Poesie d'Autore


Scritta da: Egizia Russo
in Poesie (Poesie d'Autore)

ERA IERI..

Era ieri
la felicità...
Nitide nella
memoria
racchiuse
dentro l'anima...
Era ieri
la speranza...
sognando
fate e folletti
perdendomi
nell'infinito
d'un cielo
stellato...
Era ieri
la magia
nel cuore
canti d'amore
giubilarono
i miei anni
volati in fretta...
Era solo ieri
quando il sole
baciava
il mio viso
dandomi
il bagliore
dei miei sorrisi...
Era ieri!
quel tempo
volato tanto
in fretta
che non ritorna più...
Composta lunedì 16 aprile 2012
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    Scritta da: Anna De Santis
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    vita

    Un semplice gesto, o forse vuoi chiamarlo amplesso
    un profondo istinto, magari cancellato come il gesso
    su una lavagna nera per tuo gusto, un segno giusto...
    ed è la vita.
    Finalmente un miracolo e ti accorgi che esisti
    i tempi ti trattengono ma resisti
    e cerchi di uscire in fretta per paura di non poterti far sentire
    c'è sempre un tunnel da superare
    un sorriso vicino, forse già qualcuno si comincia a divertire
    tanta buona roba che posso assaporare
    forse quando sarò grande sarà difficile da riavere, bisogna approfittare.
    La vita finalmente ti accoglie e ti fai cullare
    cerchi di richiamare l'attenzione con il tuo strillare
    ma certamente sono tutti accanto a me e mi stanno a sentire.
    Vita
    Cresci in fretta e dimentichi che puoi fare da solo
    come un uccellino in nido sei pronto a spiccare il volo
    ma quante volte tenti e ti lasci cadere
    ti aiuteranno qualche volta ma ti conviene riprovare
    perché ti lasceranno in terra a rovinare
    cominci ad abituarti e da solo devi camminare
    ti perderai ma comunque troverai la strada
    cerca in te la forza e affronta la paura comunque vada.
    La vita
    Una scala lunga difficile da salire
    a volte senza appoggi e senza pioli
    ma con tanta fantasia comunque voli.
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      Scritta da: Anna De Santis
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Sei...

      Sei la calma che dovrei avere
      e non riesco a contenere
      il sogno ricorrente che mi fa desiderare di dormire
      l'acqua tra le mani che mi dà brividi e fa presto a scivolare
      ma quel tocco può bastare.
      Sei un uragano difficile da gestire
      non mi dai tempo di riparare
      cado trascinando quello che mi lasci
      e trovo il modo per capire
      che sempre è comunque poco è quel tuo dare
      sei un fulmine, un tuono e lasci luce
      sei il mio desiderare, e dimentichi sempre qualcosa da finire
      sei la coperta che mi scalda ovunque
      poi scivolando giù, mi lascia raffreddare
      ma tutto quel che sei è il mio volere sempre e comunque.
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        Scritta da: Antonio Prencipe
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Uguale ad un angelo

        Lo stomaco non scoppia anche se
        di parole pietrificate nel silenzio
        ci si sazia invano.
        Sembra tutto semplice ma intanto io
        mi ritrovo ad ammazzare lacrime di sangue,
        gomitoli di sorrisi messi a fuoco
        da un senso di malessere che divora gli occhi
        e tutto questo perché non sono
        forte come te caro Nonno.
        La pietà è disoccupata
        solo i poveri d'animo e di spirito
        se la possono permettere.
        La vita non è altro che l'insulto
        di un angelo incazzato e forse ubriaco.
        Io non voglio amare ma bagnarmi
        nella tempesta d'acqua e grandine sola come me.
        Io prego il vento affinché possa
        spazzare via queste tue vecchie rughe...
        Ustionato mi ritrovo in mezzo
        al grane nero.
        E la notte non passa mai ed io resto
        ancora seduto ad osservare
        il tuo viso sommerso nel dolore
        in questo dannato letto d'ospedale.
        Non me l'avevi detto che tutto
        stava per finire e che questi miei
        vent'anni dovevo prenderli e gettarli nel cesso.
        Non è sempre possibile morire
        senza portarsi dietro qualche vita innocente
        che senza te non ha più senso.
        Voglio diventare un uomo...
        Un uomo che vale almeno la metà
        di quel che vali tu.
        Ed io ti prego di Non Morire,
        stringi quella luce che nei tuoi
        occhi chiari brilla e non lasciarmi
        da solo in questo squallido mondo.
        Io non cerco l'amore...
        io mi innamoro che è diverso.
        Ed ho bisogno di te Nonno.
        Ho bisogno di te ogni volta che deciderò
        di frantumarmi il cuore perché mi basta
        il tuo sorriso, un tuo sguardo
        per sentirmi vivo, amato, felice.
        E capire così che il dolore è niente
        se tu mi baci la fronte e piano
        cerchi di sfiorare la mia anima con la tue
        mani grandi uguali a quelle degli angeli.
        Composta martedì 17 aprile 2012
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          Scritta da: Filippo Armaioli
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          La tristezza del vecchio giardiniere

          Portava regali ai bambini, era testimone vivo,
          soffriva della competizione
          tra chi veste bene, e chi peggio...

