Cade la pioggia su nuovi deserti purifica l'aria senza anima. Un vecchio seduto sotto i portici aspetta uno sguardo e un soldo per ammazzare l'ultimo sogno.
Scende con la pioggia una colomba becca la luce rimasta fra le ombre. Un bambino si sforza per chiamarla un fruscio d'ali rompe la speranza mentre la pioggia cade nelle mani.
Attimi di silenzio nelle strade per ascoltare cadere delle gocce gonfie della tristezza del giorno e rotte da ombre senza volto.
Cade la pioggia anche negli occhi feriti da cartelli pubblicitari. Un autobus ti porta alla memoria che la vita è un lungo viaggio con biglietto d'andata e ritorno.
Sotto l'ombrello ritorno a casa non vedo più il cielo lontano. Lo sento camminare sull'ombrello cantando un falso ritornello tanto familiare come bello.
La Povertà Dignitosamente se ne sta aspettando chi non sa arriva il primo guarda, passa e va arriva il secondo lo schernisce e velocizzando il passo se ne va arriva l'ultimo, si ferma e... si fanno compagnia.
Guardo questa foto 12 Settembre 1943 Eccidio Vigili Urbani. Barletta. Guardo uno ad uno. Quei volti impauriti, increduli sento nell'anima il dolore. Sento il loro dolore. Mani in alto, mani aperte, riverse verso chi impone loro il silenzio, con un arma in mano
11 Vigili!
11 esseri umani. Sul loro volto. Scorgo le loro implorazioni. Mio Dio! Dio Aiutami! Non è possibile! Ma che centriamo! Pietà! Abbiamo famiglia Mogli, figli, madri, padri Io che centro! Tra loro, mi rendo conto. Non sono tutti vigili Le loro scarpe! Scarpe lucide. 8 paia di scarpe lucide. 2 invece... sono Netturbini. La cattiveria uccide l'uomo dentro l'anima. Annebbiano la vista la mente In mezzo a loro non vedo il volto di una persona a me famigliare è nascosto da altri vigili, scorgo solo i suoi piedi le sue mani. Capisco è contro il muro, non ha più spazio per indietreggiare. La follia omicida, lo ha annientato. Davanti a lui un altro uomo. Un soldato, corporatura esile Divisa chiara, elmo sul capo, li punta l'arma contro, a mezzo busto Nulla può più. Egli ha già capito. Tutto è finito. Nonno mio. Non ti ho mai conosciuto. Ma la mamma mi ha sempre raccontato. Dell'amore tuo e quello che prova lei per te. Mi racconta ancora. Come in fretta passava l'ora.
Io sono una di voi Uguale a voi Non meravigliarti per quanto io faccia, Tutto è dettato da quanto amore metti per ogni cosa che devi adempiere Mettici tanta voglia tanto amore piano, piano, tutto prende forma ha un 'altro colore
Questa sono io In ogni cosa La mia testardaggine La mia determinazione Tanto, tanto Amore.
Lontano il suono di un flauto lieve e delicato porgo l'attenzione e sono preso la melodia si fa più intensa più vicina e divenne stridore di cozzaglie sempre più forte sempre più assordante non mi riesce di fuggire ovunque mi avvolge e divenne urla di dolore di paura e di disperazione poi silenzio sono di nuovo solo in mezzo ad un deserto ogni volta più vuoto.
Fluttuando in questo mare impetuoso ritrovo il mio sguardo ansioso sul passato assiso. Ancorati ai tuoi occhi neri son cupi i miei pensieri. Innocente indefinito affiora il mio quesito... Non è quieto ancora questo amore incompiuto.
Ho viaggiato nel tempo lungo corridoi di silenzio, ho udito il mio respiro affannoso nelle stanze vuote del dolore, sulla pelle l'angoscia sottile di chi non ha scelta.
Sfidando il destino ho precipitato la speranza nella voragine dell'oblio, ed il rimpianto mi ha divorato l'anima in un limbo senza più desideri.
Infine vagolando leggera, nella notte nera ho partorito un raggio di luna prigioniera... e come araba fenice sono risorta a te, amore inventando la tua nuova dimora.