Perché? Cosa devi dirmi? Non mi interessa Non può interessarmi Non riesco ad essere felice per te Perché non mi lasci in pace? Non capisci che non parlo più con te? Che non voglio parlare parlare più con te. Lasciami stare Non mi stressare Ho già abbastanza cose a cui pensare Non posso pensare a te. Io e Te Quando mai siamo uscite io e te? Due volte... mai più! Non chiedermi di essere gentile Non chiedermi di starti a sentire Non posso Non riesco a pensare che tutto vada bene Non è così. Non ti rendi conto che è impossibile per me? Non puoi capire veramente Vuoi che io rimanga la stessa Ma non posso È tutto sbagliato Io ti odio Come posso continuare a far finta di niente? Non puoi capire Tu non meriti la felicità che hai E la cosa mi addolora Perché non dovrei pensarla così Ma più provo a non farlo Più capisco che è un pensiero legato a doppio filo alla mia anima Lasciami in pace.
Ti guarderò rubarmi il cuore da una finestra affacciata nel tempo della solitudine ad aspettar là giù per le scale con in mano una rosa bianca... Ti guarderò rubarmi il cuore da una finestra affacciata nel tempo della felicità ti aspetterò all'inizio di quelle scale con in mano una rosa bianca...
Luna, cosa t'hanno fatto... Bandiere e orme appena fossi un clown. Hanno rubato sabbia, sassi e sogni; potevano, in gabbia, adesso in uno zoo, o accanto ad un falò senza il tuo cielo. Un tempo nutrice dolce degli artisti, mammelle colme di versi e di leggende: orride, piccanti e misteriose, specchio di donne, bagliori di bellezze. E come tale riscaldi a modo tuo. Dispensi lacrime e partorisci amori colori gli iridi di chi ti sa guardare... Ciascuno col suo nodo al fazzoletto, per ricordare cosa t'hanno fatto.
Privilegiato osservatore, immerso ad indagar, spazi infiniti, fascinosi e misteriosi, in apparenti udienze di luci e tenebre, immenso amor vero, ho potuto trovar.
Il destino
O fato, che governi per via l'umano, donde tu venga sol l'accarezza, che s'ello medita fatto arcano, coincidenza, dice in leggerezza.
D'ironia mi pasco mia morta tristezza, al rimembrar vile esperienza, quando forza, volontà, bellezza me parìa fossero libertà e potenza.
E l'omo che al caos s'attesta? Non s'avrìa a rammaricar per lo passato, s'ello crede che le sue gesta, l'abbian reso tristo e fasciato.
E allor sfortuna tira in gioco, cieco che non vede paradosso, a pensar l'occulto misterioso, giammai, l'elusivo iddio nascosto.
Burattino senza fili poverello, lui d'assoluto non s'avvede, che s'opra trame nel cervello, ragion sua l'orgoglio crede.
O destino, che in ognuna nascita messe, venia al gaio, libero zingarello, che se natali nobili avesse, viver s'aprìa a carità e furtarello?
O dolce, dolce luna dal tristo scherno quando me celavi l'oscura metà, me sentivo sprofondar nell'averno ma t'ho in cor or, cara felicità!
La felicità oggi è il lento e sereno respiro di Irene continuo presente e certo balsamo per l'anima dimentico di notti insonni a cercare l'aria che sfugge grassa ed insalubre aria comunque vitale.