Nacque l'universo con un fragore di luce, le onde aprirono brecce in spazio inesistente, l'oscurità non conosceva né nascita né morte nell'immensità di un cielo nero pieno di stelle.
Una mano invisibile tracciò i confini del finito racchiudendolo in labirinti di geometrie divine dove l'alito dell'essere ha la forza dell'infinito senza toccare il cuore e le ali di chi diede la vita.
Così nacque la nostra piccola casa piena di luce in un universo che formava grandi giardini celesti dove i fiori sbocciavano di notte insieme ai sogni con tutte le piante, animali, erbe e piccole ombre.
Alla fine quando tutto era pronto il padrone parlò: l'uomo e la donna apparvero nel grande giardino gli animali e le piante s'inchinarono per salutarli mentre loro si davano la mano e il primo bacio.
In queste ore di notturno buio mi vesto di pace e di silenzio mentre la notte mi cinge il fianco con fiamme di mistica bruma.
Attendo con ansia il regalo della notte che arriva delicata con palpebre di sogni. Sento in lontananza il canto della luna il piagnucolare delle stelle cadenti il gracidio delle rane in amore.
Attendo con ansia il dono della notte con colori spenti su muri della stanza volti e passi di gente sconosciuta che gironzolano nell'aria senza parlare ma piene di messaggi da consegnare.
Così si prepara a nascere fecondo il cuore del mio nuovo giorno iniziando a battere a mezzanotte per aprire gli occhi all'aurora apprendendo a morire al tramonto.
Sul tronco di un olivo centenario ho scolpito il volto della notte mentre la corteccia osserva scrivendo la tua lunga storia.
Le radici hanno inghiottito i segreti della pioggia.
Il merlo pesta nel mattino le tue umide foglie guardando i tuoi rami contorti.
Resta il giorno per consolare la tua solitudine sorbendo l'oro del sole e nel tepore della notte l'argento della luna.
Il tuo frutto gioirà un giorno quando pestato regalerà l'olio per lenire i dolori della fame, per ungermi prima della morte aprendo le porte senza chiavi di un nuovo grande mondo.
Non posso dire, signore, che non ti vedo quando passeggi senza dire una parola in mezzo ai fiori che mi trovo davanti in questo tuo giardino chiamato terra.
Passeggio ogni giorno sotto il tuo cielo dove la luce offusca le tue lontane stelle ma l'erba, le piante e i fiori campestri mi parlano di te cantando nel silenzio.
Non me la sento di dirti: ascoltami. Questa parola sparisce in sillabe sorde. Basta uno sguardo intorno per sentirti.
In ginocchio sotto il tuo cielo cambiante spengo la mia lampada un poco inquieta per leggere in silenzio il tuo messaggio.
L'odore della terra sosta su mani d'offerta mentre nel buio di una luce senza paragoni ti ho visto gioire carico di divina dolcezza.
Vorrei conoscere cosa dice l'onda del mare quando accarezza con dolcezza la spiaggia nelle prime luci dell'aurora color pastello.
Mentre la luce cade lenta sulle mie mani purificherò il corpo su uno scoglio solitario in attesa del primo raggio mattinale del sole che riduca i miei sogni in frantumi celesti.
Solo in quel silenzio di acqua e di luce del cielo potrò leggere nelle ore del giorno che avanza le pagine scritte dal calore del sole e dal silenzio in cerca di vergini sillabe per nuovi umani versi.
Le appenderò stupefatto sullo stipite di casa mia senza numero, né cancello, né porta, né chiavi ma solo uno specchio che legga il cuore della gente.
L'azzurro del cielo e del mare chiuso nei miei occhi cancellerà il buio nascosto negli angoli delle strade dove i poveri cercano di nascondere la propria vita mentre le ore passano svelte per un'altra vera riva.
Su una spiaggia nuova e deserta starà scritto un nome quando la notte muore su petali di fiori bianchi e viola. Solo allora si svelerà il mistero racchiuso nell'uomo.
Nella nebbia della sera si raccoglierà la solitudine quando l'uomo saprà leggere discorsi sottovoce di donne con mani giunte maturando il silenzio.
Dietro gli spari effimeri della festa ho visto cadere stelle filanti fosforescenza di umana felicità: intarsi di vestiti negli occhi, fiati pieni di ansimante calore, sillabe sciolte su labbra chiuse.
Tutto affiora nel lucido ricordo di una festa paesana ricca di sapori scesi dal bosco della montagna. Scivola la musica lentamente insieme alla sera che si nasconde nei muri a odore di muschio.
È notte. Le ultime note dell'orchestra penetrano con dolcezza nel cuore. Dormono gli sguardi del giorno in segreti labirinti di tufo. Restano i colori della festa nel sogno bianco di fanciullo.