Poesie d'Autore


Scritta da: Anna De Santis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Cosa sarei...

Un attimo... un respiro
e poi ti racconterò.
Quanto tempo abbiamo
quanto tempo resta a questo amore
eppure nato e cresciuto
senza mai pensare
abbiamo tutti e due donato
quello che c'era in noi
senza risparmiare
ed ora non c'è tempo di parlare...
Cosa è successo... te ne devi andare
sempre di fretta
non sò cosa pensare.
Cosa sarei senza le tue mani
una donna persa
senza mai un domani da aspettare
senza più speranza senza futuro...
Eppure se mi vieni più vicino
forse possiamo riprovare...
parlare ancora o stringersi senza spiegare.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Violina Sirola
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Bruto minore

    Poi che divelta, nella tracia polve
    Giacque ruina immensa
    L'italica virtute, onde alle valli
    D'Esperia verde, e al tiberino lido,
    Il calpestio dè barbari cavalli
    Prepara il fato, e dalle selve ignude
    Cui l'Orsa algida preme,
    A spezzar le romane inclite mura
    Chiama i gotici brandi;
    Sudato, e molle di fraterno sangue,
    Bruto per l'atra notte in erma sede,
    Fermo già di morir, gl'inesorandi
    Numi e l'averno accusa,
    E di feroci note
    Invan la sonnolenta aura percote.

    Stolta virtù, le cave nebbie, i campi
    Dell'inquiete larve
    Son le tue scole, e ti si volge a tergo
    Il pentimento. A voi, marmorei numi,
    (Se numi avete in Flegetonte albergo
    O su le nubi) a voi ludibrio e scherno
    È la prole infelice
    A cui templi chiedeste, e frodolenta
    Legge al mortale insulta.
    Dunque tanto i celesti odii commove
    La terrena pietà? dunque degli empi
    Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta
    Per l'aere il nembo, e quando
    Il tuon rapido spingi,
    Né giusti e pii la sacra fiamma stringi?

    Preme il destino invitto e la ferrata
    Necessità gl'infermi
    Schiavi di morte: e se a cessar non vale
    Gli oltraggi lor, dè necessarii danni
    Si consola il plebeo. Men duro è il male
    Che riparo non ha? dolor non sente
    Chi di speranza è nudo?
    Guerra mortale, eterna, o fato indegno,
    Teco il prode guerreggia,
    Di cedere inesperto; e la tiranna
    Tua destra, allor che vincitrice il grava,
    Indomito scrollando si pompeggia,
    Quando nell'alto lato
    L'amaro ferro intride,
    E maligno alle nere ombre sorride.

    Spiace agli Dei chi violento irrompe
    Nel Tartaro. Non fora
    Tanto valor né molli eterni petti.
    Forse i travagli nostri, e forse il cielo
    I casi acerbi e gl'infelici affetti
    Giocondo agli ozi suoi spettacol pose?
    Non fra sciagure e colpe,
    Ma libera né boschi e pura etade
    Natura a noi prescrisse,
    Reina un tempo e Diva. Or poi ch'a terra
    Sparse i regni beati empio costume,
    E il viver macro ad altre leggi addisse;
    Quando gl'infausti giorni
    Virile alma ricusa,
    Riede natura, e il non suo dardo accusa?

    Di colpa ignare e dè lor proprii danni
    Le fortunate belve
    Serena adduce al non previsto passo
    La tarda età. Ma se spezzar la fronte
    Né rudi tronchi, o da montano sasso
    Dare al vento precipiti le membra,
    Lor suadesse affanno;
    Al misero desio nulla contesa
    Legge arcana farebbe
    O tenebroso ingegno. A voi, fra quante
    Stirpi il cielo avvivò, soli fra tutte,
    Figli di Prometeo, la vita increbbe;
    A voi le morte ripe,
    Se il fato ignavo pende,
    Soli, o miseri, a voi Giove contende.

    E tu dal mar cui nostro sangue irriga,
    Candida luna, sorgi,
    E l'inquieta notte e la funesta
    All'ausonio valor campagna esplori.
    Cognati petti il vincitor calpesta,
    Fremono i poggi, dalle somme vette
    Roma antica ruina;
    Tu sì placida sei? Tu la nascente
    Lavinia prole, e gli anni
    Lieti vedesti, e i memorandi allori;
    E tu su l'alpe l'immutato raggio
    Tacita verserai quando né danni
    Del servo italo nome,
    Sotto barbaro piede
    Rintronerà quella solinga sede.

    Ecco tra nudi sassi o in verde ramo
    E la fera e l'augello,
    Del consueto obblio gravido il petto,
    L'alta ruina ignora e le mutate
    Sorti del mondo: e come prima il tetto
    Rosseggerà del villanello industre,
    Al mattutino canto
    Quel desterà le valli, e per le balze
    Quella l'inferma plebe
    Agiterà delle minori belve.
    Oh casi! oh gener vano! abbietta parte
    Siam delle cose; e non le tinte glebe,
    Non gli ululati spechi
    Turbò nostra sciagura,
    Né scolorò le stelle umana cura.

