Poesie personali


Scritta da: Laura Sai
in Poesie (Poesie personali)
Capelli bianchi
scapigliati dal vento,
una riga grigia, una riga scura
sono il ricordo
della gioventù.

Gli anni nascosti
le rughe coperte
da creme miracolose.

Fremiti di passione
brevi, ma intensi,
sono finzioni
per fermare il tempo.

Mi guardo intorno
e riscopro
che la realtà
è bella ed esaltante.

Una moglie,
ancora bellissima
donna e femmina,
madre tenerissima.

Una figlia stupenda
che se non fossi il padre
avrei sposato.

Due figli splendidi
che ricalcano le orme
professionali del genitore.

E, allora,
non voltarti indietro
i tuoi capelli bianchi
al vento
sono il tuo futuro.
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    Scritta da: Laura Sai
    in Poesie (Poesie personali)

    Oltre la vita

    Ora, mi trovo tra le pagine
    di un libro un po' sgualcito.
    Avevo aspettato tutta l'estate,
    nessuno si era accorto di me:
    eppure, ero un bel fiore, selvatico,
    ma con tanti colori ed un profumo
    di brezza marina.
    Un giorno, pieno di sole una
    bimba, saltellando sul prato,
    cadde ed il suo visino
    si poggiò su di me,
    volevo proteggerla, mentre
    una lacrima bagnò i miei petali
    un po' appassiti.
    Aprì gli occhi e mi colse
    e aspirò tutto il profumo
    che, ancora, riuscivo ad emettere.
    La bambina è cresciuta, bellissima,
    ed io sono sempre con lei, come
    segnalibro del suo diario di adolescente.
    La notte, mentre Laura dorme
    (questo era il suo nome)
    A fatica, con un po' di vergogna...
    Leggo i suoi pensieri,
    le aspirazioni, le delusioni.
    Vorrei aiutarla e cerco di emettere
    l'ultimo alito di profumo per ricordarle
    quando, spensierata e felice, correva
    su quel prato, tanto tempo fa,
    per quella lacrima che è rimasta nelle
    mie foglie appassite, in quel diario,
    che accompagnerà la sua vita...
    ed anche la mia!
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      Scritta da: Mariella Mulas
      in Poesie (Poesie personali)

      Spegni il lume...

      Spegni
      il delirio...
      Vedi,
      lacrime rosse
      già segnano
      il supplizio fatale.
      Porgi orecchi alla voce del silenzio...
      vedi,
      urla, attonita, la tua furia.

      Spegni il lume
      della follia...
      vedi,
      già il respiro muore.
      ... E la mia anima, se ne va,
      nel buio di una meta inconscia...
      vedi,
      attende però, già sublime dimensione
      in ricordi d'amore.

      Ma tu, resterai ancora qui...
      marchiato dalle mie lacrime rosse,
      il mio respiro morirà in te
      mille volte in ogni istante;
      la tua anima conscia avrai nel buio,
      vedi,
      tu continui ad esistere
      già vivendo in solitudine
      la tua morte.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie personali)
        A volte amiamo un passato immaginato
        emozioni sognate sogni inventati.

        Amiamo l'ipotesi, la possibilità.
        Quel irreale che poteva esserci,
        che non c'è stato ma solo desiderato.

        Amiamo un'emozione percepita ingrandita
        fino all'infinito, fino toglierci il respiro.
        Fino a togliere il respiro, fino a starci male.

        Amiamo l'infinito di niente,
        lasciando l'immenso
        di ciò che abbiamo costruito.

        Quel caldo abbraccio.
        Un sorriso di bimba
        quella realtà che ha riempito la nostra vita.
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          Scritta da: Francesco Costanzo
          in Poesie (Poesie personali)
          Il silenzio
          il dono più prezioso
          che ci sia,
          oggi che tutti noi
          abbiamo perso la via
          nel frastuono
          che dovrebbe riempire
          ma è soltanto un tuono
          di una tempesta
          di arida sabbia
          di un deserto fatto
          di pura rabbia.
          Rabbia per il vuoto
          per la solitudine
          per la malvagità
          che sono oggi il moto
          di un andare
          verso il nulla
          illusione meretrice
          che ci culla.
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            Scritta da: Francesco Costanzo
            in Poesie (Poesie personali)

            Il canto di un lupo solitario

            Luna
            stella dell'amore,
            di tutte le stelle
            la più vicina agli uomini,
            si dice che tu hai tante facce
            e che sei mutevole
            nel cielo così uguale.
            Ma gli uomini non sanno che anche tu sei uguale:
            come un girasole che si dischiude alla luce del sole
            e lo segue nel cielo per farsi riscaldare e nutrire,
            anche tu ruoti nell'universo alla ricerca della luce del sole.

            Luna
            stella dell'amore
            che tutti cercano e vogliono da te,
            quando gli uomini
            quanti uomini capiranno
            che le tue tante facce
            sembrano tante perche tanta è la tua sete d'amore?
            Loro non sanno perché
            è così tremula la tua luce
            quando
            si riflette nelle acque del mare,
            negli occhi degli avidi uomini.
            Che ne sanno
            della tua paura di rispecchiarti:
            paura di scoprire
            che l'unico Amore
            che tu possa ricevere
            sia quello che proviene dalla tua immagine riflessa,
            paura che gli insipidi uomini
            come se non bastasse
            ti chiameranno
            Narciso.
            Ma nella notte
            un lupo solitario
            ti grida,
            rivolto alla tua luce,
            il suo Amore.
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              Scritta da: Fausto Feltrinelli
              in Poesie (Poesie personali)

              Evviva la natura

              È bello tra amici ravvivare la memoria,
              e parlare un po' della nostra storia,
              quando gli unici detersivi in cucina
              erano qualche foglia spinosa e la spolverina.

              Quando si usava la cenere per il bucato,
              eri sicuro che nulla veniva inquinato.
              Quando il vino si faceva nelle piccole cantine,
              prima che la scienza invantasse tante polverine;

              C'era anche allora la scuola di cantina;
              senza andare a Padova, la si imparava in cascina,
              Il papà era il maestro, il nonno il professore,
              ti insagnavan a pigiar ed a dargli il bollore.

              Il vino allora lo si beveva e non faceva male,
              oggi se non stai attento, finisci all'ospedale.
              Pensate che una volta se ti sentivi giù
              il dottore ti incitava a berne un po' di più

              La scienza ed il progresso ci facciano i piaceri:
              di lasciar la natura come era ieri,
              perché lei con noi è sempre generosa,
              se gli facciamo torto diventa dispettosa.
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