Poesie d'Autore


in Poesie (Poesie d'Autore)
Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d'acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all'albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell'esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d'ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Mamm'Emilia

    In te sono stato albume, uovo, pesce,
    le ere sconfinate della terra
    ho attraversato nella tua placenta,
    fuori di te sono contato a giorni.

    In te sono passato da cellula a scheletro
    un milione di volte mi sono ingrandito,
    fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.
    Sono sgusciato dalla tua pienezza
    senza lasciarti vuota perché il vuoto
    l'ho portato con me.

    Sono venuto nudo, mi hai coperto
    così ho imparato nudità e pudore
    il latte e la sua assenza.
    Mi hai messo in bocca tutte le parole
    a cucchiaini, tranne una: mamma.
    Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra
    quella l'insegna il figlio.
    Da te ho preso le voci del mio luogo,
    le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
    da te ho ascoltato il primo libro
    dietro la febbre della scarlattina.
    Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
    a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
    a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
    e ho macchiato la tavola,
    non ti ho messo un nipote sulle gambe
    non ti ho fatto bussare a una prigione
    non ancora,
    da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo,
    a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
    non sono stato figlio.
    Da te ho preso gli occhi chiari
    Non il loro peso
    a te ho nascosto tutto.
    Ho promesso di bruciare il tuo corpo
    di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
    fratello vulcano che ci orientava il sonno.
    Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone
    all'ora dell'arcobaleno
    che ti faceva spalancare gli occhi.
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      Scritta da: Brunason
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Voglio sapere chi sei

      Voglio sapere chi sei

      non mi interessa sapere cosa fai per vivere.
      Voglio sapere quello che desideri ardentemente e se osi sognare ciò che il Tuo cuore brama!

      Non mi interessa quanti anni hai...
      voglio sapere se rischieresti di renderti ridicolo per amore, per i Tuoi sogni, per l'avventura di esistere!

      Non mi interessa quanti pianeti quadrano la Tua luna...
      voglio sapere se hai toccato il centro della Tua sofferenza, se i tradimenti della vita Ti hanno aperto o Ti sei accartocciato e chiuso per paura di altro dolore!

      Voglio sapere se puoi sedere col dolore, mio o Tuo, senza muoverti per nasconderlo o logorarlo o ripararlo!
      Voglio sapere se puoi stare con la gioia, mia o Tua, se puoi danzare selvaggiamente e lasciare che l'estasi Ti riempia fino alla punta delle dita delle mani e dei piedi senza avvertirci di stare attenti, di essere realistici, o di ricordarci i limiti dell'essere umani!

      Non mi interessa sapere se la storia che racconti è vera...
      voglio sapere se sei in grado di deludere un altro per essere fedele a Te stesso, se puoi sostenere l'accusa di tradimento senza tradire la Tua stessa anima!
      Voglio sapere se puoi essere fedele, perciò degno di fiducia!
      Voglio sapere se puoi vedere la bellezza, anche quando non è bello ogni giorno!
      Voglio sapere se puoi vivere col fallimento, il Tuo e il mio, e saper stare ancora sulla riva di un lago a gridare alla luna argentea: si!

      Non mi interessa sapere dove vivi e quanti soldi hai...
      voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una notte di dolore e disperazione, consumata fino all'osso, e fare ciò che deve essere fatto con i bambini!

      Non mi interessa sapere dove o cosa o con chi hai studiato...
      voglio sapere cosa Ti sostiene quando tutto casca!

      Voglio sapere se puoi stare solo con Te stesso e se ami veramente la compagnia che tieni a Te stesso nei momenti vuoti!
      Composta domenica 9 maggio 2010
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        Scritta da: Antonino Gatto
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Lucciola fra le zanzare

        Alcune parole le senti sulla pelle,
        come salsedine in riva al mare,
        ed accarezzano i tuoi pensieri,
        mentre passi il tempo ad aspettare.
        Soffochi le sensazioni,
        mettendo in dieta anche il tuo cuore,
        perché vivendo sopra l'asfalto,
        non puoi sapere cos'è l'amore.
        La luce brilla nei tuoi dolci occhi,
        spenti soltanto per una notte,
        lanciando urla nel tuo silenzio,
        mentre qualcuno ti prende a botte.
        Tutti parlano delle tue scelte,
        ma non conoscono la tua famiglia,
        intanto vogliono solo il tuo corpo,
        e se ne fregano se hai una figlia.
        Forte nella tempesta,
        lucciola fra le zanzare
        prendi il coraggio di dire basta,
        inizia a vivere, se vuoi volare!
        Composta domenica 9 maggio 2010
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          Scritta da: Marco Panizza
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Rosso di un maggio

          Quando arrivò il tempo e mi restituì i nostri colori
          tremavo di rosso finito e donavo al mio capo l'allegro e l'artificio.
          Albe finite, vecchie e sfruttate
          del mai banale a chiedermi il conto
          del mai banale a sfuggir la pena.
          Del mai banali a evitarci la cena.

          Rosso d'orgasmi, d'incognita amore
          di corse infinite a raggiungerci insieme
          di giochi griffati rimasti nei muri.

          Parole ai poeti
          a liftingare anime, a melodiar ricordo
          a protegger l'impavido che speranzio fragolea una nuova stagione
          che questo tempo
          troppo presto darà.
          Composta sabato 8 maggio 2010
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