Gli spiriti della foresta mi vennero dietro con maschere affumicate ed occhi aperti; mi lessero nell'anima il segreto spingendolo nel tronco pieno di vento.
Camminai tutta la notte sotto le stelle aspettando la luna vestita di rosso; udii l'uccello della notte aprire il becco quando ruppi un ramo con foglie secche.
Gli spiriti della foresta mi vennero dietro quella notte piena di miti e leggende; molti piedi battevano la terra insieme all'ombra che si portano appresso.
Caddero i cocchi su una spiaggia deserta, caddero i tronchi sotto le fiamme tropicali, cadde anche la notte degli spiriti su queste mani aperte al domani.
Che emozione... Quanto ho pianto... Piccola mia sei arrivata in un momento della mia vita in un momento difficile della mia vita. Avevo bisogno di qualcosa che mi facesse dimenticare i problemi avevo tanta paura... Ma poi sei arrivata tu.
Che sensazione stupenda... Ti osservo mentre dormi accanto a me su questo letto. Unito per l amore, per la voglia di stare vicini, anche quando nella dolcezza del sonno si è distanti con gli occhi della mente. Non ero mai stata così bene; Tutto ad un tratto protetta, desiderata, accarezzata e amata, in una sola notte coccolata. Dieci agosto una data da ricordare; la prima notte di queste notti passate, consapevoli di risvegliarsi insieme. Ora sono qui su uno di quei letti che scrivo... Uno di quei letti che aspettano una nuova luna per rincontrarsi.
Ti guardavo distratta per la per la prima volta... Ti ho visto lontano; tu che mi osservavi, io che ti ignoravo... Non volevo un altro sguardo, un altro cuore, ma non so perché nella mia mente scorrevano immagini diverse. È stato solo un attimo, lo so... Ma per quell attimo quella sera ti ho fatto stare male ed è proprio per quell attimo che io non mi potrò mai perdonare.
Ero solo una bambina, frutto di un amore... Ingenua sono caduta, mi sono rialzata... ho pianto, ho riso... ho perso la via... ho cercato tanto e ora...
Sono solo una schiava dei suoi occhi... lavoro duramente, con impegno per provocargli emozioni; Ma non sono una schiava come le altre: non chiedo nulla in cambio... davvero...
Sarò forse solo una donna... Sempre ingenua, sempre schiava di un cuore che se mi vorrà lo continuerò a seguire in quella via in cui credevo di essermi smarrita.
Taci stupido orgoglio smorza l'insorta rancura che deluso come fuoco mi brucia! Inviperito non sospingermi abbuiato sull'orlo del pendio che scoscende fino alla fossa: abboniscimi, giungere là non voglio così infangarmi non posso... Pur se amor in petto infuria ma nulla lo cura o la carezza di una mano lo sfiora, ancora zitto zitto nell'ombra restiamo e facciamo finta di niente. Impietoso non ricordarmi che offrir volevo in dono a chi non sapeva che farsene l'oro colato dai miei sospiri. Luce non può raccogliere chi ha già occhi chiusi fragore di cuore non scuote il sordo: sasso egli resta agli scoppi di spolette d'amore tutto assorto nel suo torpore! Ah cuore, cuore immiserito come ieri non te ne sei accorto! Randeggiare, non approdare questo ci poteva essere concesso... quando avvistammo l'isola dei sogni! Dopo affondo per vortici d'assenza ora puro marame ogni riva ci respinge; sull'animo da inganno fatto diaspro un soffiar di giorni cosparge le spente ceneri di un ultimo ceppo di illusioni! Taci, taci impennato orgoglio attizzato e indignato non insorgere non inveire contro l'Invisibile o chiunque altro umano fariseo che appostato nel silenzio ci derida! Andiamo, proseguiamo pure... spogliati di miraggi e di speranze continuiamo il gravoso viaggio. Dalla prigionia del corpo sforziamo un sorriso; finti vivi e maschera, affettiamo un cordiale gesto di saluto rivolti al passante ignaro che incontreremo domani; a chi estraneo, al cuore mai appuntamento potrà dare.
