Chi mi darà soccorso a l'ora estrema, che verrà morte a trarmi fuor di vita tosto, dopo l'acerba dipartita, onde fin d'ora il cor paventa e trema? Madre e sorella no, perché la téma questa e quella a dolersi meco invita, e poi per prova omai la lor aita non giova a questa doglia alta e suprema. E le vostre fidate amiche scorte, che di giovarmi avriano sole il come, saran lontane in quella altera corte. Dunque ì porrò queste terrene some senza conforto alcun, se non di morte, sospirando e chiamando il vostro nome.
A che, signor affaticar invano per ritrarvi e scolpirvi in marmi o in carte, o gli altri c'hanno fama di quest'arte, o 'l chiaro Buonaroti o Tiziano, se scolpito qual sète aperto e piano v'ho nel petto e nel fronte a parte a parte, sì che l'imagin d'indi unqua non parte, perché siate voi presso o pur lontano? Ma forse voi volete esser ritratto in sembiante leale e grazioso, qual sète a tutti in ogn'opra in ogn'atto; dove, lassa, ch'a pena dirvel oso, vi porto impresso, qual vi provo in fatto, un pochetto incostante e disdegnoso.
Deh perché non ho io l'ingegno e l'arte di Lisippo e d'Apelle, onde potessi il viso, che per sole al mondo elessi, dipinger e scolpir in qualche parte, poi che non posso ben ritrarr'in carte, com'avrian con lo stile ritratto essi, le mie due stelle, la cui luce impressi pria sì nel cor, che d'indi non si parte? Perch'io rimarrei sol con un tormento d'amar e sospirar, e 'l cor saria d'ogni altra cura poi pago e contento; dov'or piango l'acerba pena mia, e piango ch'atta a pinger non mi sento al mondo il mio bel sol quanto devria.
Qualcuno dei Sai si vanta del mio scudo, che presso un cespuglio - arma gloriosa - lasciai non volendo. Ma salvai la mia vita. Quello scudo, che importa? Vada in malora. Un altro ne acquisterò, non meno bello.
Non amo un generale alto, che sta a gambe larghe, fiero dei suoi riccioli e ben rasato. Uno basso ne voglio, con le gambe storte, ma ben saldo sui piedi, e pieno di coraggio.