Ora, mi trovo tra le pagine di un libro un po' sgualcito. Avevo aspettato tutta l'estate, nessuno si era accorto di me: eppure, ero un bel fiore, selvatico, ma con tanti colori ed un profumo di brezza marina. Un giorno, pieno di sole una bimba, saltellando sul prato, cadde ed il suo visino si poggiò su di me, volevo proteggerla, mentre una lacrima bagnò i miei petali un po' appassiti. Aprì gli occhi e mi colse e aspirò tutto il profumo che, ancora, riuscivo ad emettere. La bambina è cresciuta, bellissima, ed io sono sempre con lei, come segnalibro del suo diario di adolescente. La notte, mentre Laura dorme (questo era il suo nome) A fatica, con un po' di vergogna... Leggo i suoi pensieri, le aspirazioni, le delusioni. Vorrei aiutarla e cerco di emettere l'ultimo alito di profumo per ricordarle quando, spensierata e felice, correva su quel prato, tanto tempo fa, per quella lacrima che è rimasta nelle mie foglie appassite, in quel diario, che accompagnerà la sua vita... ed anche la mia!
Spegni il delirio... Vedi, lacrime rosse già segnano il supplizio fatale. Porgi orecchi alla voce del silenzio... vedi, urla, attonita, la tua furia.
Spegni il lume della follia... vedi, già il respiro muore. ... E la mia anima, se ne va, nel buio di una meta inconscia... vedi, attende però, già sublime dimensione in ricordi d'amore.
Ma tu, resterai ancora qui... marchiato dalle mie lacrime rosse, il mio respiro morirà in te mille volte in ogni istante; la tua anima conscia avrai nel buio, vedi, tu continui ad esistere già vivendo in solitudine la tua morte.
Il silenzio il dono più prezioso che ci sia, oggi che tutti noi abbiamo perso la via nel frastuono che dovrebbe riempire ma è soltanto un tuono di una tempesta di arida sabbia di un deserto fatto di pura rabbia. Rabbia per il vuoto per la solitudine per la malvagità che sono oggi il moto di un andare verso il nulla illusione meretrice che ci culla.
Luna stella dell'amore, di tutte le stelle la più vicina agli uomini, si dice che tu hai tante facce e che sei mutevole nel cielo così uguale. Ma gli uomini non sanno che anche tu sei uguale: come un girasole che si dischiude alla luce del sole e lo segue nel cielo per farsi riscaldare e nutrire, anche tu ruoti nell'universo alla ricerca della luce del sole.
Luna stella dell'amore che tutti cercano e vogliono da te, quando gli uomini quanti uomini capiranno che le tue tante facce sembrano tante perche tanta è la tua sete d'amore? Loro non sanno perché è così tremula la tua luce quando si riflette nelle acque del mare, negli occhi degli avidi uomini. Che ne sanno della tua paura di rispecchiarti: paura di scoprire che l'unico Amore che tu possa ricevere sia quello che proviene dalla tua immagine riflessa, paura che gli insipidi uomini come se non bastasse ti chiameranno Narciso. Ma nella notte un lupo solitario ti grida, rivolto alla tua luce, il suo Amore.
Navigatore solitario tua unica compagna la solitudine. Tu l'ami immensamente ma sei sempre pronto a tradirla dimenandoti per farti scorgere quando all'orizzonte vedi un'altra vela di navigatore solitario.
Nei solchi del tempo, ormai fermo, un'impronta indelebile. Incantesimo o preludio ad un futuro dorato? Intanto questo corpo deve andare avanti percorrendo spazi in un tempo bloccato.
È bello tra amici ravvivare la memoria, e parlare un po' della nostra storia, quando gli unici detersivi in cucina erano qualche foglia spinosa e la spolverina.
Quando si usava la cenere per il bucato, eri sicuro che nulla veniva inquinato. Quando il vino si faceva nelle piccole cantine, prima che la scienza invantasse tante polverine;
C'era anche allora la scuola di cantina; senza andare a Padova, la si imparava in cascina, Il papà era il maestro, il nonno il professore, ti insagnavan a pigiar ed a dargli il bollore.
Il vino allora lo si beveva e non faceva male, oggi se non stai attento, finisci all'ospedale. Pensate che una volta se ti sentivi giù il dottore ti incitava a berne un po' di più
La scienza ed il progresso ci facciano i piaceri: di lasciar la natura come era ieri, perché lei con noi è sempre generosa, se gli facciamo torto diventa dispettosa.
Un vecchio e un asinello scendevano dalla montagna perdendosi lentamente negli ultimi colori della valle. Una foglia di quercia cadeva su mani stanche, l'argento degli ulivi rinfrescava la speranza. Un pettirosso salutava il sentiero curvo, il vecchio cavalcava senza premura. Erano ormai due ombre il vecchio e l'asinello carichi d'umanità accumulata dentro. Camminavano nel silenzio pensando al domani. L'oggi era già passato pieno di speranze. L'asinello odorava l'ultimo fiore rimastogli negli occhi. Il vecchio sognava nella sera la gioventù trascorsa. Uno sguardo nella valle una campana in lontananza il viaggio continua ma l'asinello non raglia!
Questo destino non mi vuole aiutare, lontano da te per forza devo stare, ho dimenticato tanti dei tuoi profumi ma mi ricordo sempre dei tuoi costumi.
Quello della mia terra mi piaceva molto, ma ovunque io sia stato non ho mai più sentito. Quanti figli hai nel mondo che hai perduto e quello che non è mai ritornato.
In molti sono quelli che sono partiti ma non devi essere triste nessuno mai ti ha dimenticato, io sento molto il desiderio di venirti a trovare per vedere te è la mia famiglia accarezzare.
La sera ti penso sempre prima che mi addormenti per ricordarmi di te con quel sentimento. Ma adesso solo il ricordo è rimasto di questo tuo figlio, che senza volerlo hai prestato ad un'altra terra che prima non conosceva,
da dove aspetta un destino che mai arriva, mi piacerebbe molto da te ritornare ma il destino insiste che qui devo restare.