Sei la luce che illumina il mio cammino sei il calore che scalda il mio cuore sei il sorriso della mia felicità sei la dolcezza travestita da persona sei la ragazza che voglio accanto a me per tutta la vita... ti amo.
Se l'amore universale si riversasse su ogni piccolo essere in ogni occasione per spegnere i rancori, apprezzando il sole tiepido che ci sveglia con leggerezza e tepore o un tenero abbraccio confuso dal cadere delle foglie, nascondendosi in un campo fiorito o assaporando la pioggia, sciogliendo il calore con fiocchi di neve che si spengono nell'oceano, cullandoci dalle onde e ascoltando il silenzio del vento che raccoglie le parole di ciascuno di noi per creare dolci pensieri, in quell'attimo potremo avere un piccolo mondo che ci gira in tasca.
Riaffiora a volte giovinezza un po' sbandata, ne porto dentro i segni come righe sull'asfalto dopo brusca frenata, non son mai stato un fante ne un'arcière ma... ero un'abile moschettiere, quand'ero per la strada sapevo usar la spada con la lucidità di folle burattino scaldavo con la fiamma il cucchiaino, senza pensarci troppo accompagnato da frenetica impazienza scioglievo l'eroina con magica sapienza, mettendo via problemi pene sparavo tutto quanto nelle vene, un attimo soltanto e poi il primo spasmo, non esisteva altro, meglio di qualsiasi orgasmo. Inconsapevole del cinico potere fratello delle differenze, il prezzo da pagare le assurde conseguenze delle amicizie false le prepotenze, d'ipocrisie già innate falsificando firme nel libro delle assenze di amori e sogni chiusi in un cassetto, sfuggenti sguardi in odor di sala d'aspetto. Amori fatti in fretta amori calcolati, tenendo le siringhe pronte ai lati troppe le volte che son rimasto solo troppe volte sono inciampato prima di spiccare il volo. Ti guardi nello specchio e non ti vedi, non sai nemmeno in chi o a cosa credi, e gelide lenzuola coprivano a fatica i piedi, candele stanche di crear giochi di luce animavano le pareti spoglie, di sagome sottili. Mi sono visto molte volte in mezzo a quelle sagome sottili ero... come un burattino ingarbugliato nei miei fili. Poi ho incontrato te mia dolce amica, e con dolcezza mi hai tolto l'ago dalle dita, i raggi del tuo cuore hanno riacceso in me la gioia in uno splendido mattino ora è solo un ricordo il burattino, è stata dura è costata sofferenza, ma sono qui son vivo. Adesso è l'emozione la mia essenza.
Malinconia d'un lento abbandono. Dolcemente lontano vanno via piano scivolando verso il nulla. Questo dolore grande e tenero da sempre a sé negato incombe. Eppure ancora devo vivere Mamma, e ancora devo giocare come sotto il tuo sguardo e il tuo sorriso.
E dal dischiudersi di un fiore ecco la prima sensazione di dolore. Nasce una rosa addormentata, nel letto mio deserto, abbandonata. Dammi un frammento del tuo viso ed io sarò contenta ed appagata, voglio un tuo semplice sorriso ed io sarò felice e innamorata. Non darmi il fuoco né il tormento Le lacrime non hanno più segreti Non il mio nome abbandonato al vento Grani di sale sulle deboli pareti E dai pensieri si snoda una canzone contro le porte socchiuse e cigolanti, un grido soffocato di passione una speranza di esser nuovi amanti. Contro i pensieri lanciati su un frammento Ogni parola si lascia accartocciare Un alitare lieve del tuo vento Ed eccoci di nuovo a sospirare. Il prato intorno è tutto rifiorito La rosa si è dipinta di passione Il fuoco non ci brucerà l'invito A dominar, d'amor la sensazione.
Guardo i tanti pezzi della tua vita ognuno rappresenta una salita, gli amori, i doni, le stagioni consumate nelle tue prigioni, due gioie che hai nel cuore un uomo da non dover amare...
La vita non è a strisce c'è chi muore e chi rinasce, chi si annulla e chi fallisce, ma tu non sei come loro sei forte come un toro, ti senti solo un po' smarrita, ma succede nella vita, ora alza il tuo sguardo vedi il tuo futuro? No! Non è un muro, c'è il meglio che ti aspetta sei in ritardo, fa che il cuore ami e che mai più smetta...
Due arancini e un tè sono il mio pranzo: per cinque giorni, in piedi, tra ambulanti cinesi e colletti tesi tra cravatte e giacche. Come si ingoia male un arancino se pensi che a Montalbano li fecero diversi ed eminenti. Diversi come i suoi i giorni alle prese con cadaveri eccellenti; intarsiati da misteri da sbrogliare per menti che odiano dormire. Qui è diverso: le nostre vagano sul peggio del sopore, tra il bicarbonato del primo pomeriggio.