Che hanno le campane, che squillano vicine, che ronzano lontane? È un inno senza fine, or d'oro, ora d'argento, nell'ombre mattutine. Con un dondolìo lento implori, o voce d'oro, nel cielo sonnolento. Tra il cantico sonoro il tuo tintinno squilla, voce argentina - Adoro, adoro - Dilla, dilla, la nota d'oro - L'onda pende dal ciel, tranquilla. Ma voce più profonda sotto l'amor rimbomba, par che al desìo risponda: la voce della tomba.
Perché ti vedi giovinetta e bella, tanto che svegli ne la mente Amore, pres'hai orgoglio e durezza nel core. Orgogliosa sè fatta e per me dura, po' che d'ancider me, lasso, ti prove: credo che 'l facci per esser sicura se la vertù d'Amore a morte move. Ma perché preso più ch'altro mi trove, non hai respetto alcun del mì dolore. Possi tu spermentar lo suo valore.
Ahi ahi, ma conosciuto il mondo non cresce, anzi scema, e assai più vasto l'etra sonante e l'alma terra e il mare al fanciullin, che non al saggio appare.
Non nascondere il segreto del tuo cuore Non nascondere il segreto del tuo cuore, amico mio! Dillo a me, solo a me, in confidenza. Tu che sorridi così gentilmente, dimmelo piano, il mio cuore lo ascolterà, non le mie orecchie. La notte è profonda, la casa silenziosa, i nidi degli uccelli tacciono nel sonno. Rivelami tra le lacrime esitanti, tra sorrisi tremanti, tra dolore e dolce vergogna, il segreto del tuo cuore.
A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali, Dirò un giorno le vostre origini latenti: A nero busto irsuto delle mosche lucenti Che ronzano vicino a fetori crudeli,
Golfi bui; E, candori di vapori e di tende, Lance di ghiacciai, bianchi re, brividi d'umbelle; I, sangue e sputi, porpore, riso di labbra belle Nella collera o nelle ebbrezze penitenti;
U, fremiti divini di verdi mari, cicli, Pace di bestie al pascolo, pace di quelle rughe Che imprime alchìmia all'ampia fronte dello studioso;
O, la superna Tromba piena di strani stridi, Silenzi visitati dagli Angeli e dai Mondi: - O, l'Omega, violetto raggio di quei Suoi Occhi!
Io vedo i grandi alberi della sera che innalzano il cielo dei boulevards, le carrozze di Roma che alle tombe dell'Appia antica portano la luna.
Tutto di noi gran tempo ebbe la morte.
Pure, lunga la vita fu alla sera di sguardi ad ogni casa, e oltre il cielo, alle luci sorgenti ai campanili ai nomi azzurri delle insegne, il cuore mai più risponderà?
Oh, tra i rami grondanti di case e cielo il cielo dei boulevards, cielo chiaro di rondini!
O sera umana di noi raccolti uomini stanchi uomini buoni, il nostro dolce parlare nel mondo senza paura.
Tornerà tornerà, d'un balzo il cuore desto avrà parole? Chiamerà le cose, le luci, i vivi?