Poesie d'Autore


Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
Non ho dormito prima ch'era notte,
ho atteso te, mio sole, cuore e luce,
ché nell'acqua riversa del tuo cielo
riesci a far risorgere ogni incendio,
fiamma che esprime altro desiderio,
altra tensione da quella degli esseri.
Con i tuoi raggi, lingue scese al fondo
d'un mare d'aria fino a questi occhi,
vedi che ora il sonno è il mio volerti
qui, nel carbone nero in cui è sepolta
la mia pelle che sembra ormai il passato.
Poiché credo a quest'unico miracolo:
la notte che io penso di lasciare
nel suo sepolcro, nell'inesistenza,
si ripresenta, quotidiana morte,
cenere tutta. Un'unica scintilla
puoi scatenare, ch'io riveda ancora
quell'ultima mia stella ch'è il mio sogno.
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Luce

    Un egoismo d'incondivisione,
    ché non vuoi che nessuno
    goda con te al tuo fianco del tuo essere
    vittoria anche soltanto all'apparenza.
    Il mio sguardo, il suo inchiostro non arriva
    a toccare il tuo foglio, ed al suo scriversi
    cade in sé stesso nel suo più profondo,
    ricade ancora quando si rialza.
    E non porti una goccia del tuo corpo
    evanescente a illuminare l'antro
    d'un timido riflesso che sia un sogno,
    né bevo un sorso del tuo vino sobrio.
    Luce, che hai solo il buio per nemico,
    che sei pronta a combattere a distanza,
    vergine sposa ch'hai scelto te stessa:
    vedi avversario l'uomo che ti implora?
    Sono la pelle che ti rassomiglia
    nel colore ed è un caso se dispersa
    fu in me dal primo giorno ch'io ricordi
    l'anima buia che mi porto dietro.
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Ti nutri presso ciò che ha scritto l'uomo,
      a un bianco paradiso che nei suoi
      migliori esempi reca con l'inchiostro
      impronta nera, emblema di quell'ombra
      oscura e più profonda del suo male.
      E Dio fin lì è arrivato, lì è disceso!
      Quanta fatica a conquistare tutto
      quello che m'è possibile sapere,
      quanta disparità tra uomo e uomo!
      E quale cambio potrà avere un giorno
      luogo nel cielo quando tutto ciò
      che c'era qui lì avrà la sua scomparsa:
      la Tua mano benigna terrà aperta
      sul tavolo celeste che non spegne
      il suo colore nell'eternità:
      per me e chiunque se saremo salvi
      avrai aperto una pagina che a caso
      ci può sembrare adesso, ma che allora
      sarà soltanto quella la mia, nostra
      o vostra solo. E la si leggerà:
      si farà una cultura della luce!
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        E la notte soffriva nel mio corpo
        ché chiusa era la bocca del suo petto:
        era l'avere un sonno senza sogni
        non era la bugia smascherata
        da lampioni, fanali, uccelli, grida,
        era la notte inilluminabile,
        quella in cui il sangue correva a pestare
        come se fosse un labbro la parola
        del sorriso lunare dello scheletro.
        Era la notte estrema radicale
        il compimento della metanotte.
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Prendi il tuo cuore e posalo al tuo palmo,
          strazio del non avergli dato un corpo
          permanente nell'immortale vita,
          rendilo dolce dono sacrificio,
          il sangue necessario della luce
          d'un biondo che va ormai oltre il candore
          raggiunga, nutra, abbeveri ogni essere
          che nello sguardo in cui la vita è anima
          rimanga e si rafforzi alle sue labbra.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Il cielo spalancava la ferita,
            il suo cuore restava definito,
            ma i rivoli dei raggi zampillavano
            soffusamente ovunque. Mi macchiava
            l'anima dello sguardo liberatasi
            dal corpo delle palpebre, al momento
            di quella morte ch'era il mio risveglio,
            dopo la lunga vita del suo sonno.
            Mi sembrava chiamare con il grido
            della materia ch'era senza voce
            a che li richiudessi e la zittissi
            e ritrovasse in me la buia crosta
            che invocava – credette di morire.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Un vino come un sangue della luce
              ed essa come un corpo e come un pane.
              L'Ultima Cena avvenne al suo tramonto
              quando in ginocchio all'orto del suo mare
              pregò, l'oscura crosta della sera
              taceva gli urli delle sue ferite
              e il suo martirio, cominciato all'alba.
              Ed elevati i piedi dalla terra,
              il volto puro ormai si confondeva
              col suo sudario, senza essere dentro
              alcun sepolcro, ancora sulla croce
              d'un quartetto di raggi ch'alla vista
              sembravano spiccare sui restanti.
              Issatosi alla massima collina
              del Golgota celeste d'ogni ora,
              fece soffrire agli occhi peccatori
              il centro della sua crocefissione.
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