Scritta da: Marco Giannetti
in Poesie (Poesie d'Autore)
vita
Non ragionare sul senso della vita.
Sforzati, con passione, di rendere la vita senso del tuo essere.
Composta sabato 9 settembre 2000
Non ragionare sul senso della vita.
Sforzati, con passione, di rendere la vita senso del tuo essere.
In balia d'Immenso
Quand'ero solo impulso
senza coscienza
battito
senza cuore
corpo
senza carne
Io!
ero l'unico
l'invincibile.
Quando tutto il mio essere
scintillava di luce propria...
Io!
ero l'Immenso.
E adesso
quando il tempo s'è fatto adulto
la notte pesante
la pioggia tempesta
la solitudine tradente...
Solo adesso
sento nei miei pensieri
l'urlo della coscienza
smuovere
con impeto!
sangue e nervi
nella carne...
la mia!
che duole
eccome!
Solo adesso
Io!
presuntuoso granello...
in balia d'Immenso!
Se con i grandi occhi
silenziosi di Giuseppe
sai accorgerti di Gesù
che nasce in te.
Se con il cuore dei pastori,
gonfio di attesa,
sai camminare
verso di Lui.
Se con le braccia accoglienti
di Maria sai stringerlo a te.
Allora Gesù verrà proprio oggi.
E sarà il tuo Natale.
Auguri!
Le ombre sul muro screpolato
entrano negli anfratti vecchi
di anni segnati di gelo e di sole,
incisi con punte secche di cuori,
e parole d'amore e frasi oscene.
Sono ombre sottili, striscianti di noi
che siamo passati indifferenti nelle
Estati profumate di tigli e di erbe, negli
Inverni gelati di umide brume, nello
Inconsapevole andare del tempo.
Ora le ombre inserite nei buchi, nelle
crepe della nostra anima, un giorno
ribelle, s'allungano diafane, sperdute
in questa superficie secca che sapeva
di sole, che profumava di un altro Natale.
Caro Bambinello
lì nella tua culla
ogni anno
sei sempre più bello.
Culla povera e umile
che ospita un Bambino
dall'origine nobile,
non per casta
o discendenza,
ma perché
la sua provenienza
è legata da sempre
a Colui che è
e mai sarà.
E quando avverrà
che Lui tornerà
giustizia si farà,
ma io lo spero già
ogni anno che ti vedo là
nella tua culla
con cui sempre mi commuovi
e dolcemente mi conduci
nel mistero della tua natività
che affascina da sempre
tutta l'umanità.
In mezzo alla stupidità universale
Che sale e cresce
Come le acque d'un fiume,
Mi muovo
Con fragilità ed ironia,
Non avendo altre armi
Oltre alla solitudine, la tristezza,
L'ironia, il sorriso e l'intelligenza.
Urla! urla! urla...
fino a sentire il fremito dell'uguaglianza
che tutti dicon di vendere.
Corri! corri! corri...
sul valzer cadenzato dei tuoi ideali pulsanti.
Protesta! protesta! protesta...
muro invalicabile prima del nostro cuore.
Violenza! violenza! violenza...
deflagrazione in bocca alla bambina
che porta il nome di "libertà".
Il mio soffrire è quasi appariscente
come l'aria di Novembre,
i miei seguaci avvistamenti
nel torpore del mio destino
sorreggono con mano il paradiso,
l'autunno squarciando il tempo
inonda l'azzurro di un mattino
freddo all'improvviso,
caldo come la neve dai candidi coriandoli
pesanti come sassi nel vento,
l'odore del mare non è in vendita,
le nuvole rosso fuoco
sobbalzano di forza propria
e con fare armonico svelano i segreti
del proprio contemporaneo infinito.
Più di una volta con le mani
sporche del mio stesso sangue
mi sono chiesto chi ero
e che fine ha fatto il mio sorriso
schivato dal mio pianto
costretto, crocifisso dal tempo e dallo spazio,
più di una volta ho scelto
le tenebre alla luce
purtroppo mi ero abituato
allo sconforto sonante
di leggere foglie levigate
dallo scuotere incessante
di paure ed emozioni sussurrate
da un cuore senza nessun ritegno
e devozione per questa vita amara
ma deliberatamente vissuta
fino all'ultima libera lacrima
versata in un deserto senz'acqua,
più di una volta ho riesumato
la mia anima sotterrata nel profondo,
di un corpo nudo, bello
e privo di qualsiasi emozione
che il color del cielo
possa ironicamente far brillare
come stelle nell'Universo represso.
Avevo preso quella decisione,
volevo donare la mia vita al niente,
cancellare tutto questo dolore
cancellare le lacrime salate, bastarde dal pavimento
e cadere nel buio, cadere per sempre
e non alzarmi,
volevo sperare la morte con lieve pazienza
senza aggredirla o impaurirla,
ho desiderato morire nei boschi
pieni di fragole mature, avvelenate dal mio
cuore diviso, squarciato in due.
Una puttana che ha perso
la via si perde negli occhi di chi la sua
dignità calpesterà,
un angelo suicida per le strade e le montagne
cerca invano un cuore da poter
seppellire assieme alle sue ali,
un carnefice, uno stupratore con le mani giunte
inginocchiato sul tappeto sporco
ancora dal sangue innocente
di colei che l'amore ancora aspettava,
prega un Dio che nel suo cuore
ha già tradito, prega, si pente,
chiede perdono per i suoi peccati così orrendi,
non passa molto tempo
il cielo è ancora scuro,
il carnefice ha consumato un'altra vita,
si pente ancora e prega ancora
quel suo Dio così amato, buono, tradito.
Maledico il mio essere poeta
in un mondo strumentalizzato
da un Dio che non ha padroni.
Steso a terra rincorro colori e sogni,
sono già morto dentro,
una parte del mio cuore è ancora illuminata
da una strana luce,
osservo gli smeraldi e penso al vuoto
che nel profondo non sono
mai riuscito a colmare,
corrò verso l'Africa
per poter così donare la parte
illuminata di questo
mio cuore sconosciuto a coloro che sicuramente
ne hanno bisogno e forse anche più di me.
La notte regala
ovattati rumori.
Luci di plastica
penzolano nel vuoto
vi si aggrappano
i ricordi
di un Natale di festa
fatto di profumi
di zenzero e cannella
di canti gioiosi di bimbi
semplici, raccolte armonie
letterine di porporina
e piccole mani giunte
Aspettando la neve...
ci accolga il calore di una Famiglia
da ospitare... nel cuore.