Quando piombi nella disperazione più cupa, ti si offre l'opportunità di scoprire la tua vera natura. Proprio come i sogni prendono vita quando meno te lo aspetti, così accade per le risposte ai dubbi che non riesci a risolvere. Lascia che il tuo istinto tracci la rotta per la saggezza, e fa che le tue paure siano sconfitte dalla speranza.
Andavo a ballare a Chandlerville e giocavo alle carte a Winchester. Una volta cambiammo compagni ritornando in carrozza sotto la luna di giugno, e così conobbi Davis. Ci sposammo e vivemmo insieme settant'anni. Filavo, tessevo, curavo la casa, vegliavo i malati, coltivavo il giardino e, la festa, andavo spesso per i campi dove cantano le allodole, e lungo lo Spoon raccogliendo tante conchiglie, e tanti fiori e tante erbe medicinali- gridando alle colline boscose, cantando alle verdi vallate. A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto, e passai ad un dolce riposo. Cos'è questo che sento di dolori e stanchezza e ira, scontento e speranze fallite? Figli e figlie degeneri, la Vita è troppo forte per voi- ci vuole vita per amare la Vita...
Se ne stava tranquillo come un giorno di Natale. Seduto per terra fumava fumava e faceva grandi anelli di fumo.
"Ecco i cerchi, i grandi cerchi della vita. Qui dentro vivono le mie storie. Io le vendo, signori, anche per un sorriso"
Era un venditore di storie come ce ne sono tanti. Aveva i capelli lunghi, molto lunghi, ed anche la barba era lunga. Non piangeva ma soprattutto non rideva. Non aveva voglia di ridere, guardava solo il volto e poi gli occhi dei passanti.
"Sono un venditore di storie, diceva, chi le vuole? Non abbiate paura di me, non faccio del male a nessuno io. Sono un uomo, non sono la vostra coscienza e nemmeno vostro padre. Io vendo storie, storie vere s'intende, ma anche possibili. Ne ho per tutti i gusti, posso farle su misura perché conosco il segreto dei vostri desideri. So come siete fatti e quello che pensate. Conosco le vostre donne quando sono femmine. Conosco le vostre paure quando perdete una battaglia od una guerra. Io vendo vita, signori, non fumo come i quotidiani che leggete"
Il venditore di storie s'era chinato come se soffrisse, prese a tossire e a ridacchiare e si accendeva una sigaretta dopo l'altra. Sputava ora a destra ora a sinistra ed anche al centro della strada nonostante la gente avesse cominciato a pressarlo. Si leccava
"Guardatemi, queste sono ferite che non fanno male. Sono ferite d'amore che voi non potete conoscere poiché non potreste sopportarle e morireste. Ma non racconterò questa storia perché è la mia e il prezzo che chiederei non potreste pagarlo. Vorrei raccontare invece di chi seduce le vostre mogli, di chi modifica il cervello degli uomini sulla terra, di chi distrugge i vostri figli penetrando le loro menti per renderle qualunquiste e mai appagate. Le mie storie, signori vivono l'aria di queste vostre città malate, l'aria d'impossibili felicità che vi giocate al gioco della fortuna ogni giorno perché sempre volete qualcosa di più. Quanto tempo sprecato in piazza in 100 in 1000 in 10. 000 perché soffrite l'aria dei vostri vuoti dei silenzi rappresi del vostro essere niente in queste città che avete reso insane dove muoio ogni giorno come uomo ridotto ad unità produttiva senza più anima e senza più significato. È troppo alto il prezzo del coraggio per fare come me che ho abbandonato tutto per venire a morire qui tra voi per raccontare le storie che dovrebbero farvi tremare la mente e il cuore"
Le sue parole erano divenute gelide come l'inverno e sembrava aspettare un cenno. D'improvviso cacciò un urlo e s'accasciò al suolo. Aveva sulla bocca una piega amara e sul volto una maschera di sangue e fango. Tutti fuggirono, solo un bimbo con una pietosa mano piena di speranza accarezzò i suoi lunghi capelli e restò accanto al venditore di storie steso agonizzante insanguinato come un vitello colpito quasi certamente ad una tempia da un sasso al centro d'una piazza di una grande città in un giorno d'inverno dell'anno che più vi piace.
È la Liguria terra leggiadra. Il sasso ardente, l'argilla pulita, s'avvivano di pampini al sole. È gigante l'ulivo. A primavera appar dovunque la mimosa effimera. Ombra e sole s'alternano per quelle fondi valli che si celano al mare, per le vie lastricate che vanno in su, fra campi di rose, pozzi e terre spaccate, costeggiando poderi e vigne chiuse. In quell'arida terra il sole striscia sulle pietre come un serpe. Il mare in certi giorni è un giardino fiorito. Reca messaggi il vento. Venere torna a nascere ai soffi del maestrale. O chiese di Liguria, come navi disposte a esser varate! O aperti ai venti e all'onde liguri cimiteri! Una rosea tristezza vi colora quando di sera, simile ad un fiore che marcisce, la grande luce si va sfacendo e muore.
Melanconica diva che conforti di questa vita i passi a non vil meta, tu che a te stessa or premio in fronte porti fulgor divino che i tuoi figli allieta deh accostati e col plettro che t'india l'alma inebria dell'alta melodia. Di me non parlo. Uso a bever dà primi stadii d'esto viaggio i tuoi concerti rammento che per te fia ch'io me estimi tenendo ad alte cose i sensi intenti. Sempre di me scontento io vissi quando il tuo ben suon venne per me mancando. T'accorgi forse o cara, come ognuno fugge i soave accenti e sdegni porre sulle corde le dita in opportuno tempo temendo le tue note sciorre? Ah no per Dio, prosegui, e sia ricchezza non di favore altrui, ma di franchezza. Chi conosce la vita, e non ignora in parte almen del cuore uman la forma scuserà se verranti intorno ancora genti che non sedusse audace forma fuggente dove il mal desìo lo spinge, che fortuna or abbraccia ed or respinge.