359/17
Un viso lontano
che un sogno avvicina.
Forte è l'inganno.
Supplico la notte
di non piegarsi al giorno.
Rimango appesa
al parapetto
che oramai
il sole infuoca.
Lascio le mani.
Cado nel nuovo giorno...
e di nuovo ti perdo.
Commenta
Un viso lontano
che un sogno avvicina.
Forte è l'inganno.
Supplico la notte
di non piegarsi al giorno.
Rimango appesa
al parapetto
che oramai
il sole infuoca.
Lascio le mani.
Cado nel nuovo giorno...
e di nuovo ti perdo.
È importante
raggiungere il colmo.
Poi svuotare velocemente.
Ciò che rimane
non è che l'essenza.
Così leggera
da non farsi riconoscere.
Scrivono di un luogo,
dove le distanze
si annullano.
Né barriere,
né strade.
Ogni istante
diviene eterno,
il tempo è sospeso.
Impossibile crescere,
invecchiare,
morire...
Nessuno ha paura.
Neppure una lacrima,
poiché non c'è dolore.
Si ama...
Non c'è più il "buio"
ad oscurare
la luce.
Ho viaggiato per anni,
invano.
Qui non c'è.
Non so dove sia,
né quanto sia lontanto...
Spero rimanga
un piccolo posto
anche per me.
La felicità
è un attimo fuggente
è sabbia leggera
che scivola tra le mani
è vento di bora
intenso e irruente.
È spiraglio di luce
fiume in piena
l'estasi d'un istante.
Vola via leggera, discreta
come brezza, soffio di mare
tra onde di stelle.
Evanescente si perde
nel rosso d'un tramonto.
Lascia il profumo buono
del suo passaggio
orme nel cuore
tracce nell'anima
fragranza delicata.
È respiro nel silenzio
emozione pura.
Ritornerà sfiorandomi
accarezzandomi
senza fragore
ma palpitante
e contagiosa.
Nel fluire del tempo
m'accorgerò d'avere
l'arcobaleno negli occhi.
M'invaderà l'ebbrezza
d'un istante.
Sarà prato luminoso
vento impalpabile
un batter di ciglia.
Il risveglio dell'anima
nella gioia, nella serenità
sarà guizzo veloce
che inebria
e scappa via.
Crepitio dei ceppi avvolti nella fiamma,
silenzio religioso nel vespro crepuscolare
novembre tacito e riservato,
mese delle anime che sono passate...
che ormai lontane seguono la luce eterna
lasciano a noi questa vita tortuosa
in questa terra piena di violenza,
di odi, soprusi, guerre.
Loro non desiderano tornare
perché amano la loro dimensione
di pace, d'amore, nel chiarore di Dio
nella bellezza della vera vita futura,
aspirano all'abbraccio divino
della eterna felicità del paradiso,
i dolori sono un ricordo molto lontano.
E noi che siamo ancora su questa terra,
in un nuovo autunno è bello avvolgersi
nel silenzioso buio di questo mese
godere del tepore delle fiamme,
del loro scoppiettio, mentre la pioggia cade
picchiettando dolcemente sui vetri
e il sibilo del vento continuato fa rabbrividire,
l'atmosfera abbraccia la nostra anima o forse
sono i piccoli spiriti celesti, che mandati da Dio
cercano di dare a noi una fede forte,
confortando con il tenero amore le nostre mancanze
dandoci coraggio, fino alla fine dei nostri giorni.
Amiamo novembre, pochi lo amano,
la luce veloce si ritira, ma nel suo buio
sono racchiusi i nostri pensieri.
Dana tu sei,
tutto quello che vorrei.
Sei bellissima e solare
che quando sono insieme a te
non riesco più a ragionare.
Ti conosco solo da poco,
ma ogni istante insieme a te è così intenso,
che come una fenice la mia anima prende fuoco.
Giorno di pioggia
gocce d'acqua
bagnano la terra
si perdono
si confondono
nel grigio mare.
È immensa
quella distesa
in cui mi specchio
con la gioia
velata di tristezza.
Piove
tra spruzzi argentati
cristallini
coriandoli
profumati di mare
di sale.
Ascolto la pioggia
tremula sui vetri
schiaffeggiare
carezzare il mare.
Voglia di tenerezza
serena rassegnazione
languida nostalgia
m'avvolgono
mentre incantata
contemplo il mare.
Non ho più voglia di giocare perché l'onestà non esiste più.
Tendono sempre tutti ad imbrogliare.
Non ho più voglia di giocare
perché conosco solo sentimenti nobili e leali...
e con i sentimenti, io non ci gioco!
Non ho più voglia di giocare
perché non ho più l'età per rincorrere
chi non vuole essere trovato, afferrato, salvato...
non ho più voglia di giocare perché per farlo,
c'è bisogno di qualcun altro, e tra i due, qualcuno deve pur perdere.
Non mi piace l'idea che qualcuno perda...
quando sono stata io a perdere, faceva male.
Aveva gli occhi persi nel vuoto
e la tristezza di chi sorride poco.
Sguardo basso e mani tremanti
davanti all'indifferenza dei passanti.
Ti guardavano come se fossi un mostro
il naso e le labbra non erano al loro posto.
Le cicatrici in viso lasciavano capire
quello che avevi già dovuto patire.
Nessuno ha fatto caso all'azzurro dei tuoi occhi
sembravano il mare quando ti ci specchi.
Solo io ti ho guardato con tenerezza
e avrei tanto voluto farti una carezza.
Ti avrei abbracciato forte sul mio cuore
se fosse servito a cancellare il dolore.
Ma non ho fatto in tempo e te ne sei andato
con quell'aria da piccolo uomo spaventato.
Un giorno non molto lontano, l'intero universo,
capirà che ci vuole poco ad amare chi è diverso.
Quando ti vedrò, sussulterà di gioia
il mio cuore.
Mi perderò nel tuo sguardo segnato dal tempo
che profuma ancora di gioventù.
Accarezzerò ogni singola ruga sul tuo viso
per lenire un po' di quell'antico dolore.
E ti stringerò le mani e sentirai di
non essere mai stato solo lungo
il sentiero della vita.
E ti regalerò un abbraccio
uno di quello in cui ti perdi
perché sai che dentro,
c'è tutto l'amore del mondo!
Un amore antico, quello di una figlia.