Scritta da: Arturo Donadoni
in Poesie (Poesie generazionali)
Il mio
non è cambiare abitudini
affetti
amicizie
colori
segni e pensieri.
Ma aggiungerne.
Commenta
Il mio
non è cambiare abitudini
affetti
amicizie
colori
segni e pensieri.
Ma aggiungerne.
Con un megafono potente (televisione)
si istruisce da lì (spot wind all inclusive)
tutta la gente che per il Natale siano i
regali da comprare, siccome il
consumismo in fondo sol si vuol
comunicare, quel che tanto si vede
circolare. Mentre altro è il messaggio
autentico del Natale, se proprio ci si
vuole cimentare. È la famiglia e non altro,
che si deve considerare e pazienza se il
regalo è miserino, se in quel giorno è
poco, ma quello che conta, l'averti a me
vicino. Un mezzo pubblico come la
televisione questo tanto deve avere in
visione. Ma voi (dellaTV) siete bravoni
(giusti), pur se ci scopriamo anche oggi
un po' più coglioni nel pagare quelle non
proprio simpatiche costrizioni (canone).
Io fui lo specchio
immenso come il mare,
dove il riflesso della
tua anima,
ha raggiunto il
culmine della
mia vita.
Madre mia,
nei tuoi occhi,
le immagini del tempo.
Voci leggiadre
e tintinnii di campanule
nei prati fioriti e lucenti di sole.
Lo stuolo di gnomi
avanza cantando
e il loro ballo
è gioioso.
Fiabe, mondi d'infanzia.
Fiabe, magie incantate.
E invecchiando una donna
racconta fiabe
ad una culla vuota.
Ci sono situazioni,
in cui dobbiamo
celare il malessere
che abbiamo nell'anima
contrapponendolo
ad un finto riso
ad un apparente
benessere.
Lo facciamo
non perché vogliamo
nascondere ciò che siamo,
ma semplicemente
perché vogliamo
nascondere ciò
che in quel giorno
proviamo.
Perché ci arrendiamo all'idea
che confessare il propio
malessere a coloro
che non sanno riconoscere
nemmeno i loro,
è semplicemente inutile.
Perché gli animi
nobili non sfoderano
i propri dolori,
ma li affrontano con coraggio
nella propia solitudine!
Vorrei che ci fosse la speranza,
che vincesse l'amicizia,
e le pulsioni migliori dell'uomo,
vorrei andasse via la tristezza,
fuori da casa mia,
e ci fosse più allegria, come una volta,
quando il mondo era più semplice e meno sofisticato;
vorrei vincesse un mondo fatto di buonsenso e di criterio,
di parole buone e positive,
al posto di espressioni di odio,
di divisione, di disprezzo;
vorrei abbattere i muri di solitudine
e alienazione tra le persone,
che ci fosse amicizia solidarietà,
che ci fossero visi più ridenti,
meno malinconia,
meno patimento e sconforto,
vorrei un mondo diverso,
fatto non solo di consumismo,
di corsa al potere, al possesso,
all'arrivismo,
un mondo basato sull'amore,
dove ci sia posto per tutti,
e ognuno fosse accettato,
per quello che è,
non in base ai conformismi;
vorrei tante cose,
ma come è difficile trovare la bontà,
in questo mondo,
quanta strada bisogna fare,
per trovare un po' di amicizia,
e di buoni sentimenti,
ognuno è indifferente,
chiuso,
indaffarato,
appartato nel proprio io quotidiano,
e spesso, non si pensa,
non si riflette,
non c'è mai tempo per niente,
una parola,
un sorriso.
Creder nelle proprie idee è ciò
che manda avanti l'uomo e
sostiene. Ma per realizzarle e
fare davvero centro occorre
acuir bene la vista e da vero
artista alla freccia imprimere
quel che le dà il via e il senso
per arrivar nel punto giusto
col massimo del consenso
(ottimo risultato). Così
aggiustar sull'arco il tiro dà
risultati da capogiro se non si
prendono abbagli nel seguir
pericolosi intagli (un solco
erroneo) come quando dentro
a un riflesso (a una parvenza
di verità) ti confondi e sbagli.
A veder chiaro (a capir bene),
come al lume di un
rassicurante faro (a un principio
di verità), si distingue meglio
quel che è buono da quel che
è inutile o vano. Allor
scoccherai la freccia, che ben
dritta arriverà nel centro, con
un secco ed eloquente cento
per cento. E siccome sei stato
un'abile guida per la tua mano,
quel breve volo ti porterà
lontano.
Ho una farfalla che si posa sulla mia spalla...
Ti prego portami a volare...
Sì...
Ti porto in un posto dentro di me...
Dove rinchiudo tutto il tempo di una vita...
Nel giusto vivere quello che rimane.
Se solo avessi potuto lasciarmi in pace non sarei dovuto andare a cercarmi nei boschi.
Nei sentieri di alberi, fitti di oscure tenebre, istintivamente sono andato a passeggiare, e ricoperto di cicatrici, trascinandomi e girovagando, mi son imbattuto ad ammirare al di dietro delle nuvole.
Sono dovuto andar a cercarmi, e trovandomi mi son perduto.
Me.
Nei sentieri pieni di boschi.
Come i fiori in primavera, appassitosi, sbocciano.
Negli alberi colmi di calma, freschi di rugiada appena nata, ho trovato parecchi cuori.
Uno dopo l'altro.
Neonati.
Tutti miei.