Scritta da: Gennaro Keller
in Poesie (Poesie personali)
Come chiome azzurre...
Come chiome azzurre
al chiaror di luna
scie d'acqua
s'infrangono, nude,
sugli scogli
della vita.
Composta martedì 10 maggio 2011
Come chiome azzurre
al chiaror di luna
scie d'acqua
s'infrangono, nude,
sugli scogli
della vita.
In una giornata storta
al rombo di un motore
un malinconico sorriso
di una ragazza in fiore
odore ardito
nell'ozio di un tramonto.
Sulla sua pelle ambrata
il chiarore di un diamante.
Le mani cercano il piacere
penetrando il mistero
che gioiosamente brami
nelle stanze della notte
sperando che il cuore viva
come pellicano sull'onda
di velluto mare.
Pelle nuda al sole
intimo tra la bocca taci
e corpulenta assecondi
le mie bianche vele.
A te,
che delirante
guardi il tempo depresso,
che involontario di destino
scorri le pagine dei desideri...
A te,
che abbandonato
ti perdi nella solitudine,
e giochi con le nuvole
cercando il suo volto...
A te,
che allunghi pene
nel misterioso ricercare
la felicità negli angoli
ombrosi e oscuri di silenzi...
A te, l'amore...
A te, un bacio sulla bocca
che sia invito
a ritrovare nelle carezze
l'arrivo verso quelle mete
impossibili e fragili.
A te, mio spirito
che hai lasciato nei ricordi
lo slancio dei suoi occhi...
A te, un bacio sulla bocca
per un sogno nel cuore
custodito fedele
tra sussurri dell'anima!
Non so se aver paura
o se buscarne.
Su questo treno l'amore viaggia dentro i nostri cuori,
ce lo teniamo stretto un po' per vergogna un po' per coraggio,
ce lo teniamo stretto per non farlo uscire fuori.
Sarà solo un errore o la rinuncia
che quotidianamente lasciamo sui binari?
Qui è sempre primavera: anche se nevica,
se fuori fa bufera, e l'acqua scivola,
se il cielo è grigio gelo, e il vento mormora
a bruni eroi tenaci ch'è quasi giunta l'ora,
dei bruni eroi perdenti già porta via le prime
che bruni eroi pendenti li lascia nella brina.
Qualunque vista veda attraverso il finestrino,
l'amore non s'accorge, o se ne frega; vuole Maggio,
e Maggio fa. Perché si sa, l'amore è cieco.
Che sia per cattiveria o forse solo per natura,
il nostro un po' ci marcia, e s'approfitta;
ma come biasimarlo, la nostra presa è stretta,
e a volte pare morto. Ma fa finta
per noi, che il dubbio non fa grandi, ma spaventa,
e codardi lo lasciamo nel suo buio. E non si sente.
È il rimorso che ci prende, quella colpa
che cammina a passi lunghi nei vagoni, gli occhi seri;
o più semplicemente ci sentiamo troppo soli,
vuoti a rendere buttati là, ad inquinarci. E lui non torna
se lo chiami, aspetta invece che dormiamo
per riprenderci e donarci finalmente un po' di sole.
Ma sempre meno lacrime ormai bagnano i sedili,
perché siamo abituati: non si ferma alle stazioni,
e seduti oppure in piedi tutto accade nei calzoni,
qui nessuno scende o sale, e se sale o scende è uguale.
Senza fine il nostro viaggio, senza mèta i nostri sogni,
si continua a andare avanti per inerzia, certi solo che bisogna.
Speranzosi, questo è vero, forse un giorno di cambiare,
ma pur troppo coraggiosi, troppo fieri,
e troppo incerti di sbagliare.
Per ogni lacrima
conterò i giorni che ci allontanano,
fino a quando per ogni giorno
conterò una sola lacrima.
Unica e indelebile.
Quel giorno non amerò mai più.
Contare i giorni alla rovescia,
per non vedere l'ora di conoscerti.
Ogni cosa che non riesci a spiegarti
ha un senso nel tuo più intimo desiderio.
Ma solo quando il desiderio si starà spegnendo,
potrai dire di averla capita.
E a quel punto
ti ascolteranno tutti.
Tutti,
tranne il tuo desiderio perduto.
Chiamami Amore
sottovoce,
se qualcuno ti sentisse
potrebbe scegliere di chiamarmi allo stesso modo.
Questa storia questa notte nel mio cuore fa paura
vado in giro ormai straniero per il mondo e per la gente,
e con l'anima che dentro puzza.
Sono solo con me stesso, col dolore e con l'angoscia
son tradito, abbandonato come un cane, e bastonato
anche se poi non è vero,
anche se poi non è così.
Ce l'ho con tutti e con nessuno,
questo sentimento nuovo
è così vecchio, troppo vecchio, troppo stanco per morire.