Improvvisare versi non è poi così banale se a compiere gli anni è la tua donna ideale. È un amore puro senza assillo carnale talmente etereo che ci sembra di volare, ma poi il peso degli anni ci ributta per terra e, dopo tanto amore, si scatena la passione. Or tra baci e abbracci nasce il solito impiccio se lo spirito soggiace alla materia che piace, e passeranno pure gli anni, resterà soltanto un sogno, ma io ancora tanto ti agogno... buon compleanno.
Io sto per conto mio non sopporto guinzagli non sopporto recinti. Mi puoi chiamare matta mi puoi chiamare distratta mi puoi chiamare come ti pare ma non mi puoi incasellare. Scusa se non rientro nei parametri e se solo chi è come me mi può capire, ci possono legare solo i sentimenti e tu sai cosa voglio dire.
Assoluta teoria d'incongruenza, ponte impossibile dell'immaginario, invisibile traccia negli incroci tra le rette un arco posdatato di puntini in calcolati. Per ognuno c'è un momento che t'imprigiona dentro al tempo, dentro un fuoco che raffina come pane da farina, dentro all'essere poeta come polvere di cometa, riconoscibile dalla sua scia e nel divenire dell'entelechia.
Era tanto tempo fa quando eri il mio sole, quando c'erano due persone e l'estate passò di qua. Ma passano le stagioni, mutano aspetti ed effetti e di molte cose non si vede niente. Niente nel ghiaccio rimane di noi.
Non posso toccarla, ma la respiro. È indomabile quando sale troppo stanca quando molla. Si arenò dentro me, poi si disperse nella mente, col brivido dolente. Non si attenua, non si distrugge, solo il veleno la contiene, solo il veleno la offende e la difende. Rallentare il pensiero, restringere la riflessione è l'unica mediazione, ma mai soluzione. Cento immagini ci accalcano nel pensiero, centomila immagini seguono, poi la pace. Non posso toccarla, ma la respiro. Mai doma torna alla carica solo il veleno la contiene rallentando gli spasmi, il furto dei timori, si arenò dentro, trovò rifugio nella confusione ancora si sdoppia e non provo emozione. Malattia, avverbio strambo chi ti non teme, di chi sa di dover lottare per poter ancora ricordare. Non posso toccarla, ma posso condurla finché mi vorrà alla guida, finché manterrà i patti.
Dalla mia casa si vede il mare e mi sento fortunata. Nelle belle giornate riflette la luce solare il piano d'acqua argentata e comprendi chi ha desiderio di partire verso una meta incantata. Se è di cattivo umore il cuore fa tremare ma a tempesta placata la storia d'amore può ricominciare, e mi sento fortunata perché dalla mia casa si vede il mare.
Si sente giù l’anima mia, passato il tempo che doveva esser di gioia e di allegrezza gli attimi raccolgo come i resti di una festa, e si riempie sempre più il sacco della mia tristezza.
Scenografie di carta si reggono ai miei polsi stanchi, in cui fluisce un fuoco ancestrale, una passione che non vuole finire, un sogno d'amore che ritorna a farmi male. Scenografie di carta per disegnare altre strade ed il proprio reame, per non vedere il pianto del reale, per essere guardate prima di sapere.