Poesie personali


in Poesie (Poesie personali)

Io ti parlo

Io ti parlo,
ma la voce
devia e non ti tocca!

Volo sulla tua bocca
ma ritraendoti io cado.

Come anello ti cerca il mio dito
ma nel tuo cerchio non si infila.

Luce, fuggi dai miei occhi
lasciandoli all'oscuro.

Ruscello che corri, in pozze
ristagni le mie acque.

Percorro le tue strade
ma ai miei passi le sbarri.

Ti vengo incontro
ma non ti scorgo.

Accatasto sogni
e tu li bruci.

Cerco il tuo pieno
e mi offri il tuo vuoto.

Ah... se per una volta sola
il cuore mi toccassi:
sentiresti, incredula,
quanto un'ustione bruci!
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    Scritta da: Dario Maretti
    in Poesie (Poesie personali)

    Irraggiungibile

    "L'utente da lei chiamato,
    al momento non è raggiungibile".
    Al momento non sei raggiungibile?
    Forse per me
    non sei mai stata raggiungibile,
    o forse solo una volta,
    ma era tana la paura di farmi male...
    Sei la storia d'amore non vissuta
    più dolce che abbia mai vissuto.
    Resta sempre non raggiungibile...
    sono uno che vive di sogni...
    e sogni devono restare.
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      in Poesie (Poesie personali)

      Ci saremmo dovuti incontrare prima o poi

      Ci saremmo dovuti incontrare
      prima o poi da qualche parte,
      era questo il nostro accordo.
      Se saresti tu venuta da me
      o io da te, non ricordo.
      Creduli, a noi stessi l'avevamo promesso,
      quasi a fugare il timore malamente celato
      che forse ciò non sarebbe più potuto accadere.
      Io lo pensavo e tu non lo dicevi
      che se ogni falda è prosciugata
      in pozza d'acqua morta
      l'acqua non torna mai più chiara.
      Estinta, or tu sei sotto una croce
      io a temere per questa mia vita
      che poco amo e a malincuore abbraccio
      vuoto ad altro vuoto si aggiunge
      vero e duro è: ammetterlo!
      Si cresce di dolore se si scurisce
      la linea all'orizzonte a cui guardi
      e così si ruzzola ad ogni oscuramento;
      viene un soffio gelido in una corte
      vi passa e strappa foglie morte,
      tu guardi e con il cuore in lacrime
      ripensi ad ogni affetto perduto.
      Appena ieri, con un nodo alla gola,
      ho dovuto prendere atto
      che ci saremmo riabbracciati
      solo nel ricordo.
      Oggi festosa ad altra vita,
      tra volte stellate, anima tu torni.
      Si apre un solco nel cielo e vi passi;
      il virgineo tuo candore impallidisce
      quello alato della schiera che ti aspetta.
      Lassù, già addolcita e conquista
      il tuo sguardo casto l'infinito indifferente.
      Per intero percorso il calvario dei giorni,
      distaccatasi da questo mondo,
      colomba t'aggiri per elisie sfere
      sgombra di pena e di dolore
      dimentica dell'immeritato male
      che la vita con accanimento ti addusse.
      Ieri notte, sai io che così di rado
      sono visitato dal sogno, tua madre
      ho rivisto come se fosse stata reale:
      con un sorriso, più ampio e solare
      di quelli che in cuore conservo
      da quando era viva, mi ha detto
      che tu già preghi per noi,
      per noi che canne al vento
      frali e ondulanti restiamo, qui,
      sul ciglio romito di un presente
      che scoscende e tra indifferenza e stagioni
      al sole e all'ombra si consuma.
      Oh povere stente strozzate parole,
      balbuzie che dir vorrebbero e... non sanno!
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        in Poesie (Poesie personali)

