Scritta da: Connie Rutigliano
in Poesie (Poesie personali)
Autunno
Mi rendo conto
che il tempo trascorso
ad osservare le foglie rosse
scandisce il ricordo
di quando erano verdi.
Composta lunedì 11 settembre 2017
Mi rendo conto
che il tempo trascorso
ad osservare le foglie rosse
scandisce il ricordo
di quando erano verdi.
Si mise alla ricerca della felicità.
Vagò per campi incolti e cieli senza stelle.
Oltre i boschi incantati e sentieri senza fine.
Si spinse ai confini del suo essere e del suo esistere.
Arrivò fin sopra le soffici nuvole, oltre il vento ed il tempo.
Navigò mari in tempesta e parlò con sirene stanche della loro solitudine.
Chiese al sole ed alla luna, ai torrenti e alle montagne.
Nessuno seppe dirle nulla, così si arrese!
E perse la speranza, le sue certezze, se stessa.
Per cercare la felicità, aveva perduto ogni cosa...
E non capì mai, che in fondo, tutto quello che aveva perso per cercarla, era quel che la rendeva felice.
Amo smarrirmi dentro le risacche
di un mare al tramonto
e restare a fissar le vele
che al calar del sole
fanno ritorno.
Voglio terra e carne
che se ha unghie
graffi fino in fondo,
che se ha voce
urli il vero;
fino a fare male.
Più dentro,
più dentro ancora,
nel marcio della sedia
da cui cado.
Cado e ritorno
di legno nero e radici.
Più dentro, dove esisto,
dove mi amo e so amare.
Ridammi gli occhi e il fiato,
altri giorni,
due gocce e domani.
Cosa credi che io sia?
Cosa credi che io voglia?
Solo acqua corrente
che mi prenda, come sono.
E te,
vicina, più vicina,
nella piazza
dove i folli si spogliano nudi,
e saltano per incontrare le nuvole.
Senza perdersi mai.
Vedi che grande artista è questa vita.
Si sveglia, si trucca,
pennella i grandi occhi a gambe strette
mentre cammina là su quella strada;
amica, amante e un po' puttana,
quando si volta e tu la paghi.
Però ha la schiena nuda,
fondo di una luna,
e lei la adori;
lanci le carte e punti ancora
anche se sai,
lo sai che perderai.
Ma poi la chiami storia,
dietro file di bottiglie, di baci, di coltelli,
la cerchi ovunque
in mezzo a vetri rotti, marciapiedi soli
ed angeli sbandati che raccontano di te.
Di favole fantastiche,
inquietudini e altre età.
E lei è di nuovo là,
con le sue scarpe in mano
tra la sabbia fredda e il mare,
dove non sai e sarai;
come una radio di notte
che si accende alle tre.
E ti sorprende,
ancora,
a far l'amore.
Con la tua storia e te.
Mi potete togliere tutto,
ma non lo sguardo,
occhi negli occhi
che innalzano poesie,
membra scollate
che formano un corpo.
Desideri di tenerezza,
paura e luce.
I gradini verso l'eterno.
Perché c'è tanto gelo in questa sera?
Perché la nebbia avvolge come un velo
tutto ciò che vedo ed è lontano
e non so se è un ricordo o se è reale?
L'inverno ha tolto le cose più belle,
agli alberi la pioggia ed il vigore,
sembrano braccia stanche tutti i rami,
larghe e in preghiera
che venga un po' di sole.
La neve sta scendendo piano, piano,
fra un'ora il bianco toglierà i colori,
la notte coprirà tutti i rumori
e il sonno arriverà avvolto nel buio
senza neanche la luce della luna.
Sera d'inverno, vattene veloce,
rivoglio il sole, rivoglio il caldo mare
e sopra lunghe spiagge camminare
e con speranze giovani sognare.
Sera d'inverno, forse sono io,
c'è tanto gelo e forse è solo mio.
L'estate fa crescere
battiti d'amore in più.
Fioriscono
nuovi stimoli
nuovi incontri
intensità di sentimenti
voglia d'innamorarsi
emozioni diverse.
Sono legami
forse passeggeri.
Il tempo
d'una stagione
di notti di luna
e stelle
consumato
sulla spiaggia.
Legami
nati per caso
da sempre cercati
mai trovati.
Nascono per gioco.
Come l'estate
durano poco.
Spesso travolgono
come onde impetuose.
Lasciano
ricordi indelebili.
All'alba
l'acqua del mare
è fresca
rigenerante,
frizzante
carezza
d'amore.
Profuma
di rinascita
di vita
e d'eternità.
Amo
le persone
che hanno
il mare
nel cuore.
Rosa multicolore,
viva e profumata;
metafora d'amore,
anima sprigionata.