Poesie d'Autore


Scritta da: Anna De Santis
in Poesie (Poesie d'Autore)

vita

Un semplice gesto, o forse vuoi chiamarlo amplesso
un profondo istinto, magari cancellato come il gesso
su una lavagna nera per tuo gusto, un segno giusto...
ed è la vita.
Finalmente un miracolo e ti accorgi che esisti
i tempi ti trattengono ma resisti
e cerchi di uscire in fretta per paura di non poterti far sentire
c'è sempre un tunnel da superare
un sorriso vicino, forse già qualcuno si comincia a divertire
tanta buona roba che posso assaporare
forse quando sarò grande sarà difficile da riavere, bisogna approfittare.
La vita finalmente ti accoglie e ti fai cullare
cerchi di richiamare l'attenzione con il tuo strillare
ma certamente sono tutti accanto a me e mi stanno a sentire.
Vita
Cresci in fretta e dimentichi che puoi fare da solo
come un uccellino in nido sei pronto a spiccare il volo
ma quante volte tenti e ti lasci cadere
ti aiuteranno qualche volta ma ti conviene riprovare
perché ti lasceranno in terra a rovinare
cominci ad abituarti e da solo devi camminare
ti perderai ma comunque troverai la strada
cerca in te la forza e affronta la paura comunque vada.
La vita
Una scala lunga difficile da salire
a volte senza appoggi e senza pioli
ma con tanta fantasia comunque voli.
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    Scritta da: Anna De Santis
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Sei...

    Sei la calma che dovrei avere
    e non riesco a contenere
    il sogno ricorrente che mi fa desiderare di dormire
    l'acqua tra le mani che mi dà brividi e fa presto a scivolare
    ma quel tocco può bastare.
    Sei un uragano difficile da gestire
    non mi dai tempo di riparare
    cado trascinando quello che mi lasci
    e trovo il modo per capire
    che sempre è comunque poco è quel tuo dare
    sei un fulmine, un tuono e lasci luce
    sei il mio desiderare, e dimentichi sempre qualcosa da finire
    sei la coperta che mi scalda ovunque
    poi scivolando giù, mi lascia raffreddare
    ma tutto quel che sei è il mio volere sempre e comunque.
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      Scritta da: Antonio Prencipe
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Uguale ad un angelo

      Lo stomaco non scoppia anche se
      di parole pietrificate nel silenzio
      ci si sazia invano.
      Sembra tutto semplice ma intanto io
      mi ritrovo ad ammazzare lacrime di sangue,
      gomitoli di sorrisi messi a fuoco
      da un senso di malessere che divora gli occhi
      e tutto questo perché non sono
      forte come te caro Nonno.
      La pietà è disoccupata
      solo i poveri d'animo e di spirito
      se la possono permettere.
      La vita non è altro che l'insulto
      di un angelo incazzato e forse ubriaco.
      Io non voglio amare ma bagnarmi
      nella tempesta d'acqua e grandine sola come me.
      Io prego il vento affinché possa
      spazzare via queste tue vecchie rughe...
      Ustionato mi ritrovo in mezzo
      al grane nero.
      E la notte non passa mai ed io resto
      ancora seduto ad osservare
      il tuo viso sommerso nel dolore
      in questo dannato letto d'ospedale.
      Non me l'avevi detto che tutto
      stava per finire e che questi miei
      vent'anni dovevo prenderli e gettarli nel cesso.
      Non è sempre possibile morire
      senza portarsi dietro qualche vita innocente
      che senza te non ha più senso.
      Voglio diventare un uomo...
      Un uomo che vale almeno la metà
      di quel che vali tu.
      Ed io ti prego di Non Morire,
      stringi quella luce che nei tuoi
      occhi chiari brilla e non lasciarmi
      da solo in questo squallido mondo.
      Io non cerco l'amore...
      io mi innamoro che è diverso.
      Ed ho bisogno di te Nonno.
      Ho bisogno di te ogni volta che deciderò
      di frantumarmi il cuore perché mi basta
      il tuo sorriso, un tuo sguardo
      per sentirmi vivo, amato, felice.
      E capire così che il dolore è niente
      se tu mi baci la fronte e piano
      cerchi di sfiorare la mia anima con la tue
      mani grandi uguali a quelle degli angeli.
      Composta martedì 17 aprile 2012
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        Scritta da: Filippo Armaioli
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La tristezza del vecchio giardiniere

        Portava regali ai bambini, era testimone vivo,
        soffriva della competizione
        tra chi veste bene, e chi peggio...

        Mi pagava il caffè quando cercavo il calore
        della bevanda, e la serva veniva mesceva,
        di modo che chinandosi gioivo, e le nostre
        buscherate le rimpiansi, quando presto ebbero fine.

        L'ho curato, nel giardino che potava
        Era sordo per il fischio dei suoi sogni acuti

        Continua da mille anni, così bello smisurato,
        il Sole, che coi suoi raggi non t'inganna.

