Poesie generazionali


in Poesie (Poesie generazionali)

Ogni giorno

Ogni giorno
mi guardo intorno
e cerco di capire di cosa ho bisogno
forse avrei bisogno di un sogno?
Ma io un sogno ce l'ho già
solo il tempo mi dirà se possibile sarà.

Ogni giorno penso a te
non mi chiedo più il perché
a questo amore disperato
ormai mi sono rassegnato
nel cercare una soluzione
dovrei prendere una precauzione
che col tempo già lo so
prima o poi prenderò.

Ogni giorno con impegno
cerco di dare il meglio
questa vita che senso ha
se il massimo non si dà
anche se non ricevo lo stesso trattamento
ogni giorno non me ne pento.

Ogni giorno sarà più bello
se lo colori con un pastello
il pastello lo scegli tu
che cosa vuoi di più
tranne quello dell'amore
che si trova in centro al cuore
di quello non sei tu
a decider di tirar giù
ogni tanto illude il cuore
che qualcosa ancora vuole.
Composta sabato 9 luglio 2016
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    Scritta da: Marta Emme
    in Poesie (Poesie generazionali)

    L'inchino

    Si snoda a passi lenti
    la processione, nel corso,
    per rendere omaggio
    alla santità che ora da li
    parla al popolo di Dio.
    L'ascolto è flebile e composto
    e nel coro nessuno
    resta indietro, come
    alle arie devote eseguite
    dalla banda paesana
    col cadenzato incedere;
    eppur distratto si,
    per il mormorio
    che dal corteo sale. Tanto
    che il potere dell'eletto* (fedele)
    più non pare render onore
    alla pia immagine soltanto,
    ma assoggezione singolare
    alla tribuna dell'insulso
    che fermar attende
    confuse taccole gracchianti
    asservite nell'atto dell'inchino.
    Non è insolito che si faccia
    l'uomo comperar; non parimenti
    alcun piegherà la verità
    alle brame del potere.
    E allor nell'antiinferno
    dell'ignavia sprofonderà
    chi d'uomo non riconosce
    identità; giacché ben si sa
    che Acqua Santa e Diavolo
    son differenti entità,
    ed entrambe non
    si possono venerare.
    Composta giovedì 2 giugno 2016
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      Scritta da: Marta Emme
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Che tempi!

      Da un'altra dimensione* (2016)
      vedo quali orrori ha accompagnato
      la cattolica religione, e come la Chiesa
      nella storia, di essa, abbia fatto
      distorsione. Come non parlare
      delle guerre e della Santa Inquisizione!
      Questa può "motivare" l'attuale
      sua persecuzione nelle regioni
      ove ha portato aiuto ed
      evangelizzazione in nome del Signore;
      ma ne aveva legittimazione?
      Più del sostegno ha contato,
      c'è da creder, affermare il potere
      della propria fede indisturbato,
      in un paese dimenticato; pur
      nell'umiltà che al massimo grado
      ha dimostrato... mentre nelle nazioni
      progredite il credo è scemato e
      non ha saputo essere veicolato.
      Con la tonaca addosso e senza
      averne alcun rimorso è stato pur
      artefice di quel paradosso che
      con la pedofilia il mondo ha scosso,
      ma non la Chiesa che il reo non ha
      rimosso, ma tollerato, così che
      un abominio di volta in volta
      ha perpetrato. Ancora poi,
      c'è chi* (nelle aggregazioni),
      professandosi fedele,
      il vangelo non ha seguito
      e il malaffare ha spesso costituito.
      Così il messaggio cristiano
      ha fallito in Occidente, per via di
      un uomo che è diventato inconsistente,
      perché edonista e pensa
      a sé solamente. Ha scambiato il male
      per il bene, è evidente. I problemi
      sono grandi, ma equità e giustizia
      ci devon esser per tutti quanti, con
      la natura da trattar in guanti bianchi.
      Ora, Wojtyla ce l'ha messa tutta
      e poi Francesco per raddrizzare
      la via dove è andata smarrita.
      Sopravanza l'Islamismo
      che con il fanatismo
      vuole questo tempo soggiogare,
      tempo che la fame potrà
      ben rappresentare. E col dominio
      sulle genti ne anestetizza pur le menti.
      È un tuffo nel passato questo
      disco consumato.
      Composta domenica 22 maggio 2016
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        Scritta da: Miriana S.
        in Poesie (Poesie generazionali)
        Sempre un pensiero mi perseguita,
        l'ispirazione mi coglie del tutto impreparata, e anche tu.
        L'impotenza è la non azione che mi fa venir voglia di non averti mai conosciuto.
        E vorrei non avere sentimenti per non provare quest'angoscia che mi tiene con le mani in mano ad osservare il miracolo che per il momento non si è ancora compiuto.
        Mi da talmente fastidio il fatto di non poterti parlare...
        Urlerò! Urlerò talmente forte che tu mi sentirai.
        Composta martedì 14 giugno 2016
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          Scritta da: ciapas
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Spiaggia anni Sessanta

