La luce del crepuscolo si attenua: Inquieti spiriti sia dolce la tenebra Al cuore che non ama più! Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare, Sorgenti, sorgenti che sanno Sorgenti che sanno che spiriti stanno Che spiriti stanno a ascoltare Ascolta: la luce del crepuscolo attenua Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra: Ascolta: ti ha vinto la Sorte: Ma per i cuori leggeri un'altra vita è alle porte: Non c'è di dolcezza che possa uguagliare la Morte Più Più Più Intendi chi ancora ti culla: Intendi la dolce fanciulla Che dice all'orecchio: Più Più Ed ecco si leva e scompare Il vento: ecco torna dal mare Ed ecco sentiamo ansimare Il cuore che ci amò di più! Guardiamo: di già il paesaggio Degli alberi e l'acque è notturno Il fiume va via taciturno Pùm! Mamma quell'omo lassù! "
In un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché io non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo trovato delle rose Erano le sue rose erano le mie rose Questo viaggio chiamavamo amore Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose Che brillavano un momento al sole del mattino Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi Le rose che non erano le nostre rose Le mie rose le sue rose P. S. E così dimenticammo le rose.
Più svelto, macchinista, e fammi in fretta la Springfield Line sotto il sole splendente. Via come un razzo, non fermarti mai finché non freni in Grand Central, New York. Perché ad aspettarmi c'è laggiù, in mezzo a quel salone, colui che fra tutti amo di più. Se non è lì quando arrivo in città starò sul marciapiede e piangerò. Perché è lui che voglio rimirare, l'acme di perfezione e di bontà. Se mi serra la mano e mi dice "ti amo", ed è per me un fenomeno sublime. I boschi sono tutti verdi e lustri ai lati del binario ; anche gli alberi hanno i loro amori, pur diversi dal mio. Ma il povero banchiere vecchio e obeso, in carrozza di lusso, non ha nessuno che lo ami eccetto il suo avana. Se fossi io il Capo dela Chiesa o dello Stato, m'inciprierei il naso e ordinerei a tutti di aspettare. Perché l'amore conta ed è potente ben più di un prete o di un politicante.
Pesci nei placidi laghi sfoggiano scie di colori, cigni nell'aria invernale hanno un candore perfetto e incede il grande leone per il suo bosco innocente; leone, pesci e cigno in scena e già sono andati sull'onda irruente del Tempo.
Noi, finché i giorni d'ombra son maturi, noi dobbiamo piangere e cantare del dovere il sopruso consapevole, il Diavolo nell'orgoglio, la bontà portata attentamente per espiazione o per nostra fortuna; noi i nostri amori li dobbiamo perdere, volgendo uno sguardo invidioso a ogni animale e uccello che si muove.
Sospiri per folliecompiute e dette attorcono i nostri angusti giorni, ma devo benedire e celebrare che tu, mio cigno, avendo tutti i doni che Natura impulsiva ha dato al cigno, la maestà e l'orgoglio, vi aggiungessi ieri notte il tuo amore volontario.
Sotto un abietto salice non ti affliggere più, innamorato: segua al pensiero rapida azione. A che serve pensare? La tua incessante prostrazione mostra quanto sei freddo; alzati, su, e ripiega la tua mappa di desolazione.
I rintocchi che scorrono sui prati da quella fosca guglia suonan per queste ombre senza amore che all'amore non servono. Ciò che è vivo può amare: perché ancora piegarsi alla sconfitta con le braccia incrociate? Attacca e vincerai.
Stormi di anatre in volo sul tuo capo e sanno dove andare, freddi ruscelli in corsa ai tuoi piedi e vanno verso l'oceano. Cupa e opaca è la tua costernazione: cammina, dunque, vieni, non più così tarpato in preda alla tua soddisfazione.
Posa il capo assopito, amore mio, umano sul mio braccio senza fede; tempo e febbri avvampino e cancelliano ogni bellezza individuale, via dai bambini pensosi, e poi la tomba attesta che effimero è il bambino: ma finch'è spunti il giorno mi rimanga tra le braccia la viva creatura, mortale sì, colpevole, eppure per me il bello nella sua interezza.
Anima e corpo non hanno confini: agli amanti che giacciono sul suo tollerante declivio incantato in preda al deliquio ricorrente, solenne la visione manda Venere di soprannaturale armonia, di universale amore e speranza; mentre un'astratta intuizione accende, in mezzo ai ghiacciai e fra le rupi, dell'eremita l'estasi carnale.
Passano sicurezze e fedeltà allo scoccare della mezzanotte come le vibrazioni di campana, e forsennati alla moda lanciano il loro pedantesco, uggioso grido: il costo fino all'ultimo centesimo - sta scritto in tutte le temute carte - andrà pagato, ma da questa notte non un solo bisbiglio, nè un pensiero, non un bacio o uno sguardo sia perduto.
Bellezza muore, e mezzanotte, ed estasi: che i venti dell'alba, mentre lievi spirano intorno al tuo capo sognante, mostrino un giorno di accoglienza tale che occhio e cuore pulsino e gioiscano, paghi di un mondo, il nostro, che è mortale; meriggi di arsura ti ritrovino nutrito dei poteri involontari, notti di oltraggio ti lascino andare sorvegliato da ogni umano amore.
Oh, la valle in estate dove io e il mio John lungo il profondo fiume andavamo su e giù mentre i fiori nell'erba e gli uccelli nell'aria ragionavano dolci del reciproco amore, e io sulla sua spalla dicevo: "Su, giochiamo": ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.
Oh, il venerdì ricordo, era sotto Natale, quando noi due andammo a quel ballo benefico, così liscia la pista e chiassosa l'orchestra, e Johnny così bello che ero così fiera; "Stringimi forte, Johnny, balliamo fino all'alba": ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.
Scorderò mai la sera nel palco al gran galà quando pioveva musica da ogni ugola stupenda? Pendevano abbaglianti le perle e i diamanti da ogni abito di seta argentata o dorata: "Oh, Johnny, mi sento in cielo" io dissi in un bisbiglio: ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.
Oh sì, ma era bello come un giardino in fiore, alto e slanciato come la grande Torre Eiffel, quando si spense il valzer sull'ampia promenade oh, quel sorriso e gli occhi mi andaron dritti al cuore; "Oh, caro Johnny, sposami, ti amerò e obbedirò": Ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.
Oh, questa notte, Johnny, io ti ho sognato, amore, su un braccio avevi il sole e sull'altro la luna, tutto azzurro era il mare ed era verde l'erba, ogni stella agitava un tamburello tondo; io ero in un abisso giù a diecimila miglia: ma tu con un cipiglio di tuono te ne andavi.