          Mi pagava il caffè quando cercavo il calore
          della bevanda, e la serva veniva mesceva,
          di modo che chinandosi gioivo, e le nostre
          buscherate le rimpiansi, quando presto ebbero fine.

          L'ho curato, nel giardino che potava
          Era sordo per il fischio dei suoi sogni acuti

          Continua da mille anni, così bello smisurato,
          il Sole, che coi suoi raggi non t'inganna.

          Le memorie del tuo salotto,
          l'odore dell'oasi,
          sacri colori,
          nell'ansia attendeva l'assenza dei vivi.
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            Scritta da: Filippo Armaioli
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Oggi l'ultimo dei buoni giorni

            Poi tu vidi infine ascoltasti
            – quasi toccasti con mano –
            che non era suono ma oddio
            un grido! Non grido ma strazio,
            anzi strepito – forse un urlo... -
            certo voce di dolore grande:
            dov'è finito un marito che non torna?

            (E questo successe, ma chi può ricordare, chi può?
            Già è stato, non una volta, tutto ciò che sarà
            ad altri è stato forse, quando chissà: ricorda bene...)

            È venuto l'Abacista, con un libretto pien di note,
            sue segrete, il "Mago" Oliviero, voleva saper
            tutto, dice ch'ha preso il mondo, così berciava il barbone Thomas

            E le vie son pregne d'alcol, striate d'assenzio,
            e Giulio Rossi - non so se già sapete - non c'è più,
            lui che nella vita – dov'è? Dove... - era astrofisico

            (Lo piange la moglie Elide – da quanto? Da quanto sa? –
            più che non possa occhio di uomo,
            com'avesse perso le gambe o i piedi – la testa pure... - )

            Aveva scoperto – riteneva e diceva –
            come nata fu la Terra e l'Universo tutto
            e affrontando galileiano destino, oltre a
            nife, sial e sima aveva notato sei punti
            in cui la Terra dentro esplodeva fuori – sei? –

            Voleva davvero saper bene di più
            come se tornar potesse tanto dietro
            nel tempo più che gli altri

            Disse acqua, terra, fuoco e cielo sì,
            ma altro dev'essere stato perché
            dal nulla si fece aria, luce, fuoco e pianeta.

            Il grigio suono pareva aver tolto così
            ai rumori del mondo quel tam-tam
            - che sarà stato? - che romanticamente
            perfetto rendeva tutto: non tornò più
            Rossi, l'astrofisico scomparso, e che sapeva,
            e non si sa ora se apprestare lo svedese premio
            per quest'uomo non come tutti, o la nostrana tomba.

            Ecco, tu lassù, il Sole... Vedici sempre nudi e vergini,
            oppure sta, arresta il tuo moto, affonda i raggi
            nelle ombre, dove non è più né questo,
            né tutto, qui, né dove più ancora,
            né il Nulla, dove non si sa come sia, che tutto sia,
            se pure che fosse non era ogni cosa.
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              Scritta da: Filippo Armaioli
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              La verità delle camelie

              Si vendevano di nascosto piume di uccelli
              il tempo era rubato per scrivere lettere,
              l'impossibile alchimia, mentre nascondevi i sentimenti
              mormorando d'esser tradita, eppure, remota,
              una notte di luna piena, il bel canto della propria carne,
              quando arrivan segrete risposte a svelare
              che il domani è immaginabile
              come un premio al desiderio, bello, inaspettato.

              Come un senso di colpa, una sera,
              dopo aver per molto tempo eluso la verità,
              prende come una nostalgia d'aver avuto libertà di giudizio,
              si sopisce l'elegante familiarità immaginando
              che le sue labbra fossero pure.

              Per caso, son queste le occasioni rare,
              in qualsiasi parte, ovunque, ci son ragazze
              d'ogni estrazione sociale, che si emancipano,
              febbrilmente, nell'ultimo anno dei fuochi pirotecnici.
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                Scritta da: Filippo Armaioli
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Cronaca di un momento propizio

                Stridio della poetessa nella notte
                rumore di passi di estraneo,
                un colpo soffocato
                luce di luna, passi sordi nel buio,
                col marito, che s'è fatto assassino.

                Ode alla luna lugubre... e lei poveretta che piangeva
                per aver rubato la cellulosa della carta
                agli alberi della natura - un'ingenua... -

                Ricordo il tuo saluto
                quando non abbiamo fatto più l'amore,
                le vedove impomatate
                facevano mesta fila alla processione,
                e nelle mie futili galanterie
                tu non vedevi che Sole e libertà.

                Ahi! Qual cocente sole entro gli occhi
                vedevi ancora nelle notti di luna e di magia,
                il ricordo delle tue gardenie in vaso, e la pioggia,
                rude, avvertendo le conseguenze al coricarsi
                delle stregonerie benevoli, il mio modesto fare.
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                  Scritta da: milanoteca
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  La parolaccia

                  Lo sfogo di una sana parolaccia
                  non sporca né la fede né la faccia
                  perché tra i più volgari e i più signori
                  noi siamo tutti santi e peccatori.
                  Se gli ultimi volgari sono detti
                  i primi qui rimangono interdetti
                  nel senso che sentendosi nel giusto
                  offendono il rispetto ed il buon gusto.
                  La parolaccia in vero scandalizza
                  colui che nel suo cuor la somatizza
                  e chi scandalizzato te l'addìta
                  è quasi sempre più volgare nella vita.
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