Scritta da: Michele Gentile

Alla mia città

Il canto sei di antiche acque
che mareggia tra i lidi e la campagna.
Il sole che mescola i colori dei palazzi,
la salsedine che accarezza viali e cortili.
Sei la luna che corteggia il mare
e tace al Fiume la veglia dei pescatori.
Il graffio dell'alba che accende gli orizzonti,
la confidenza del tramonto
che incendia i silenzi.
Sei Procoio e il maggese che esulta,
la Via Severiana dove fiorisce l'alloro.
La Villa di Plinio che riposa fra i ruderi,
la resina delle pinete.
I delfini che si rincorrono a Tor Paterno,
l'odore dei krapfen a Piazza Anco Marzio,
le telline del Borghetto, le dorate dune.
Sei Torre San Michele ancora ritta e fiera senza pace e senza più una guerra,
le bianche vele in porto
le verità dell'Idroscalo,
l'Isola dei Cavalli,
Tor Boacciana a guardia del Tevere
fin su a Fiumara Grande.
Le immortali vestigia
e la Rocca della Città Antica
che sfidano i giorni con ironico inchino.
I pittori, i poeti, i gabbiani
gli innamorati che al Pontile
si vanno a raccontare,
la voce del vento che continua a chiamare.
Sei le mie stagioni, il mio cammino.
Le radici che palpitano
e si tuffano nella tua terra,
città mia,
il cielo di cui ho bisogno,
quel nome che si fa sogno
tutte le volte che la Sacra Regina
e la solitaria Venere
ti augurano la buonanotte.
Composta lunedì 5 aprile 2021

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