    Non io d'Olimpo o di Cocito i sordi
    Regi, o la terra indegna,
    E non la notte moribondo appello;
    Non te, dell'atra morte ultimo raggio,
    Conscia futura età. Sdegnoso avello
    Placàr singulti, ornàr parole e doni
    Di vil caterva? In peggio
    Precipitano i tempi; e mal s'affida
    A putridi nepoti
    L'onor d'egregie menti e la suprema
    Dè miseri vendetta. A me d'intorno
    Le penne il bruno augello avido roti;
    Prema la fera, e il nembo
    Tratti l'ignota spoglia;
    E l'aura il nome e la memoria accoglia.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Eclissi
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Il mio sguardo è nitido come un girasole.
      Ho l'abitudine di camminare per le strade
      guardando a destra e a sinistra
      e talvolta guardando dietro di me...
      E ciò che vedo a ogni momento
      è ciò che non avevo mai visto prima,
      e so accorgermene molto bene.
      So avere lo stupore essenziale
      che avrebbe un bambino se, nel nascere,
      si accorgesse che è nato davvero...
      Mi sento nascere a ogni momento
      per l'eterna novità del Mondo...

      Credo al mondo come a una margherita,
      perché lo vedo. Ma non penso ad esso,
      perché pensare è non capire...
      Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui,
      (pensare è un'infermità degli occhi)
      ma per guardarlo ed essere in armonia con esso...

      Io non ho filosofia: ho sensi.
      Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è,
      ma perché l'amo, e l'amo per questo
      perché chi ama non sa mai quello che ama,
      né sa perché ama, né cosa sia amare...

      Amare è l'eterna innocenza,
      e l'unica innocenza è non pensare...
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Matteo Cotugno
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Attentato

        L'odore acre di morte e sangue
        ammorba l'aria e la terra,
        trapassata da tremenda esplosione
        che investe in muro impietoso
        vite e vite e vite e vite,
        alla rinfusa buttate in cielo
        a ricadere giocattoli rotti,
        ammucchiati e smembrati,
        fra detriti e rottami frammisti,
        stroncati nel quotidiano apparente
        d'un Paese in guerra da sempre
        e fra sussurri sommessi e silenzi
        si leva il pianto d'un bimbo,
        solo in lacrime e stracci...
        solo...
        a dilaniare i cuori rimasti in piedi,
        a disegnare nel sangue la parola pace.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Anna De Santis
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Come si cambia

          E cresce con me quello che non sapevo
          come si cambia e non ti conoscevo
          il desiderio di essere donna
          quella che non potevo
          che fino a qualche anno era di no.
          Donna scoperta ed è appena inizio
          spero tanto di un lungo vizio
          che non c'è mai stato
          che non ho mai pensato
          che non ho mai nemmeno amato.
          Accorgersi con il tempo che non era come
          non era così, non era lui e nemmeno dove.
          Ed ora tutto il tempo sei il mio folle pensiero
          sei il dannato e stupendo peccato
          che ogni volta mi pento
          e ugualmente rifatto e toccato
          con mani con voglia con voce con pelle
          con tutto il mio corpo finire alle stelle.
          Io non mi conoscevo
          hai aperto il mondo che in me tenevo
          senza darmi tempi e modi che non volevo
          e paziente aspettavi ogni mia resa
          e scoprire la sorpresa
          di questa nuova donna
          che tutta ora ti si è arresa.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Penna Sottile
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            L'ottobre

            Ama ottobre i colori
            accesi di aceri e viti
            prodigo di frutti buoni
            le castagne, i pomi e le noci.
            Viene mese di primi freddi
            coi maglioni sui giorni corti
            si raccoglie il mais nei campi
            è tappeto di foglie nei boschi.
            Ed il Sole dalla Bilancia
            alla fine in Scorpione declina
            quando il mese dei morti avvicina
            tristi gli alberi brulli di fronda.
            Però ore sa regalare
            da gustare in sereno tepore
            e una luce di tenue chiarore
            calmo il vento per quieto amore.
            Composta venerdì 1 ottobre 2010
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Anna De Santis
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Proverò...

              Quando il tempo stringe
              ed il cielo si tinge
              di rosso vermiglio
              e ti fa fermare....
              Un pensiero al tramonto
              quando il sole è sospeso
              tra le nuvole e il monte
              ti ha comunque sorpreso
              E la vita si arrende....
              quando tutto è disteso
              come un manto dorato
              e tu hai chiesto ed avuto
              hai sofferto ed amato....
              Proverò a superare
              quella linea infinita
              che separa dal mare...
              Quanto senti la vita
              e la devi lasciare...
              non ti sei ancora arreso
              ma non serve gridare.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Silvio Squillante
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Pioggia fredda d'estate...

                Pioggia fredda d'estate,
                lento gocciolare
                di uno splendido dolore passato...
                c'è una giovinetta nel suo letto,
                bagnata dalla noia dell'inverno
                si richiude in se stessa.
                Ricorda bene l'isegnamento materno
                datole in primavera, a cui pensava di credere,
                ma che la prima mareggiata di passione
                portò via in un effimero amore
                fatto di spuma e di bugie.
                Composta giovedì 30 settembre 2010
                Vota la poesia: Commenta