Le migliori poesie inserite da Michele Gentile

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Scritta da: Michele Gentile

La mia natura

Inverni espugnati al sorgere del sole
Fratelli e sorelle già in viaggio
Dove non possono più ingannare la notte.
Qui
prendo in prestito il canto delle pianure
mi lascio amare dal furore dei giorni.
Sarà la Dama dei laghi a giudicare,
ad esiliare l'impaziente abisso...
sulle vene del tempo
seguo le piste degli uomini.
Qui
governa l'istinto
la mia arte del vivere,
regna l'orizzonte del rosso vespro;
distante da fragili confini
il mio sguardo non sa arrendersi.
Composta sabato 2 febbraio 2013
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    Scritta da: Michele Gentile

    La notte del 31

    Io che preferirei
    non esserci,
    io
    senza te.
    Io che gioco a star bene,
    che aspetto la neve.
    Noi perduti
    definitivamente,
    decisi.
    Io che parlo di giustizia
    di tasse, di favori
    di scarpe nuove
    e vecchi colori.
    Io che dimentico la poesia
    io che ricordo la tua pelle.
    Mi versano da bere
    ed ogni rintocco
    è una pugnalata
    al cuore.
    Composta mercoledì 31 dicembre 2014
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      Scritta da: Michele Gentile

      Il filo

      Torna la tua voce, mare
      a cantare la notte
      così spietata, ruvida.
      Indifeso il cielo respira
      la magrezza del tempo
      sul sentiero di uomini
      confinati alla meta.
      A chi importa brandire
      queste parole, giovinezza
      di disperate chimere,
      triste rinuncia la nebbia
      ad issare la vela.
      E io continuo ad esistere
      a cambiare rifugio
      benché sia già tardi
      e quel filo di luce,
      di dovuta speranza
      resta impigliato
      al tuo muto ricordo.
      Composta venerdì 13 gennaio 2017
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        Scritta da: Michele Gentile

        Alla mia città

        Il canto sei di antiche acque
        che mareggia tra i lidi e la campagna.
        Il sole che mescola i colori dei palazzi,
        la salsedine che accarezza viali e cortili.
        Sei la luna che corteggia il mare
        e tace al Fiume la veglia dei pescatori.
        Il graffio dell'alba che accende gli orizzonti,
        la confidenza del tramonto
        che incendia i silenzi.
        Sei Procoio e il maggese che esulta,
        la Via Severiana dove fiorisce l'alloro.
        La Villa di Plinio che riposa fra i ruderi,
        la resina delle pinete.
        I delfini che si rincorrono a Tor Paterno,
        l'odore dei krapfen a Piazza Anco Marzio,
        le telline del Borghetto, le dorate dune.
        Sei Torre San Michele ancora ritta e fiera senza pace e senza più una guerra,
        le bianche vele in porto
        le verità dell'Idroscalo,
        l'Isola dei Cavalli,
        Tor Boacciana a guardia del Tevere
        fin su a Fiumara Grande.
        Le immortali vestigia
        e la Rocca della Città Antica
        che sfidano i giorni con ironico inchino.
        I pittori, i poeti, i gabbiani
        gli innamorati che al Pontile
        si vanno a raccontare,
        la voce del vento che continua a chiamare.
        Sei le mie stagioni, il mio cammino.
        Le radici che palpitano
        e si tuffano nella tua terra,
        città mia,
        il cielo di cui ho bisogno,
        quel nome che si fa sogno
        tutte le volte che la Sacra Regina
        e la solitaria Venere
        ti augurano la buonanotte.
        Composta lunedì 5 aprile 2021
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