Devo tramortirlo e imbalsamarlo quest'amore che scalpita e vola raschiare alle radici il dediderio di te che dentro il cuore fiorisce bruciare le pagine su cui è annotata la cronaca di un accaduto convissuto? Ti sentirai libera dopo al vertice di un crepuscolo? Libera di che? Di non amare? Che contrapporrai a sogghigni di tristezza al mortorio corteo di solitudini, quale tepore umano ti sorreggerà ragionando con vecchie e nuove malinconie! Son gelide e magre labbra non baciate insostenibili le conversazioni col vuoto squartanti i suoi morsi voraci rapidi i declini improvvisi di illusioni. Non torcere e spezzare il neonato sogno balbettante non sapeva ancora esprimersi ma fu scritto, venendo al mondo, che fummo fatti per amare e non viandanti tra la folla della vita a cui nessuno bada nel viale degli anni. Senza luce la paura del nulla regna i primi singulti avvia e serra il petto; tutto soffocato, al buio pesante più nulla si dibatte, durature assenze instillano intollerabili presenze. Riprenda ancora la tua vita uno sguardo di un sentimento si faccia serva e padrona non si ingrigi scialbata d'amore e invecchiata funghisca nel rimpianto di un languido: "perché così non fu?". Se qualcosa di me in te affonda se non demone incarnato io sono e non ho mirato e impallinato le tue ali abbandonati al primitivo sogno e sia quel che sia domani; una croce in segno di assenso il tuo cuore analfabeta apponga in calce ad un compromesso d'amore! Un atteso e nuovo ritrovarsi in un reminiscente slancio d'anima ci dica: siamo ancora in vita una presenza fidata ci accompagna e la sua voce ci riscalda il cuore.
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