Tinge il cielo
il sole al tramonto
rosso purpureo.
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Tinge il cielo
il sole al tramonto
rosso purpureo.
Piccole gocce
non fanno rumore
splendono solo.
Timida, ritrosa e vergognosa,
molto piccola e indifesa,
con i suoi petali bianchi e leggeri
soffre il freddo di marzo,
attaccata alla terra, quasi si nasconde
tra la sterpaglia secca, che la riparano,
geme e patisce con un invisibile lamento
è dispiaciuta perché il tepore primaverile
ancora tarda, ma un barlume scintillante
di un raggio di sole, arriva dal cielo e riscalda
la sua piccola corolla e il misero stelo,
rendendola sfolgorante, le sue amiche
tardano ad arrivare, ma lei, coraggiosa
sopporta gli sbuffi di vento gelido,
la prima piccola, margherita di marzo!
Vento di marzo che scuote
i rami degli alberi, ancora spogli
sembrano dormienti, ma respirano
come zampilli vivaci nel glorioso mattino
di un tempo di cambiamento,
molti animali sono ormai fuori, dalle loro tane
affamati in cerca di cibo, sui monti la neve
ricorda che ancora l'inverno sghignazza
pazzo marzo, tra colpi di vento, sotto nuvole grigie
e qualche raggio di sole che fa capolino nel cielo
l'ombra invernale è ancora qua, ma qualcuno
cerca di spingerla via... è la luce nuova dell'orizzonte
la dea maliziosa, volubile, fantasiosa, eccentrica,
mutevole, bizzarra e originale! La primavera!
Mi trovo oggi, a gran voce
omaggiar la Donna in festa.
M'assale, invero, un dubbio atroce,
un pensiero che mi preme nella testa.
Ieri, dimani e i giorni appresso
bisogna onorar le Dame,
consapevoli di quanto sia complesso
trovare l'equità in più d'un legame.
In tanti a sbraitar'sta tesi,
ragioniam di un mondo migliore,
salvo con finta ignoranza esser sorpresi
dal Tizio femminicida o dal Caio dittatore.
Occorre dunque cambiare l'ignobile uso
di accettare con tanta noncuranza
che la Donna sia oggetto di sopruso,
solo allora anche l'Uomo avrà una speranza!
In una piazza del sud, assolata
le dissero che era una sirena
un minimo di galanteria in più
e un quid in meno di volgarità
rispetto al complimento spesso udito
nelle sue gelide e nebbiose città.
Ma lei non ci aveva mai badato
e - rispondendo al richiamo di libertà -
il mare aveva sempre cercato,
col fondo amaro quanto la sua pena.
L'ambiguità - sentiva - era la sua natura,
l'essere a metà tra la carne e il sogno,
lo sfuggire ad ogni catalogazione,
farsi una beffa delle reti tese.
Quell'amalgama di voluttà e cura,
di responsabilità e affermazione,
che la rendeva e la rese
un ponte vivo per l'eternità
perché non solo la donna è vita
ma la Vita è Donna, e ognuna
ha in sé dolore, piacere e - non percepita-
la malia silente della nascosta
misteriosa altra faccia della luna.
Avrei voluto essere diversa
Nascere tra farfalle e luce,
Senza pensieri costanti, pensieri tremendi
Ma tra dolci melodie e sonni riposanti.
Ho cercato di essere come voi, di sentirmi a mio agio,
Ho provato, provato, provato ad esser comune
E ho mentito e ve l'ho fatto credere
Poi è arrivata la notte,
tra stelle e sogni
Doveva essere la pace
E invece
Fu incubi e lacrime.
Non sbagliare,
conta...
ma senti un po',
da chi viene la predica!
Di errori ne ho fatti,
di colpe ne ho.
Ma ora so.
Ascolta il consiglio,
non di chi ha la vita facile,
ascolta qualcuno che ha vissuto gli errori,
oggi sa riconoscerli.
Oggi è pronto a dirti conta,
non sbagliare.
La vita è tanto bella.
Fiore sei prezioso
in ogni circostanza,
suggelli promesse,
adorni, rallegri, colori,
sei un miracolo della natura.
Fiore sembri fragile eppure sei forte,
sei profumato, sei dirompente,
sei delicato, sei vellutato
Fiore tu sbocci nei giardini curati,
nei vasi colorati,
nei boschi, in campagna...
anche tra i rovi nasci prepotente,
trovi un varco e timido sbuchi dal cemento.
Per questo ti amo mio fiore,
che sempre ti mostri
in tutto il tuo splendore!
Guardo al di là della mia coscienza,
al di là di tutto ciò che esiste,
al di là dei segreti e della verità...
scopro che la ragione, inventa parole nuove...
e sorride a se stessa nello specchio della solitudine.