In realtà c'erano diversi tipi di silenzi: quello della notte. Ci era necessario; quello del compagno che ci lasciava piano; quello che osservavamo in segno di lutto; quello del sangue che circola lento; quello che ci ragguagliava sugli spostamenti degli scorpioni; quello delle immagini che ci passavamo e ripassavamo nella mente; quello delle guardie che tradiva stanchezza e routine; quello dell'ombra dei ricordi bruciati; quello del cielo plumbeo di cui non ci perveniva quasi nessun segno; quello dell'assenza, l'accecante assenza della vita. Il silenzio più duro, più insopportabile, era quello della luce. Un silenzio potente e molteplice. C'era il silenzio della notte, sempre uguale, e poi c'erano i silenzi della luce. Una lunga e interminabile assenza.
Prima di te... ho amato intensamente amando sempre la metà. Ho guardato mille orizzonti senza vederne nessuno. Ho visto nascere mille albe senza assaporarne nessuna.
Ho vissuto mille emozioni vivendole solo in parte. Prima di te la mia vita era piena ma era piena a metà. Dipingevo con colori sbiaditi e note malinconiche. Sorridevo senza sorridere vivevo senza vivere respiravo senza respirare.
Ora vivo il pieno di ogni respiro di ogni tramonto, di ogni alba. Le stelle illuminano la notte più buia, mi fanno sentire viva anche quando il dolore sembra uccidere.
Prima di te avevo tutto senza avere nulla, senza comprendere quello che stavo perdendo.
Ora... ho solo un sogno frammenti di un "poteva" ma quel "poteva" mi riempie la vita dando un senso speciale ad ogni mio sospiro perché sospirando "vivo".
Decisione mai presa avevo tempo mi dicevo ed i giorni passavano, senza la mia resa e questo tormento che non mi dà pace. Il mio peccato ormai senza forze, qui giace ha preso forza da una giustificazione che quello che si fa con amore avrà il perdono a qualunque condizione. Sicuramente avrò sbagliato ma se riesco ancora a pensarti e tremare a distanza di anni vuol dire che è così che doveva andare non ci sarà futuro per noi ma se ti voglio devo pazientare non ci sarà mai un figlio che potrai chiamare che possa avere i tuoi occhi, da cullare. Ogni speranza per noi sicuramente si perde nell'aspettare il momento che deve sempre arrivare. Mi basti tu, mi basta il tuo amore e quel momento alla finestra col fiato in gola prima di arrivare. Forse mi perderò tra il bianco dei tuoi capelli per ora non posso dirti basta e questo sentimento più forte del tormento sicuramente alla fine resta. Appassirò come un fiore reciso che piano piano muore ad uno ad uno perderò i mie petali felice perché avrò goduto tutto il giorno del tuo caldo sole.
Hai abbracciato la morte con la forza della solitudine. Il peso dei troppi errori ti ha tolto l'ultimo sorriso.
Hai abbracciato la morte consapevole di farlo, sfinito dai tormenti consumato dai ricordi.
Hai abbracciato la morte con la forza della rassegnazione, con la stanchezza del dolore e la fatica del tempo
Hai abbracciato la morte pieno di tutto, svuotato di tutto con una sola certezza: aver vissuto un tempo pieno di sogni non vissuti.
Hai abbracciato la morte senza più vita in corpo, con un sorriso ormai spento di chi troppo ha avuto senza aver avuto nulla.
Hai abbracciato la morte tormentato da mille dubbi ma con una sola grande certezza: la dignità di un grande amore, quello verso i tuoi figli. Quell'affetto non sempre compreso, spesso celato da gesti inspiegabili da errori quasi imperdonabili di un uomo pieno d'orgoglio, ma colmo d'amore.
Ti muovi piano per non far rumore in bocca ho ancora il tuo sapore sulla mia pelle il tuo odore. Solo per te amore, che piano la mattina mi svegli con una carezza e quell'odore di caffè nella cucina... è nato tutto per una scommessa ed ora io sono perso per te che sei sempre la stessa ma con occhi diversi ti vedo e forse non credo ma a volte la vita riserva sorprese e ti aspettavo forse con le parole sospese senza poi capire dove vai a finire. Solo per te che hai saputo cambiare quello che un tempo non sapeva amare adesso un fiore di cui mi vergognavo sarà il perdono per il peccato di averti preso senza averti mai cercato. Per te che dividerai i miei giorni e tutti i desideri per te che non c'eri ed era ieri mi farò angelo e demone come tu vorrai dimmi ora che mai te ne andrai.
Traccio un solco per terra, in riva al mare: e la marea subito lo spiana. Così è la poesia. La stessa sorte tocca alla sabbia e tocca alla poesia al via vai della marea, al vien-vieni della morte.
Vengano infine le alte allegrie, le ardenti aurore, le notti calme, venga la pace agognata, le armonie, e il riscatto del frutto, e il fiore delle anime. Che vengano, amor mio, perché questi giorni son di stanchezza mortale, di rabbia e agonia e nulla.
Se stamo qui stasera è pe salutà un amico pe ricordà un fratello che se chiamava Rino. So annato lì ar Verano solo pe fa un saluto perché, lo posso dì, co te ce so cresciuto. Ce fosse un monumento, verrebbero in milioni a rende omaggio ar genio che cantava le canzoni. Ah Rino, quella notte è stata un po' puttana l'incrocio maledetto, là sulla Nomentana. Un improvviso schianto, lontano dar mattino te s'è portato via quer boja der destino.
Che avresti detto oggi de quello che succede avresti aperto l'occhi a chi più nun ce vede. Se fossi ancora vivo saresti un po' incazzato e come la Guzzanti, verresti censurato. Se avessi ancora voce, faresti tutti i nomi come er buffone smaschera l'impicci dei padroni.
Qui nun c'è Gianna, Aida, né Berta che filava e quando tramonta il sol, Maria se n'è già andata. Malgrado i cambiamenti, sto cielo è sempre blu è sempre der colore che l'hai lasciato tu.
De artisti come te io oggi me li sogno ma forse più der cielo, ce n'ha bisogno er mondo. E le poesie che hai scritto, so come aghi de pino ce basterà raccoglierli, e ovunque sei, ciao Rino.