Scritta da: Anna De Santis
in Poesie (Poesie d'Autore)
Nessuno mai...
Smembrato il mio corpo
ogni centimetro di pelle un peccato
dentro e fuori
tutti mi hanno posseduto
ma in fondo nessuno mai
mi ha veramente avuto.
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Smembrato il mio corpo
ogni centimetro di pelle un peccato
dentro e fuori
tutti mi hanno posseduto
ma in fondo nessuno mai
mi ha veramente avuto.
Non incolpare nessuno,
non lamentarti mai di nessuno, di niente,
perché in fondo
Tu hai fatto quello che volevi nella vita.
Accetta la difficoltà di costruire te stesso
ed il valore di cominciare a correggerti.
Il trionfo del vero uomo
proviene delle ceneri del suo errore.
Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
affrontala con valore e accettala.
In un modo o in un altro
è il risultato delle tue azioni e la prova
che Tu sempre devi vincere.
Non amareggiarti del tuo fallimento
né attribuirlo agli altri.
Accettati adesso
o continuerai a giustificarti come un bimbo.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
e che nessuno è così terribile per cedere.
Non dimenticare
che la causa del tuo presente è il tuo passato,
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.
Apprendi dagli audaci,
dai forti
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto
pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.
I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
Impara a nascere dal dolore
e ad essere più grande, che è
il più grande degli ostacoli.
Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.
Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell'alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
Mia dolce gabbianella con fame d'amore,
che dall'alto m'osservi e mi vorresti mangiare,
io guardo i tuoi occhi e mi sento volare,
mentre nuoto da anni nel profondo del mare.
Tu parli una lingua che non posso capire,
a volte mi sfiori e mi sento sfinire,
sognando quel giorno, per donarti il mio amore,
e sentirmi morire sfamando il tuo cuore.
Cade una foglia
dietro i vetri appannati
un uccello si posa sul mio ramo
ti guardo e ti accarezzo
per non svegliarti... ti amo, sussurro piano
ma tu fai finta di dormire
e mi sfiori la mano.
Hai voluto accontentare ogni mia voglia
oltre un si non esiste niente
tutto il mondo per sempre dimenticato
e questo mio cuore sente
che il tempo per un attimo si è fermato.
Ancora un si e ti ho di nuovo amato
ho sentito mio quello che di te ho sempre desiderato
in abbraccio mai finito
In un bacio, in un respiro mio...
Di nuovo guardo quella finestra
fuori il tempo passa e non resta
splende il sole, poi la notte
ma a noi quel si ci basta.
Voglio che tornando tu trovi una paroletta del tuo amico stasera.
Ho un desiderio desolato di te stasera. Ahimè stasera e sempre.
Ma stasera il desiderio è di qualità nuova.
È come un tremito infinitamente lungo e tenue.
Sono come un mare in cui tremino tutte le gocciole,
tremano tutte le ali dell'anima,
tremano tutte le fibre dei nervi,
tremano tutti i fiori della primavera
e anche le nuvole del cielo
e anche le stelle della notte
e anche la piccola luna trema.
Trema sui tuoi capelli che sono una schiuma bionda.
Ho la bocca piena delle tue spalle,
che sono ora come un fuoco di neve tiepida disciolta in me.
Godo e soffro.
Ti ho dentro di me e vorrei tuttavia sentirti sopra di me.
Non mi hai lasciato tanta musica partendo.
Stanotte tienimi sul tuo cuore,
avvolgimi nel tuo sogno,
incantami col tuo fiato,
sii sola con me solo.
Oh melodia melodia...
Tremano tutte le gocciole del mare.
Più degna di vederlo, potrò essere
Perché il lungo Impedimento - la Grazia - in Me -
Con Estati, e con Inverni, farà crescere,
Trascorso qualche Anno - Un aspetto mi darà
Da farmi la più bella della Terra -
l'Attesa - allora - apparirà così preziosa
Che attribuirò una pena dimezzata
Alla colpa di esser stata scelta - allora -
è tempo di pregustare il Suo Sguardo -
Dapprima - Delizia - e poi - Sorpresa -
Quel volgersi ripetuto al mio volto
Per Accertare che sia la Grazia -
Lasciata dietro di sé Un Giorno - Tanto minore
Da cercare la Prova, che Quella - sia Questa -
Io devo solo non diventare così nuova
Da farlo sbagliare - e chiedere di me
a me - quando subito verso la Porta
Andrò - per non andare più Altrove -
Io devo solo non tramutarmi in così bella
Da farlo sospirare - "l'Altra - Lei - Dov'è?"
L'Amore, tuttavia, m'istruirà a dovere
Sarò perfetta - ai Suoi occhi -
Se Egli percepirà l'altra Verità -
In una più Eccellente Gioventù -
Com'è dolce non essersi privata Invano -
Ma guadagnare - con la perdita - Col Dolore - ottenere -
La Bellezza che Lo compensi al meglio -
La Bellezza della Domanda - Acquietata.
Tra ciò che vedo e dico,
tra ciò che dico e taccio,
tra ciò che taccio e sogno,
tra ciò che sogno e scordo,
la poesia.
Scivola
tra il sì e il no:
dice
ciò che taccio,
tace
ciò che dico,
sogna
ciò che scordo.
Non è un dire:
è un fare.
È un fare
che è un dire.
La poesia
si dice e si ode:
è reale.
E appena dico
è reale,
si dissipa.
È più reale, così?
Le favole dove stanno?
Ce n'è una in ogni cosa:
nel legno del tavolino,
nel bicchiere, nella rosa.
La favola sta lì dentro
da tanto tempo, e non parla:
è una bella addormentata
e bisogna svegliarla.
Ma se un principe, o un poeta,
a baciarla non verrà
un bimbo la sua favola
invano aspetterà.
Dita bianche di trucco
inganni al mascara di risa compiaciute.
Mano pesante per angoli rossi in su
di una bocca triste, e ci sei tu...
occhielli dalla porta credendo
che non finisca mai la ridda del mio spirito.
Salti su stupito, gioioso,
ma ora che il giaco della lacrima finta
non mi difende più, mi contempli affranto.
Bambino, il clown è morto di tristezza.