        Quando con le sue mareggiate

        Quando con le sue mareggiate
        uomo tristezza ti palleggia
        venuto meno il pericolo di dire
        parole indurite a chicchessia
        accorrono e fanno ressa nugoli
        di pensieri che non puoi fermare.
        Progetti e ricordi, in gran pompa
        sfilano e ti danzano intorno;
        ti rivestono con le loro trame
        li odi e ti mozzano il fiato:
        tu, chiudi gli occhi e non dici parola.
        Ieri, oggi, domani... gli sterili figli
        della nostra vita mortale,
        i fantasmi del nostro durare
        che ci ricatturano con le loro storie!
        Come lontani spari in giorno
        di festa che l'occhio non vede
        il cuore che batte e spera
        il rimbombo ne ascolta.
        Velleità, ideali pagliuzze accese,
        faville che pur rivivono nelle pupille
        espulse da neonati vagheggi
        nel silenzio chi sa dove
        frottole andranno a morire!
        Cederesti del tutto. Poi,
        improvviso si spezza il cerchio
        attorno a cui giri senza saperlo
        rinvieni e ritrovi il respiro.
        Pacato, dentro più non ti guardi,
        riprendi il tuo ritmo umano...
        Ma lo scontento ben presto riparla,
        allarga le braccia e ti viene incontro
        di te ancora prende possesso, ti fa suo!
        Cessa l'interiore sciabordio:
        ozia l'ora e si annera il tempo;
        spogliato rimani di ogni senso.
        Dimesso, tra scherni di ombre
        che covano fredde sere future
        riarso ripensi alla vita che passa...
        alla speranza che al limite
        vana ti consuma rigonfio d'illusioni.
        E mentre più accidiato temi
        gli sfasci che il vuoto perpetua
        riascolti i passi dei nemico che conosci
        il niente e la morte.
        Tra scaglie e pietre arse,
        assetato di sereno essere
        pure ritorni a cercare una polla
        per dissetare la speranza
        che domani ritrovi un altro te stesso.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie personali)

          La speranza

          La speranza è quella virtù che ci accompagna tutta la vita,
          ci illumina quando tutto è buio,
          accende un sorriso quando ormai sorridere sembra impossibile,
          ci conforta nei momenti disperati,
          e ci dà la forza di vivere quando vivere sembra non avere senso,
          ci fa credere in un domani migliore,
          dando un senso a tutto quello che c'è stato.
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            in Poesie (Poesie personali)

            Se mai ce ne fosse bisogno

            Se mai ce ne fosse bisogno
            compiaciuta spendi a mio favore
            qualche frizzante e olezzante parola
            quando interrogata da civettuole
            di me lontano a caso racconti:
            nel totale, poi sai non sarò
            così diverso da come mi vuoi.
            A chi non sa nulla di noi
            e non è toccato da amore
            mostra che giusto avevano visto
            i nostri cuori, che un miracolo
            esistenziale, tardivo e raro,
            pur è possibile per chi spera.
            Ben di rado ci è consentito
            ribaltare un destino franato
            ma testimonia che ancor talvolta
            è possibile che una bottiglia vuota
            si riempia e disseti una vita
            che anche gli uccelli di malaugurio
            possono essere smentiti
            quando pregni di sicumera
            cianciano che da una pozza torbida
            mai si può attingere acqua chiara.
            -Chi da luce rischia il buio!-
            proclamò un poeta
            correremo questo rischio
            improvvisata dicitrice
            tanti curiosi poi lasceremo
            a bocca chiusa e con un palmo di naso.
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              Scritta da: Dario Maretti
              in Poesie (Poesie personali)