        Le memorie del tuo salotto,
        l'odore dell'oasi,
        sacri colori,
        nell'ansia attendeva l'assenza dei vivi.
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          Scritta da: Filippo Armaioli
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Oggi l'ultimo dei buoni giorni

          Poi tu vidi infine ascoltasti
          – quasi toccasti con mano –
          che non era suono ma oddio
          un grido! Non grido ma strazio,
          anzi strepito – forse un urlo... -
          certo voce di dolore grande:
          dov'è finito un marito che non torna?

          (E questo successe, ma chi può ricordare, chi può?
          Già è stato, non una volta, tutto ciò che sarà
          ad altri è stato forse, quando chissà: ricorda bene...)

          È venuto l'Abacista, con un libretto pien di note,
          sue segrete, il "Mago" Oliviero, voleva saper
          tutto, dice ch'ha preso il mondo, così berciava il barbone Thomas

          E le vie son pregne d'alcol, striate d'assenzio,
          e Giulio Rossi - non so se già sapete - non c'è più,
          lui che nella vita – dov'è? Dove... - era astrofisico

          (Lo piange la moglie Elide – da quanto? Da quanto sa? –
          più che non possa occhio di uomo,
          com'avesse perso le gambe o i piedi – la testa pure... - )

          Aveva scoperto – riteneva e diceva –
          come nata fu la Terra e l'Universo tutto
          e affrontando galileiano destino, oltre a
          nife, sial e sima aveva notato sei punti
          in cui la Terra dentro esplodeva fuori – sei? –

          Voleva davvero saper bene di più
          come se tornar potesse tanto dietro
          nel tempo più che gli altri

          Disse acqua, terra, fuoco e cielo sì,
          ma altro dev'essere stato perché
          dal nulla si fece aria, luce, fuoco e pianeta.

          Il grigio suono pareva aver tolto così
          ai rumori del mondo quel tam-tam
          - che sarà stato? - che romanticamente
          perfetto rendeva tutto: non tornò più
          Rossi, l'astrofisico scomparso, e che sapeva,
          e non si sa ora se apprestare lo svedese premio
          per quest'uomo non come tutti, o la nostrana tomba.

          Ecco, tu lassù, il Sole... Vedici sempre nudi e vergini,
          oppure sta, arresta il tuo moto, affonda i raggi
          nelle ombre, dove non è più né questo,
          né tutto, qui, né dove più ancora,
          né il Nulla, dove non si sa come sia, che tutto sia,
          se pure che fosse non era ogni cosa.
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            Scritta da: Filippo Armaioli
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            La verità delle camelie

            Si vendevano di nascosto piume di uccelli
            il tempo era rubato per scrivere lettere,
            l'impossibile alchimia, mentre nascondevi i sentimenti
            mormorando d'esser tradita, eppure, remota,
            una notte di luna piena, il bel canto della propria carne,
            quando arrivan segrete risposte a svelare
            che il domani è immaginabile
            come un premio al desiderio, bello, inaspettato.

            Come un senso di colpa, una sera,
            dopo aver per molto tempo eluso la verità,
            prende come una nostalgia d'aver avuto libertà di giudizio,
            si sopisce l'elegante familiarità immaginando
            che le sue labbra fossero pure.

            Per caso, son queste le occasioni rare,
            in qualsiasi parte, ovunque, ci son ragazze
            d'ogni estrazione sociale, che si emancipano,
            febbrilmente, nell'ultimo anno dei fuochi pirotecnici.
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              Scritta da: Filippo Armaioli
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Cronaca di un momento propizio

              Stridio della poetessa nella notte
              rumore di passi di estraneo,
              un colpo soffocato
              luce di luna, passi sordi nel buio,
              col marito, che s'è fatto assassino.

              Ode alla luna lugubre... e lei poveretta che piangeva
              per aver rubato la cellulosa della carta
              agli alberi della natura - un'ingenua... -

              Ricordo il tuo saluto
              quando non abbiamo fatto più l'amore,
              le vedove impomatate
              facevano mesta fila alla processione,
              e nelle mie futili galanterie
              tu non vedevi che Sole e libertà.

              Ahi! Qual cocente sole entro gli occhi
              vedevi ancora nelle notti di luna e di magia,
              il ricordo delle tue gardenie in vaso, e la pioggia,
              rude, avvertendo le conseguenze al coricarsi
              delle stregonerie benevoli, il mio modesto fare.
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                Scritta da: milanoteca
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                La parolaccia

                Lo sfogo di una sana parolaccia
                non sporca né la fede né la faccia
                perché tra i più volgari e i più signori
                noi siamo tutti santi e peccatori.
                Se gli ultimi volgari sono detti
                i primi qui rimangono interdetti
                nel senso che sentendosi nel giusto
                offendono il rispetto ed il buon gusto.
                La parolaccia in vero scandalizza
                colui che nel suo cuor la somatizza
                e chi scandalizzato te l'addìta
                è quasi sempre più volgare nella vita.
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