana per il tempo antico
il bordone avanza tra le fessure del paese
la luce interrompe il suo viaggio
tra i tetti e le case del Borgo dei Chigi
petali di gerani seguono la voce del vento
anguste viuzze animate da gatti
salutano il passare del pellegrino
interrogo i miei passi tra sogni e speranze
adesso so... di non avere più confini
l'ultimo campanile della chiesa di San Michele Arcangelo
contempla l'agro veientano
il tramonto si adagia sul borgo che guarda Roma
mentre le stelle mi aspetteranno a San Pietro.
Un giorno preso dallo sconforto, sprofondai nel letto, rivolsi lo sguardo sul soffitto, rimasi fisso sul bianco cercando l'impossibile, chiusi gli occhi e mi ritrovai nel mio "Deserto di Accona", alzai i piedi sulla parete dove poggiava la spalliera del letto e mimando i movimenti cominciai a camminare nella strada polverosa. Sentivo nuovamente il rumore dei miei passi e lo sguardo si perdeva nelle colline argillose e nelle biancane in quel lembo di terra Toscana, dove amavo camminare e dove la Francigena regalava emozione e sussulti. E lì che cominciò il mio viaggio primordiale, fatto di sofferenza e cuore, procedevo su quell'immenso disegno della natura piegato dall'arcano lavoro dei contadini, ogni passo sprofondava nella polvere liberandomi dall'angoscia e dal tempo. Si... quel tempo che mi aveva relegato tra le mura di casa e dove l'unica via di uscita era la finestra ad occidente con i suoi tramonti.
Non spiare la vita nascosta nelle pieghe
del volto del vicino che sono rughe vive
nate da lavori per portare avanti la gioia
sbocciata da un cuore che ama e ragiona.
Leggi bene le rughe di chi vive di lavoro
di allegria familiare e dei suoi pochi dolori.
Non spiare di nascosto l'intimità pudica
di una donna che canta e ricama la vita.
Cammina su sentieri che ti portino in alto
dove l'aria è più limpida e il sole riscalda.
Prendi per mano la tua giovinezza umana
trasformala da architetto in un vero altare.
Prendi con sicurezza la briglia del cavallo
che scalpita nella prateria dei tuoi occhi.
Superi i vari ostacoli di cactus con spine.
Guardi l'orizzonte e abbracci i tuoi sogni.
Oggi pomeriggio il cielo è diventato grigio
con aria stanca e un venticello che squilla
sbattendo foglie di glicine sul mio balcone
che aspetta una bianca colomba che cova.
I molti grappoli azzurri con tanti bei fiori
dondolano mentre alcune foglie svolazzano
come allegre farfalle che sorvolano allegre
per assaporare il buon nettare che ristora.
Dopo tanto caldo estivo fuori del previsto
ringrazio il vento che mi regala un respiro
per poter viaggiare in un cielo di nuvolette
che si muovono come donzelle nelle feste.
È un pomeriggio di un luglio troppo afoso
che oggi ha preferito cambiare il suo lavoro
non più mantici per accendere molti fuochi
ma un bacio di frescore per il povero cuore.