Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Scritto nel giorno in cui Leigh Hunt uscì di prigione

Benché imprigionato per aver detto il vero
a un principe adulato, il generoso Hunt,
in spirito immortale, libero si è serbato,
come nobile allodola richiamata dal cielo.
Lacchè dei Grandi, che cosa ti aspettavi?
Ch'egli avrebbe fissato i muri della cella
finché tu controvoglia ne riaprissi la porta?
No! più alta e felice era già la sua sorte!
Nelle corti di Spenser egli vagò, in pergole
leggiadre, colse magici fiori, audace risalì,
con Milton, i campi d'aria; e in feudi
a lui certi da vero genio fece inebrianti voli.
Chi potrà la sua fama funestare quando
sarete morti tu e la tua ciurma di mariuoli?
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    A mio fratello Giorgio

    Molti prodigi ho veduto stamane:
    il sole, che col primo bacio terse le lacrime
    dagli occhi dell'aurora; le corone d'alloro
    degli eletti, chine sull'aureo manto della sera;
    l'oceano, verdeazzurro, sterminato,
    e scogli, navi, grotte, aneliti e terrori;
    e la sua voce arcana che, a chi l'ode,
    fa meditare quello che sarà o è stato.
    E anche ora, Giorgio, che ti dedico il verso,
    Cinzia fra coltri di seta appena si profila,
    come fosse una sposa alla sua prima notte,
    e lascia intravedere le amorose giostre.
    Ma che sarebbero i prodigi in mare e cielo
    senza averti compagno al mio pensiero.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Il grillo dei campi e il grillo del focolare

      Mai la terrestre poesia non muore.
      Quando tutti gli uccelli al solleone
      vengono meno e stan nascosti in mezzo
      la frescura degli alberi, una voce
      corre di siepe in siepe intorno al prato
      su cui appena passò rasa la falce:
      è del grillo dei campi, il capintesta
      nel tripudio d'estate, mai godere
      non cessa, perché quando a giuochi è stanco
      posa con agio sotto una grata erba.
      Fine non ha la poesia terrestre.
      D'inverno, in una sera solitaria,
      quando il silenzio è opera del gelo,
      strepe fuor della stufa il suon del grillo
      del focolare che col caldo sempre
      viene crescendo, e a uno che smarrito
      a mezzo sta fra sonno e veglia, il canto
      par del grillo dei campi ai colli erbosi.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Sulla Gloria

        Quale febbre ha mai l'uomo! Che guardare
        ai suoi giorni mortali con il sangue
        temperato non sa, che tutto sciupa
        le pagine del libro della vita
        e deruba virtù al suo buon nome.
        È come se la rosa si cogliesse
        da sé; o quand'è matura la susina
        la sua scura lanugine raschiasse;
        o a guisa di un folletto impertinente
        la Naiade oscurasse la splendente
        sua grotta di una tenebra fangosa.
        Ma sullo spino lascia sé la rosa,
        che vengano a baciarla i venti e grate
        se ne cibino le api: e la susina
        matura indossa sempre la sua veste
        bruna, il lago non tocco ha di cristallo
        la superficie. Perché dunque l'uomo,
        importunando il mondo per averne
        grazia, deve sciupar la sua salvezza
        in obbedienza a un rozzo, falso credo?
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Le stagioni umane

          Quattro stagioni fanno intero l'anno,
          quattro stagioni ha l'animo dell'uomo.
          Egli ha la sua robusta Primavera
          quando coglie l'ingenua fantasia
          ad aprire di mano ogni bellezza;
          ha la sua Estate quando ruminare
          il boccone di miel primaverile
          del giovine pensiero ama perduto
          di voluttà, e così fantasticando,
          quanto gli è dato approssimarsi al cielo;
          e calmi ormeggi in rada ha nel suo Autunno
          quando ripiega strettamente le ali
          pago di star così a contemplare
          oziando le nebbie, di lasciare
          le cose belle inavvertite lungi
          passare come sulla siglia un rivo.
          Anche ha il suo Inverno di sfiguramento
          pallido, sennò forza gli sarebbe
          rinunciare alla sua mortal natura.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Al sonno

            O soave che balsamo soffondi
            alla quieta mezzanotte, e serri
            con attente e benevole le dita
            gli occhi nostri del buio compiaciuti,
            protetti dalla luce, avvolti d'ombra
            nel ricovero di un divino oblio.
            O dolcissimo sonno! Se ti piace
            chiudi a metà di questo, che è tuo, inno
            i miei occhi in vedetta, o attendi l'Amen
            prima che il tuo papavero al mio letto
            largisca in carità il suo dondolio.
            Poi salvami, altrimenti il giorno andato
            lucido apparirà sul mio guanciale
            di nuovo, producendo molte pene,
            salvami dall'alerte coscienza
            che viepiù insignorisce il suo vigore
            causa l'oscurità, scavando come
            una talpa. Volgi abile la chiave
            nella toppa oliata e dà il sigillo
            allo scrigno, che tace, del mio cuore.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)

              A...

              Se avessi le forme di un bel corpo virile,
              sottili i miei sospiri potrebbero echeggiare,
              come in tornito avorio, al tuo orecchio,
              trovando via al tuo cuore gentile - passione
              bene mi armerebbe all'impresa. Ma, ahimé!
              Non sono il cavaliere che uccide l'avversario,
              corazza non risplende sul mio petto elato,
              né sono l'ingenuo pastore della valle,
              le cui labbra han tremato per occhi di fanciulla.
              Eppure devo delirare per te, dirti più dolce
              delle rose melate dell'Ibla, asperse di rugiada
              così densa che inebria. Ah! tal rugiada mi giova,
              la suggerò, cogliendola, con incanti e magia,
              quando si svela il volto pallido della luna.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Lasciando alcuni amici di prima mattina

                D'oro una penna datemi, e lasciate
                che in limpidi e lontane regioni
                sopra mucchi di fiori io mi distenda;
                portatemi più bianca di una stella
                o di una mano d'angelo inneggiante
                quando fra corde argentee la vedi
                di arpe celesti, un'asse per scrittoio;
                e lasciate lì accanto correr molti
                carri color di perla, vesti rosa,
                e chiome a onda, e vasi di diamante,
                e ali intraviste, e sguardi penetranti.
                Lasciate intanto che la musica erri
                ai miei orecchi d'intorno; e come quella
                ogni cadenza deliziosa tocca,
                lasciate che io scriva un verso pieno
                di molte meraviglie delle sfere,
                splendido al suono: con che altezze in gara
                il mio spirito venne! Nè contento
                è di restare così presto solo.
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