Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Era aperta solo al tuo occhio
quella Notte oscura:
e dunque perché non li uccidesti
avanti che uccidessero?

I grandi deliravano
In parate e uniformi
E noi non capivamo.

Aquile e svàstiche
e canti di morte
salmi e canti e benedizioni
di reggimenti col teschio
sui berretti neri
sulle camice nere
sui gagliardetti neri...

E discorsi fin o all'urlo
accanito delle folle d'Europa,
della saggia e civilissima
e cristiana Europa.

Così abbiamo tutti cantato
almeno una volta
i canti della morte.

L'inizio è sempre uguale:
"Nostra è la Ragione"! E poi,
l'esaltazione degli eroi.

Poi le medaglie
e le corone e i monumenti
e i momenti del silenzio
all'Altare della Patria.

Dio, cosa costano gli eroi!
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Cuore, mio cuore...

    Cuore, mio cuore, turbato da affanni senza rimedio,
    sorgi, difenditi, opponendo agli avversari
    il petto; e negli scontri coi nemici poniti, saldo,
    di fronte a loro; e non ti vantare davanti a tutti, se vinci;
    vinto, non gemere, prostrato nella tua casa.
    Ma gioisci delle gioie e soffri dei dolori
    non troppo: apprendi la regola che gli uomini governa.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Nel giardino pubblico

      Una giovane ha appena accavallato le gambe
      E il poeta spera che il vento sia suo complice.
      Sorveglia irrispettosamente l'orlo del vestito,
      l'unica strada verso la felicità.
      La giovane sorride, estranea all'importanza della sua coscia
      parlando di profumi o ragazzi o promesse.
      E il vento soffierà
      - di fronte a tanta insistenza soffierà –
      ma la vera fortuna sta nel fatto che la mano della giovane
      scenda in tempo, e la sua pelle continui ad essere possibile.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Nella piscina dell'Hotel Siviglia

        Quella ragazza dalla pelle scura,
        quella che bacia e abbraccia lo straniero,
        con le sue trecce false, Cuba pura
        che scola birra Hatuey e usa sincera

        accento, gergo e arti di terra dura,
        l'arrangiarsi di poveri quartieri;
        quella ragazza con la vita tesa
        come un violino in preda ai desideri;

        quella ragazza con la notte accesa
        su tutto il corpo, che tiene distesa
        tutta quell'ombra sul sole d'Europa;

        quella ragazza ignora che io esisto,
        che le scrivo un sonetto, e che la vesto
        di versi in rima, mentre lui la spoglia.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Dice il nipote

          I nonni non mi piacciono perché finiscono subito.
          Sono a malapena un ginocchio ossuto, una mano
          tra i capelli,
          e diventano già una foto nella sala,
          un volto che s'allontana.

          I nonni mi spaventano perché sono molto docili,
          sanno tutto e cantano.

          I genitori dovrebbero avere i figli più da giovani,
          perché questi a loro volta avessero presto figli
          e i nonni non arrivassero tanto tardi.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Una storia banale come tante altre

            Sono arrivati all'Avana,
            passeggeri dello stesso aereo,
            vicini di posto,
            chiacchierando delle sciocchezze
            che riempiono i viaggi lunghi.

            Lei ha nascosto la macchina fotografica,
            ha comprato pizze infami,
            ha usato monosillabi per nascondere il suo accento.

            Lui parlava a voce alta
            e sorrideva per ogni cosa,
            ha visitato gli alberghi,
            ha falsificato lo stupore,
            ha affittato un'automobile.

            Lei è entrata nel mercato,
            è salita sugli autobus,
            ha visto le costellazioni
            dal lungomare,
            ha comprato e bevuto acquavite.

            Lui ha pagato le ragazze,
            ha dato mance,
            ha fatto felice un bambino
            con gomme da masticare e biro,
            ha fotografato le code e le case.

            Un giorno prima di ripartire
            si sono incontrati sotto i portici
            della Piazza d'Armi,
            soli, a tarda notte.
            E non hanno trovato nulla da dirsi.
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