          Bastano pochi anni per distruggere una faccia
          dai sessanta ai settanta.
          Non parlo del trauma improvviso, della malattia
          ma del lento passare del tempo,
          delle trame della pelle, delle sfumature,
          del lento imbiancare dei capelli, del gesto fuori tempo,
          del passo che rallenta, dell'andare svagato senza meta
          tra una stazione e l'altra quale che sia, del passeggiare
          senza ombrello quando si addensa il temporale,
          o del mettersi il cappello di lana quando viene l'inverno
          in ossequio all'eterno alternarsi delle stagioni.
          Parlo del balbettare quando manca la parola giusta,
          o piuttosto rimane sospesa sulla punta della lingua
          come un residuo di cibo che non riesci a sputare;
          parlo del sorriso a vuoto, del cenno non corrisposto,
          del timido saluto al mondo, del buon viso a cattiva sorte,
          del brindisi al passato, del gesto composto, signorile, pacato
          che nasconde il bisogno disperato
          di un nuovo teatro e di un pubblico ben disposto.
          Vi parlo delle nostre fattezze comuni, fratelli,
          delle foto di gruppo sbiadite che tutte si assomigliano,
          ricordi di lezioni, di formazioni, di tante partite giocate assieme.
          Della comunione dei cuori quando la mente si stanca,
          del brindisi gioviale quando il futuro ci manca,
          e la memoria ci tradisce col desiderio senza nome né oggetto.
          Quello del passato perfetto, compiuto, irraggiungibile,
          impassibile. Fissato per sempre nell'istantanea di un sorriso.
          Quanta tenerezza mi fate, amici, vicini,
          miei coetanei – felicemente approdati a questa spiaggia,
          stupiti e candidi come bambini.
          Composta martedì 7 giugno 2016
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            in Poesie (Poesie generazionali)

            Viaggio

            Ho sentito entrare in me
            una luce diversa da quella che mi portavo appresso,
            le ho creato uno spazio piccolo
            poi sempre più grande.
            ho cercato di aprire un varco,
            passo dopo passo
            e ho scoperto la magia
            della tua assenza
            e la follia delle mie illusioni.
            Il viaggio è appena iniziato
            e già i miei piedi ne portano i segni indelebili,
            segni di quello che mi ha bruciato lentamente,
            erosioni e scintille che mi hanno resa forte.
            Mi sono interrogata a lungo
            finché non c'era più varco che non avessi provato a solcare,
            alcun indizio della nostra storia,
            né parole che confermassero
            i miei desideri.
            Ho nuotato in un sentiero senz'acqua
            e ripreso fiato per poche ore.
            Tu eri lì a fissarmi,
            stordito dai miei mutamenti
            e assorto nei tuoi giochi.
            Ho risalito la montagna fin dove
            le mie forze tenevano
            e i tuoi richiami non li ho più sentiti entrare.
            Mi sono accasciata disperata e stanca,
            ho pregato e implorato un giorno di sole,
            affinché riscaldasse i miei geloni invernali,
            ho trovato una piccola scia di te in un passante
            e mi sono ripresa dalla solitudine.
            Eppure non c'è speranza per noi,
            nessun tempo che si apre a dirci
            qui potete ristorare, presso di me state al sicuro.
            Non c'è brezza che ci sfiori l'uno accanto all'altra
            e non c'è sapore che possa riconoscere
            sui tuoi vestiti umidi.
            E così ho deciso di non fermarmi,
            di proseguire e cercare in un raggio di luna,
            di interrogare il vento e la tempesta,
            che potrebbero contenere tue notizie.
            Mi ristoro e mi affatico,
            ma non lascio passare giorno senza il pensiero
            di un universo che ci accolga,
            che sia l'inizio di un cammino
            Mostrami il cielo infuocato
            ad ammonirmi coi suoi calori disumani.
            Sono nuda in una bolla tiepida,
            straziata dal lato oscuro
            che di te conosco,
            fresca di un massaggio
            che ha risollevato il mio ventre.
            E non ti aspetto, ah no,
            non lo faccio più.
            Se giungerai a me sarà per caso,
            così come sono arrivata nei tuoi occhi.
            Niente può dividerci e nulla ci unisce ancora,
            ma so che sei mio.
            Composta lunedì 6 giugno 2016
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              Scritta da: Stefano Medel
              in Poesie (Poesie generazionali)

