Buon Natale

Buon Natale dolcemente piano
dietro le vetrine illuminate
dove splendono fiori coltivati
che ostentano superbia di colori
col verso degli alberi spogli
e candeline accese
a questo inverno gelido di cuori
intirizziti sulle dure zolle
sopraffatti dal persecutore.
Sogni postati al seno delle notti
coinvolti dalla sorte di momenti
scintillano più fortemente amari
sciogliendo al cielo fiamme
di preghiere
dentro il buio funesto delle ore,
mentre il vuoto fitto che si annida
tra le maglie dell'insofferenza
dopo la pioggia fitta di divieti
lascia aperte pozzanghere ribelli,
la stella di Natale ancora brilla
dietro il tunnel profondo dell'attesa
come un arcobaleno.
Buon Natale.
Giuseppe Stracuzzi
Composta giovedì 17 dicembre 2020
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    In mezzo al gelo

    Dietro nubi gremite
    di terrore
    gli evasori
    senza passaporto
    vegliano all'erta
    seminando orrori,
    sulle forbite sponde
    in riva al mare
    sembra che dia
    una pausa
    il tormento,
    la fantasia del cuore
    sfida gli alieni
    seminando baci...
    come un prato fiorito
    in mezzo al gelo
    splende più forte
    il cuore.
    Giuseppe Stracuzzi
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      Uomo ridotto a panico
      inginocchiato inerme
      sfoglia la tua statura
      vittima nelle mani
      dell'aria e del respiro
      vulnerabile implora
      un qualche raggio.
      Il morbo impercettibile
      sospeso
      invisibile avanza
      pare stia seguendo
      delle mire,
      non si accanisce, sfiora
      fiori sbocciati appena,
      trascorre imperscrutabile
      il cammino,
      impietoso si aggira
      sulle piaghe
      avanzate dolenti
      dietro gli anni...
      forse un castigo,
      monito inteso ad arginare
      i fumi
      della presunzione
      del dileggio
      di tuoi figli voraci.
      Perdonaci o signore.
      Giuseppe Stracuzzi
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        Sfogliando pagine del libro
        dove si leggono poesie
        che la stagione pubblica
        mi fermo davanti agli occhi
        di un ciliegio che scrive versi,
        l'opera si presenta al vicinato
        con l'orgoglio festoso di chi dona.
        Tutti vogliono leggere la storia.
        E io che ascolto i versi
        della campagna
        trafugo al vento l'alito di fiori
        traggo debutto da forbiti aloni
        dall'eco attratto di reviviscenza,
        andatura commista di giulebbe
        e peso amaro sui gradini stanchi,
        m'affanno piazzando sui fogli
        di carta immagini per imitarlo,
        e mi vanto pittore.
        Giuseppe Stracuzzi
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          Crepuscolo mattutino

          Sai non voglio più parlare di sogni, li ho abbracciati tutti, ho dormito insieme ad essi, ho accarezzato il colore dei capelli, ho assaporato labbra rosa dolce, ho sentito col gusto del cuore vertigini di baci, ho nascosto le mani dietro il velo come brividi dolci sulla pelle, perciò vorrei toccarti, ma siamo già al crepuscolo dell'alba ora le stelle affogano nel cielo, non possiamo danzare con le carole tenere del sole.
          Giuseppe Stracuzzi
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            Il mio pensiero

            Il mio pensiero
            anela l'infinito
            dona una voce
            a tutte le apparenze
            coltiva le speranze
            abbraccia i sogni
            carezza le radici
            di fiori
            che fioriscono
            dopo l'eclisse muto,
            scavalca mutamenti,
            ascolta i versi
            di muri articolati
            da scritture,
            ha orecchie per sentire,
            ma non possiede occhi
            per vedere
            e continua imperterrito
            a volare
            fin dentro le pareti
            del mistero
            confuso dagli scogli
            dove palpeggia amaro
            tra cristalli di fede
            rinvenire.
            Giuseppe Stracuzzi
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              La gatta

              La gatta la gatta la gatta
              corrotta stuprata feconda
              la gatta che aspetta gattini
              la gatta nessuno la vuole.
              Sfrattata affamata randagia
              la gatta col freddo che incombe
              s'infila in un caldo riparo
              la gatta depone i gattini,
              la gatta la gatta la madre,
              e l'uomo sentendosi forte
              le toglie dal nido i piccini,
              sotterra i vagiti, la terra
              pestata traspare dolore...
              si leva dal covo deluso
              dall'ultimo piccolo amore
              annusa la terra sepolta
              la gatta la gatta la madre
              affonda le prime zampate
              la terra calcata non cede
              la gatta la gatta la madre
              si volta soltanto un momento
              lasciando con gli occhi un pensiero
              infitto nel cuore assassino
              e corre lontano lontano.
              Giuseppe Stracuzzi
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