Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Il canto della tenebra

La luce del crepuscolo si attenua:
Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
Al cuore che non ama più!
Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,
Sorgenti, sorgenti che sanno
Sorgenti che sanno che spiriti stanno
Che spiriti stanno a ascoltare
Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:
Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
Ma per i cuori leggeri un'altra vita è alle porte:
Non c'è di dolcezza che possa uguagliare la Morte
Più Più Più
Intendi chi ancora ti culla:
Intendi la dolce fanciulla
Che dice all'orecchio: Più Più
Ed ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più!
Guardiamo: di già il paesaggio
Degli alberi e l'acque è notturno
Il fiume va via taciturno
Pùm! Mamma quell'omo lassù! "
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    In un momento

    In un momento
    Sono sfiorite le rose
    I petali caduti
    Perché io non potevo dimenticare le rose
    Le cercavamo insieme
    Abbiamo trovato delle rose
    Erano le sue rose erano le mie rose
    Questo viaggio chiamavamo amore
    Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
    Che brillavano un momento al sole del mattino
    Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
    Le rose che non erano le nostre rose
    Le mie rose le sue rose
    P. S. E così dimenticammo le rose.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Una sera che ero uscito a spasso

      Una sera che ero uscito a spasso,
      a spasso in Bristol Street,
      sul lastrico le folle erano campi
      di grano pronto per la mietitura.

      E lungo il fiume in piena
      udii un innamorato che cantava
      sotto un'arcata della ferrovia:
      "l'amore non ha fine".

      "Io ti amerò, mio caro, ti amerò
      finché la Cina e l'Africa s'incontrino
      e il fiume schizzi sopra la montagna
      e per la strada cantino i salmoni".

      "Io ti amerò finché l'oceano sia
      ripiegato e steso ad asciugare
      e vadano la sette stelle urlando
      come oche in giro per il cielo".

      "Come conigli correvano gli anni
      perché io tengo stretto fra le braccia
      il Fiore delle Età
      e il primo amore al mondo".

      Ma tutti gli orologi di città
      si misero a vibrare e rintoccare:
      "Oh, non lasciarti illudere dal Tempo,
      non puoi vincere il Tempo".

      "Nelle tane dell'Incubo,
      dove Giustizia è nuda,
      dall'ombra il Tempo vigila
      e tossisce se ha voglia di baciare".

      "Tra emicranie e in ansia
      vagamente la vita cola via
      e il Tempo avrà vinto la partita
      domani o ancora oggi".

      "In molte verdi valli
      si accumula la neve spaventosa;
      il Tempo spezza le danze intrecciate
      e dell'alteta lo stupendo tuffo".

      "Oh, immergi nell'acqua le tue mani,
      giù fino al polso immergile
      e guarda, guarda bene nel catino
      e chiediti che cosa hai perduto".

      "Nella credenza scricchiola il ghiacciaio,
      il deserto sospira dentro il letto
      e nella tazza la crepa dischiude
      un sentiero alla terra dei defunti".

      "Dove i barboni vincono bei soldi
      e il Gigante fa le moine a Jack
      e l'Angioletto è un nuovo Sacripante
      e Jill finisce giù lunga distesa".

      "Oh, guarda, guarda bene nello specchio,
      guarda nella tua ambascia;
      la vita è ancora una benedizione
      anche se benedire tu non puoi".

      "Oh, rimani, rimani alla finestra
      mentre bruciano e sgorgano le lacrime;
      tu amerai il prossimo tuo storto
      con il tuo storto cuore".