Poiché si dice che tutto venga dal mare e ognuno sempre torna dove è nato, taglia gli ormeggi e scosta cuore timoniere! Sotto voce abbandoniamo questo attracco di malinconie, via da questa terra ferma ricoperta di secce aride or che alta è la marea! Addio terra ferma, coste di tenebre montagne d'angoscia dinieghi di germogli acque morte mattatoio di sogni! Mare, primigenio nascere, se rigenerato ti solco mostrami i tuoi confini, dal vento mi giunga un soave eco qual ammalio di mitiche sirene; riflesso dal tuo specchio riappaia il biavo firmamento! Cuore, raccogli la bottiglia entro cui è scritto il tuo destino: pompa il mio sangue nelle vene al par di un rabido vortichio che s'avventi e speroni rocce, cavalca questi flussi, danza su queste crespe: tra le schiume e i fiocchi di neve degli spruzzi ritrova la felicità del sughero che sui marezzi fluttua! Abbacinato da scotoma scintillante, al risveglio di una luce mattutina, non ti smarrire: bussola e timone riprendi segui tra apriche volte la scia di raggi dorati naviga allo zenit e non voltarti! Procellarie, portatemi lontano dalle burrasche. Guidate la mia prima rotta diretta al sereno di altri giorni!
La ruota del tempo ne ha fatto di giri da quando lasciai la città del sole e delle canzoni! Il clamore delle voci nel budello dei vicoli che ti soffocano, la miseria che vi ha fissa dimora, i bassi angusti affollati da nugoli di fanciulli senza avvenire, una gioventù che sfiorisce per orditi di strade sconnesse lastricate di sogni stroncati, la tristezza che scolorisce il volto di chi non trova la mano tesa della speranza, dalla memoria, da allora che via me ne andai, più non si invola! Là, una canzone zittisce ogni dolore, una pizza sazia un pinzare di fame, un mandolino in dolcezze scioglie il cuore come il burro se esposto a calura eccessiva! Sotto il Parco delle rimembranze, il progresso e il tornaconto di pochi da tempo hanno dato un colpo di spugna all'altoforno e alle ciminiere! Effeminati ed esotiche clacson girls come cavallette, in una nuova apocalisse la notte hanno invaso; la polvere bianca con i suoi annessi dilaga: a venti anni la vita già si perde in un pronto soccorso finale! Neanche il mare è lo stesso dall'ultima volta che azzurro lo vidi! Da quei moli, quante navi sono salpate negli anni trasportando destini quante vite sono state traslate! I distacchi, le partenze forzate la malinconia di chi rimane, la nostalgia che addentella il cuore di chi va lontano, per ressa di ricordi, addosso mi ripiombano come una grandinata improvvisa! È vero, sulla collina, tra i quartieri buoni, là dove affacciandoti a un balcone il pino ripiantato, i panfili e uno scenario disegnato su un lenzuolo di mare si mostrano, tutto diverso e trasformato t'appare. Ma ciò appaga l'occhio e non il cuore: la bassura dove si affonda conosce l'indifferenza che viene dall'alto! Vorresti le cose diverse, una chiarìa che non fosse mero vaneggio; vorresti la gente tutta felice e che sotto il bistro e il belletto, sotto il sudore e lo sconforto tutti i sogni fossero uguali! Oh i guasti antichi del mondo, la pena che il cuore distilla e amara s'affolta nel tempo che fugge senza rinascimenti.
Attorniato da una miriade di persone normali puoi scovare in mezzo quella folla, magari un po' nascoste, delle anime speciali. Alcune ti regaleranno soltanto qualche splendido momento, altre diverranno i tuoi migliori amici e ti seguiranno in ogni passo della tua esistenza.
Prego perché ognuno su questa terra abbia accanto a sé qualcuno di speciale che lo guidi e lo protegga durante la vita, così come io ho affianco a me voi, persone stupende che non finirò mai di ringraziare per tutto ciò che mi donate e l'unico modo che trovo io di sdebitarmi è scrivere queste piccole poesie sperando soltanto che vi piacciano e che altre anime nobili come voi le possano leggere e apprezzare.