Poesie d'Autore


Scritta da: Blu Finch
in Poesie (Poesie d'Autore)

E lucevan le stelle...

E lucevan le stelle,
e olezzava la terra,
stridea l'uscio dell'orto
e |un| passo s|fio|rava la |re|na.
Entrava ella, |fra|grante,
mi cadea fra le braccia.
Oh! Dolci |baci|, o languid|e| |carezze|,
mentr'io |freme|nte
le belle form|e| di|scioglie|a da|i| |veli|!
Svanì |per| sempre |il| |sogno| mio |d'amore|...
l'ora è |fugg|ita,
e muoi|o| disperato,
|e| muoio |disperato|!
E non ho |am|at|o| mai |tanto| la vita!
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Morte per api

    Ma io, passando d'estate
    nel materno respiro d'un tramonto
    fuori città – l'anima spalancata
    nella sacralità di quel raggiante
    disfacimento... Potevo immaginare
    che un prato più splendente della bracia
    mi alzasse contro un nuvolo di fiele.
    Cadendo, non mi dolse
    tanto il morire, quanto la ferocia
    dei distillatori di miele.
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Bilancia

      E più spesso la notte, quando scorre
      senza difesa il rivolo dell'anima,
      ecco – si leva un vento
      fuori stagione, come questo in sonno
      sento baciare i muri della casa,
      fra bisbigli di nidi e di fogliami
      già trapassati: e invasa mi sorprende
      di fantasmi d'amore, con ludibrio
      e gaudio insostenibile. Chè ormai
      già l'autunno s'appresta
      e la rondine già scruta la rotta.
      E pende fra uno sciame alto di stelle
      dall'abisso notturno la Bilancia:
      sopra il vivere mio lucida, esatta,
      non turbata da venti, in equilibrio
      fra il cielo già trascorso e quel che resta.
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Stigmata

        Qui dunque fui bambina. Alla marina
        crescevo accanto: l'anima digiuna
        d'ogni perché - famelica altrettanto.
        Gigli ad oriente, la riva era una spada.
        Stupendo sacrilegio imporvi un segno
        - l'arco del piede - premere col viso
        La freschezza deposta dalla luna.
        Il mare straripava nel sereno
        a livello dei cigli. Ah, la bellezza
        che pativo, non mia, che mia stringevo
        in quel primo singhiozzo di creatura
        che s'arrende all'immenso - era già il pegno,
        la stigmata che in me sfolgora e dura.
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Avvento

          Mi scinderò dalla perpetua danza,
          dal flusso senza fine che mi porta,
          creatura di lucente libertà
          - io - che piangete morta.
          Invaderò la casa: un solo giro
          come fa il lampo.

          In consistenza d'aria
          assumerò il colore d'ogni stanza.
          Senza toccar le cose - non ho mani -.
          Senza lasciare firme sugli specchi
          - non ho respiro -.

          Vi stupirà la tenda
          che ferma taglia un brivido,
          il vermiglio tumulto dei gerani,
          lo scompiglio dei libri nell'eremo
          della scansia. Poi, subito riemersi
          come statue da un vento:
          "Che cosa è stato" attoniti
          vi chiederete. Diletti, non v'offenda
          se durerà il mio avvento solo l'attimo
          di rifluire via.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Figlia

            La mia giovane figlia, se la vita
            la spaura nell'anima – che un posto
            cercandosi, in nessuno si fa quieta-,
            si stringe chiusa, dura,
            come nelle sue ciglia
            la margherita sotto il temporale.
            Ieri sera era triste: e col suo male
            s'aggruppava nel sonno. Ma il mattino,
            dritta come una pianta,
            spensierata, m'è presso il capezzale,
            che con l'aroma del caffè mi canta
            "sveglia", col carillon del cucchiaino.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Tu sapessi

              Tu, che senza sospetto mi sei amico,
              non osare cercarmi. Tu sapessi.
              Quest'amore che s'apre a tradimento
              dentro di me – questo coltello a scatto,
              affilato in cantine d'insonnia
              e di vergogna, sepolto nel cuscino
              a tormento dei sogni – cerca te.
              M'inebrio al colpo che t'assalirebbe
              all'altezza dell'anima. M'inebria
              pensare come il volto
              ti si farebbe pallido, e smarrita
              l'onestà dello sguardo.
              Chiaro sguardo – offuscato.
              Animo – morsicato. Per mia colpa.
              Tua Eva, divenuta, tuo serpente –
              io – battezzata!
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Strada

                Di luglio, al lungo sole della sera
                le case stanno appese
                in un silenzio d'arnia dopo il volo.
                Ragazzi se ne vanno alti leggeri
                giù per la via. Farfalle
                svolano le ragazze.
                All'ombra delle tende azzurre gialle
                approda il vecchio. Siede,
                guarda intorno la scena: mitemente
                nel suo castello d'ossa si consola
                di farne ancora parte.
                Ma l'anima – è in disparte.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Sonno

                  Mia madre dorme,
                  sul cuscino il profilo di medaglia,
                  scaldandosi un tremulo ghiro
                  di respiro in fondo alla gola.
                  Dorme con due collane
                  di rughe allacciate alla nuca,
                  il sopracciglio
                  in pieghe di pacata meraviglia.
                  I capelli riposano leggeri
                  nell'ombra che al suo corpo fa da culla.
                  Ma la mano s'è arresa,
                  crocefissa alla vita.
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