      Era tardi, già tardi quella sera,
      loro, gli amanti, se ne erano andati;
      tutti i rintocchi erano cessati
      e il gran fiume correva come sempre.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Calypso

        Più svelto, macchinista, e fammi in fretta
        la Springfield Line sotto il sole splendente.
        Via come un razzo, non fermarti mai
        finché non freni in Grand Central, New York.
        Perché ad aspettarmi c'è laggiù,
        in mezzo a quel salone, colui che fra tutti amo di più.
        Se non è lì quando arrivo in città
        starò sul marciapiede e piangerò.
        Perché è lui che voglio rimirare,
        l'acme di perfezione e di bontà.
        Se mi serra la mano e mi dice "ti amo",
        ed è per me un fenomeno sublime.
        I boschi sono tutti verdi e lustri ai lati del binario
        ; anche gli alberi hanno i loro amori, pur diversi dal mio.
        Ma il povero banchiere vecchio e obeso, in carrozza di lusso,
        non ha nessuno che lo ami eccetto il suo avana.
        Se fossi io il Capo dela Chiesa o dello Stato,
        m'inciprierei il naso e ordinerei a tutti di aspettare.
        Perché l'amore conta ed è potente
        ben più di un prete o di un politicante.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Canzone

          Pesci nei placidi laghi
          sfoggiano scie di colori,
          cigni nell'aria invernale
          hanno un candore perfetto
          e incede il grande leone
          per il suo bosco innocente;
          leone, pesci e cigno
          in scena e già sono andati
          sull'onda irruente del Tempo.

          Noi, finché i giorni d'ombra son maturi,
          noi dobbiamo piangere e cantare
          del dovere il sopruso consapevole,
          il Diavolo nell'orgoglio,
          la bontà portata attentamente
          per espiazione o per nostra fortuna;
          noi i nostri amori li dobbiamo perdere,
          volgendo uno sguardo invidioso
          a ogni animale e uccello che si muove.

          Sospiri per folliecompiute e dette
          attorcono i nostri angusti giorni,
          ma devo benedire e celebrare
          che tu, mio cigno, avendo
          tutti i doni che Natura
          impulsiva ha dato al cigno,
          la maestà e l'orgoglio,
          vi aggiungessi ieri notte
          il tuo amore volontario.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Oh, cos'è questo rumore

            Oh, cos'è quel rumore lancinante
            giù nella valle, un rullare, un rullare?
            Nient'altro che i soldati in marcia, caro,
            i soldati scarlatti.

            Oh, cos'è quella luce che mi abbaglia
            in lontananza come un lampo, un lampo?
            Non è che il sole sulle armi, caro,
            mentre avanzano svelti.

            Oh, che fanno con tutti quegli arnesi,
            cosa faranno stamane, stamane?
            Solo manovre, come sempre, caro,
            o forse è un segnale.

            Oh, perché sono usciti in strada
            e voltano il capo, in fila, in fila?
            Sarà arrivato un contrordine, caro.
            Ma perché ti inginocchi?

            Oh, non si sono fermati dal dottore
            né frenano i cavalli, i cavalli?
            Bé, di feriti non ne hanno, caro,
            nessuno in quei reparti.

            Oh, è il parroco che cercano, quel vecchio
            tutto bianco, sarà lui, sarà lui?
            No, vanno oltre, oltre il cancello, caro,
            senza fargli visita.

            Oh, toccherà al fattore qui accanto,
            a lui che è così furbo, così furbo?
            La fattoria l'hanno passata, caro,
            e già stanno correndo.

            Oh, dove vai? Rimani qui con me!
            Le tue promesse erano inganni, inganni?
            No, ho giurato di amarti, caro,
            ma ora devo andare.

            Oh, è rotto il chiavistello, è a pezzi l'uscio,
            oh, la via che hanno scelto è questa, è questa;
            hanno così pesanti gli stivali
            e hanno occhi di fuoco.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Sotto un abietto salice

              Sotto un abietto salice
              non ti affliggere più, innamorato:
              segua al pensiero rapida azione.
              A che serve pensare?
              La tua incessante prostrazione
              mostra quanto sei freddo;
              alzati, su, e ripiega
              la tua mappa di desolazione.

