Di prove durissime è piena la vita, di strade contorte di dura fatica, ma tra queste cose c'è il sole, la luna, la madre terra, la pioggia che cade e spegne le fiamme di cuori in guerra. Il vento che dondola i fiori e le cose, l'amore che sboccia, il profumo di rose. Il sonno la fame, la rabbia e la sete, le solite prediche di un padre, di un prete. Gli amici i nemici, le cose che dici, le donne truccate da vip o da attrici. Il suono di un treno, un cielo sereno, trovar nei tuoi occhi l'arcobaleno. Pensieri contorti pensieri sottili, amori legati da deboli fili. Disegni su carta disegni di vita, la mano è la nostra e noi... la matita. Di voli tentati pur senza le ali, di salti nel vuoto fuggendo dai mali. Di sane virtù, di sguardi e carezze, di falsi propositi, di debolezze. Di giorni di festa, di grida di gioia, di chi si trasforma per evader la noia. Di chi non trova più spazio sul foglio per scrivere, di chi legge le cose che ho scritto, e può pure ridere.
E nell'ebbrezza del momento, il tagliente desiderio mi faceva da padrone avvinghiava la passione in un tripudio di lingue e demoni avvelenando la dolcezza e annaffiando l'oblio. Ma di lampo giunse un bagliore, che come troppo vino nel bicchiere straboccò sui polsi venosi e gonfi di fierezza polsi, che da bravi ma inesperti manigoldi, intransigenti e smaliziati dirigevano silenti come burattinai le mani e le timide dita ad accarezzare le setose forme di lei, ricordando loro che naufragare tra gli ardori di Bacco esalta l'anima, ma mozza la grazia.
Cerco il tuo sorriso... nei passi di una vita quoditiana che oramai non ti appartiene più... cerco il tuo sorriso... dentro un deserto di colori, chiamata la mia anima... cerco un sorriso... tra le guance incendiate dalle lacrime... cerco un sorriso... tra la rugiada del mattino e il tramonto del giorno... cerco un sorriso che non mi appartiene più... ma che vive nei miei sogni e prende vita tra la luce della notte e il silenzio del buio...
Trattengo gli occhi un po' socchiusi e lascio entrare piano in me le prime sensazioni donate dalla mattina di campagna, facendo scivolar via quel po di notte che ancora in me ristagna. I passerotti danzano dall'albero di fronte al nido sotto il tetto, stan ripulendo casa e sistemando la camera da letto, si lanciano in picchiata a prendere le briciole planando nel cortile, attendono nel nido i giovani uccellini il volo di ritorno per gioire. Prima che il sole caldo del giorno nuovo arrivi mi lascio accarezzar dal fresco che c'è ancor nell'aria, seguendo con lo sguardo il rincasar di una civetta un po' ritardataria. Come plotoni di soldati in fila sull'attenti, piante di granoturco si sfregan con le foglie come solleticarsi, e sembra che si divertano contenti. Poi mi soffermo ad ammirare tutto quel che mi circonda tutto è perfetto non c'è una sbavatura, quadri stupendi sa offrire la natura. Trovandomi coinvolto in questa magica miscela di colori suoni e vibrazioni emanati da bellezza indefinita, sono contento di trovarmi in questo quadro che colora la mia vita, sentendomi piccola parte della natura continuerò ad amarla senza averne paura, insieme a lei assaporarne ogni momento, provando a trasformarmi in sole, pianta o vento, tuffarmi nell'arcobaleno per cambiar colore. Distratto solo un attimo dal passaggio d'un trattore.
Son come passeggeri in fila che aspettan di partire le frasi mie che a volte non riesco a dire, son ricoperto di corteccia dura, son come muro di mattone, a volte mi hanno detto, mi metti soggezzione, ma sono di carne ed ossa non sono di cartone. Forse per la paura di denudar me stesso, mi porgo con parole che fan sembrare il cuore mio... di gesso, eppure vibro quando sento l'emozione, e so ascoltare il vento intriso di passione, amo sentir parlar le api nelle giornate estive, e so rubar colori dai fiorellini sulle rive. Mi sento assai in simbiosi con tutta la natura che mi abbraccia e mi circonda, ma tante volte mi trasformo in onda, come voler parlar per primo, e poi restare zitto, salire in alto, per cadere a capofitto, o come testa di martello che ripetutamente batte l'incudine, star bene tra la gente e ritrovar me stesso, quando trovo solitudine.
Donna; tu che del mercenario sesso sei l'indicibil tempio trova il sentier che ponga fine all'improrogabil scempio e ti possa ricondur linda e felice, qual rinata in quell'esistenza dolce e cara che ti fu data dalla tua genitrice con tanto amor quando sei nata.
Al fine giusto che ti possa riportar ancora in alto, al fin che tu possa riguadagnar il tuo rispetto, io volgo al Redentor questo mio canto: e lo grido con tutto il vigor che tengo in petto
Dimmi o Signor, Tu che tutto puoi, Tu che dicesti di accudirci come figli tuoi,
per qual motivo Tu hai dato il permesso di poter tanto separar l'amor dal sesso fa si che il tutto venga espresso con calore e che non si possa coniugar sesso senza amore.
Quanto sa far male, questa lontananza che aumenta quando ci vogliamo avvicinare, e per consolarci ripeto che non c'è distanza che un amore non sappia percorrere. Infondo l'abbiamo creata noi, e adesso ne siamo vittime, costretti a guardarci da sempre più lontano. Tutto il male che sappiamo farci ci tiene divisi ma unisce il nostro ardore nel ricordo di cosa siamo stati... e mi dilania il cuore il non poterti vedere, sentire, avere tra le mie braccia... Dove mi perderò se non nell'eterno dei tuoi occhi? E non chiedermi cosa ci fa lui vicino a me, non esserne geloso: ha solo colmato il vuoto che hai lasciato... E mentre mi abbraccia prego che la vita ci possa dare un'altra opportunità, insieme, amore mio, come mi promettesti tempo fa.
Un veliero appare, improvvisamente all'orizzonte, onde bianche, azzurre, violacee s'inchinano al passar della prua, vele che brillan ai raggi del sole. Un branco di argentei pesci, attende qualche rifiuto e danzan a poppa inebriandosi della spuma delle eliche. Alcuni calamari, un po' lenti. Osservano invidiosi. Le vele sono rosse, come il sole al tramonto. Un gabbiano contempla lo spettacolo sulla riva del mare. E. l'uomo avvinto da questa meraviglia, s'asciuga una lacrima e torna a casa dal suo bambino per raccontargli quanto la vita sia bella!
Arsenico avvelena adesso il mio cuore Che trema davanti a te. Ho sperato che tu tornassi che un lampo ti riconducesse a me
ma oggi cessi d'essere ciò che eri oggi, anche se sola non sento il richiamo del tuo disamore che mi avviluppava mi avviliva come Ulisse innanzi alle sirene.
Così ti saluto, da lontano non saprai che il mio cuore avvelenato non t'appartiene più non sapevi quando esso era tuo ed è buffo che tu non conosca il distacco.
Eppure ho chiesto al cielo di te mille albe, mille tramonti ho atteso il tuo sguardo e tu non c'eri oggi il mio cuore, che era già tuo, troppo a lungo oggi è nuovamente mio, ne dispongo.
A mio piacimento sceglierò i ricordi terrò quelli belli, quelli che avevo scordato quelli di cui mi vergogno. Terrò te nel mio cuore, come un ospite sgradito che lo avvelena indispensabilmente terrò lì una me ormai perduta insieme a te, per sempre.