              Lo sforzo per la normalità

              Essere normali e vivere normalmente,
              in questa società di schifo, non è facile,
              e c'è da studiare;
              è difficile realizzarsi e costruire qualcosa,
              e il sistema è pesante come un macigno,
              con la sua stupidità,
              l'ignoranza della gente,
              che non ti accetta mai
              per quello che sei realmente,
              pretendono un sacco di balle,
              che magari non puoi dare,
              cose che non puoi essere,
              e non diventerai mai;
              e stare a galla nella normalità
              è un miracolo,
              e non è facile;
              se poi la pensi diversamente,
              e dissenti o non sei conforme,
              la normalità te la tolgono subito,
              e cercano subito
              di rovinarti,
              di smontarti,
              umiliarti,
              di farti rientrare nel gregge.
              La gente teme e odia
              La libertà,
              forse perché non
              ce l'hanno mai avuta,
              e non la sopportano,
              negli altri.
              Normale,
              cosa vuol dire normale;
              nel sociale,
              significa,
              solo,
              subire,
              accettare tutto,
              stare in riga e basta,
              rinunciare al cervello
              e alla ragione.
              Composta sabato 28 maggio 2016
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                Scritta da: Jo Chiaro
                in Poesie (Poesie generazionali)

                Soliloquio

                Essere e poi non essere più
                per sempre
                non è un dilemma
                il tutto fa parte dello stesso bailamme
                bye bye e amen
                bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto
                granello di polvere che viaggia
                nel troppo pieno cosmico
                cosmesi di un comico clown
                dal big bang al big crunch
                oppure
                bingo di bosoni estratti a caso da un
                buco nero.
                Composta giovedì 19 maggio 2016
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                  Scritta da: V. Asevschi
                  in Poesie (Poesie generazionali)

                  Mi sono perso

                  Nonostante la mia lungimiranza,
                  sono un ghiaccio e giaccio nella mia stanza,
                  tra la notte silente e il frastuono giornaliero,
                  tra lo vastità infinita del mio pensiero,
                  io mi sono perso.
                  Tutto questo caos mentale,
                  questo disordine confusionale nulla ha più senso.
                  Va tutto al di là della logica e qualsiasi cosmo spirituale,
                  come tutti i giorni affrontiamo questa vita banale.
                  Sono immerso in questo intenso mare di conformismo
                  a cercare una ridicola briciola di consenso,
                  senza dare valore a quello che veramente penso!
                  Ho la mente inquinata da questa realtà malata,
                  madre, padre, scuola, università,
                  ti insegnano di diventare un ingranaggio,
                  nella macchina definita società!
                  Questi alti e bassi, guerra e pace,
                  chi urla chi tace, chi ride chi piange, chi ha tutto chi non ha niente,
                  chi diventa zombie chi è disobbediente,
                  chi vive chi sopravvive, vite spegnersi e vite mai accese.
                  Questa progressione infinita,
                  questa ciclicità di eventi casuali.
                  Che paradossalmente si ripetono senza una direzione
                  in questa breve vita artificiale,
                  in questo accecante buio io mi sono perso.
                  Composta martedì 10 maggio 2016
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