              I rintocchi che scorrono sui prati
              da quella fosca guglia
              suonan per queste ombre senza amore
              che all'amore non servono.
              Ciò che è vivo può amare: perché ancora
              piegarsi alla sconfitta
              con le braccia incrociate?
              Attacca e vincerai.

              Stormi di anatre in volo sul tuo capo
              e sanno dove andare,
              freddi ruscelli in corsa ai tuoi piedi
              e vanno verso l'oceano.
              Cupa e opaca è la tua costernazione:
              cammina, dunque, vieni,
              non più così tarpato
              in preda alla tua soddisfazione.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore, Poesie d'amore)

                Ninnananna

                Posa il capo assopito, amore mio,
                umano sul mio braccio senza fede;
                tempo e febbri avvampino e cancelliano
                ogni bellezza individuale, via
                dai bambini pensosi, e poi la tomba
                attesta che effimero è il bambino:
                ma finch'è spunti il giorno mi rimanga
                tra le braccia la viva creatura,
                mortale sì, colpevole, eppure
                per me il bello nella sua interezza.

                Anima e corpo non hanno confini:
                agli amanti che giacciono sul suo
                tollerante declivio incantato
                in preda al deliquio ricorrente,
                solenne la visione manda Venere
                di soprannaturale armonia,
                di universale amore e speranza;
                mentre un'astratta intuizione accende,
                in mezzo ai ghiacciai e fra le rupi,
                dell'eremita l'estasi carnale.

                Passano sicurezze e fedeltà
                allo scoccare della mezzanotte
                come le vibrazioni di campana,
                e forsennati alla moda lanciano
                il loro pedantesco, uggioso grido:
                il costo fino all'ultimo centesimo
                - sta scritto in tutte le temute carte -
                andrà pagato, ma da questa notte
                non un solo bisbiglio, nè un pensiero,
                non un bacio o uno sguardo sia perduto.

                Bellezza muore, e mezzanotte, ed estasi:
                che i venti dell'alba, mentre lievi
                spirano intorno al tuo capo sognante,
                mostrino un giorno di accoglienza tale
                che occhio e cuore pulsino e gioiscano,
                paghi di un mondo, il nostro, che è mortale;
                meriggi di arsura ti ritrovino
                nutrito dei poteri involontari,
                notti di oltraggio ti lascino andare
                sorvegliato da ogni umano amore.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Johnny

                  Oh, la valle in estate dove io e il mio John
                  lungo il profondo fiume andavamo su e giù
                  mentre i fiori nell'erba e gli uccelli nell'aria
                  ragionavano dolci del reciproco amore,
                  e io sulla sua spalla dicevo: "Su, giochiamo":
                  ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.

                  Oh, il venerdì ricordo, era sotto Natale,
                  quando noi due andammo a quel ballo benefico,
                  così liscia la pista e chiassosa l'orchestra,
                  e Johnny così bello che ero così fiera;
                  "Stringimi forte, Johnny, balliamo fino all'alba":
                  ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.

                  Scorderò mai la sera nel palco al gran galà
                  quando pioveva musica da ogni ugola stupenda?
                  Pendevano abbaglianti le perle e i diamanti
                  da ogni abito di seta argentata o dorata:
                  "Oh, Johnny, mi sento in cielo" io dissi in un bisbiglio:
                  ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.

                  Oh sì, ma era bello come un giardino in fiore,
                  alto e slanciato come la grande Torre Eiffel,
                  quando si spense il valzer sull'ampia promenade
                  oh, quel sorriso e gli occhi mi andaron dritti al cuore;
                  "Oh, caro Johnny, sposami, ti amerò e obbedirò":
                  Ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.

                  Oh, questa notte, Johnny, io ti ho sognato, amore,
                  su un braccio avevi il sole e sull'altro la luna,
                  tutto azzurro era il mare ed era verde l'erba,
                  ogni stella agitava un tamburello tondo;
                  io ero in un abisso giù a diecimila miglia:
                  ma tu con un cipiglio di tuono te ne andavi.
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