              La Sfinge

              Ma in quante foto sparse nel mondo ci sono io!?
              Mi faccio e rifaccio questa domanda,
              nell'attesa che finisca anche questa giornata.
              Ed in questa,
              spero fruttuosa attesa,
              l'unica cosa che posso fare,
              è pensare.
              Sono sempre attorno a me,
              tutti pronti,
              a cogliere il movimento impercettibile.
              Chissà poi per quale motivo!
              Ed io devo restare impassibile,
              ai flash abbaglianti delle foto,
              ai raggi taglienti del sole,
              agli scherni sterili delle persone.
              Fortunatamente tra un po',
              calerà il buio
              ed io avrò soltanto voglia di
              tornarmene a casa,
              e mettermi impassibile nel letto.
              Paradossale,
              mi viene in mente!
              Io sono Alvaro,
              almeno così mi hanno ribattezzato in Italia,
              e sono la sfinge che,
              ogni giorno,
              attira l'attenzione dei passanti
              a Castel Sant'Angelo.
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                in Poesie (Poesie personali)

                Bioccolo argentato

                Nell'azzurro infinito
                un bioccolo argentato,
                come isola lontana
                avvisto nel mare cielo.
                Che farà là solo e immoto,
                non teme l'appressarsi dell'ora
                che scardinerà il suo batuffolo
                di vapore mutandolo in altra fattura?
                Incerto e ignoto è ogni destino!
                Se penso al mio
                nei mutamenti che il dolore imprime
                viene da interiore cisterna sonora
                l'eco di un tonfo di vuoto accadere.
                Perché non rende il viver una ragione?
                Oh il miraggio che ci inganna
                e del vero ultimo ci priva!
                Almanacchi di pagine indecifrabili
                studieremo un giorno nell'Aldilà!
                In un fermento di puro silenzio,
                riapriremo il solco sempre assetato
                di una conoscenza che non appaga
                l'antico bisogno di saper per certo
                perché qui siamo e non altrove.
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                  in Poesie (Poesie personali)

                  Ricordando Pavese

                  Del difficile mestiere di vivere
                  come te, poco e male appresi:
                  spezzare il cerchio della solitudine
                  oltre l'ozio guardare la luna e i falò
                  appieno comunicare con gli altri
                  scovare una fida compagna
                  foggiare amore e illusioni
                  emergere da un torbido domani
                  precluse attività io le riconobbi:
                  goffo, tutto mal intesi negli anni.
                  Tu forse più di me sapesti
                  che se ben interiorizzati e seguiti
                  (assecondandone il ritmo)
                  soffrire diventa meno caro
                  e l'esistere si fa desiderio continuo
                  che vuoi appieno godere.
                  All'alba, all'invito degli eventi
                  sorridendo al sole che ti guarda
                  ti persuadi ad andare per il mondo:
                  un viluppo poi segue volubile
                  frana si sfrangia e smentisce
                  quanto strepitante avevi creduto.
                  Se vieni ai ferri corti con la vita
                  bisogna che raschi con perizia
                  la pruina delle illusorie apparenze
                  per trovare un senso a quanto ti accade
                  e metterne in luce la vera sostanza:
                  il significato supertemporale
                  il rinveniente che non si racconta
                  il pathos sgusciante che non si descrive
                  l'esaustivo che giustifichi e plachi
                  una vita febbrile scondita e rapinosa.
                  Ammettiamolo pure senza sforzo:
                  bisogna ben conservare la speranza
                  e attizzare l'abitudine di illudersi
                  non irrigidire l'elasticità istintiva
                  se vogliamo con gusto sopravvivere
                  se non vogliamo già stenderci
                  stanchi, consapevoli e più lucidi,
                  nella fossa tombale del nulla.
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    in Poesie (Poesie personali)

                    Scultura africana

                    Abbracciati a un tronco ancestrale
                    dormivano i sogni della tribù
                    insieme agli spiriti del tempo
                    racchiusi in maschere senza gioventù.

                    Vennero i miei amici africani
                    gettando sguardi con interroganti.
                    Le mie mani erano vuote
                    nella savana ardente di giganti.

                    Mi perseguitano sculture Makonde
                    durante la sera oscura di desideri.
                    Non ballano, non dicono niente
                    sfilano davanti insieme al vento.

                    Abbracciati a un tronco ancestrale
                    dormono il sonno dell'Africa morente,
                    aspettando un eclissi di sole
                    per danzare sotto conosciute stelle.
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