Amata, di quella si dolce prigionia (Musica da camera xxii) Amata, di quella si dolce prigionia La mia anima è lieta... Tenere braccia che inducono alla resa E voglion esser strette. Sempre così mi trattenessero, Felice prigioniero sarei!
Amata, quella notte mi tenta Che, nel tremante viluppo delle braccia, In alcun modo gli allarmi Possano turbarci ma il sonno A più sognante sonno si sposi e l'anima Con l'anima giaccia prigioniera.
Con la grande coppa vieni spesso tra i banchi della nave veloce, e togli i tappi agli orci panciuti; fino alla feccia spilla il vino rosso: noi, in questa guardia, non potremo essere sobri.
Sul banco della nave sta la mia focaccia impastata; sul banco della nave sta il vino d'Ismaro; disteso sul banco io bevo.
Nessuno dei cittadini, Pericle, biasimando i lutti dolorosi, gioirà con banchetti, e neppure la città. Tali sono gli uomini che l'onda del mare sonante sommerse; e gonfio di pianto è il cuore per la pena. Ma ai mali irrimediabili gli dèi, o amico, diedero la virile sopportazione come rimedio: ora uno, ora un altro ha questa sorte; su di noi adesso si è volta, e piangiamo la ferita che sanguina. Poi, di nuovo, toccherà ad altri. Ma presto, via, allontanate il lutto femmineo, e sopportate.
Se d'arder e d'amar io non mi stanco, anzi crescermi ognor questo e quel sento, e di questo e di quello io non mi pento, come Amor sa, che mi sta sempre al fianco, onde avien che la speme ognor vien manco, da me sparendo come nebbia al vento, la speme che 'l mio cor può far contento, senza cui non si vive, e non vissi anco? Nel mezzo del mio cor spesso mi dice un'incognita téma: - O miserella, non fia 'l tuo stato gran tempo felice; ché fra non molto poria sparir quella luce degli occhi tuoi vera beatrice, ed ogni gioia tua sparir con ella.
Io son da l'aspettar omai sì stanca, sì vinta dal dolor e dal disio, per la sì poca fede e molto oblio di chi del suo tornar, lassa, mi manca, che lei, che 'l mondo impalidisce e 'mbianca con la sua falce e dà l'ultimo fio, chiamo talor per refrigerio mio, sì 'l dolor nel mio petto si rinfranca. Ed ella si fa sorda al mio chiamare, schernendo i miei pensier fallaci e folli, come sta sordo anch'egli al suo tornare. Così col pianto, ond'ho gli occhi miei molli, fo pietose quest'onde e questo mare; ed ei si vive lieto nè suoi colli.