Poesie personali


in Poesie (Poesie personali)

Poiché si dice

Poiché si dice
che tutto venga dal mare
e ognuno sempre torna dove è nato,
taglia gli ormeggi
e scosta cuore timoniere!
Sotto voce abbandoniamo
questo attracco di malinconie,
via da questa terra ferma
ricoperta di secce aride
or che alta è la marea!
Addio terra ferma,
coste di tenebre
montagne d'angoscia
dinieghi di germogli
acque morte
mattatoio di sogni!
Mare, primigenio nascere,
se rigenerato ti solco
mostrami i tuoi confini,
dal vento mi giunga
un soave eco qual ammalio
di mitiche sirene;
riflesso dal tuo specchio
riappaia il biavo firmamento!
Cuore, raccogli la bottiglia
entro cui è scritto il tuo destino:
pompa il mio sangue nelle vene
al par di un rabido vortichio
che s'avventi e speroni rocce,
cavalca questi flussi,
danza su queste crespe:
tra le schiume e i fiocchi
di neve degli spruzzi
ritrova la felicità del sughero
che sui marezzi fluttua!
Abbacinato da scotoma
scintillante, al risveglio
di una luce mattutina,
non ti smarrire:
bussola e timone riprendi
segui tra apriche volte
la scia di raggi dorati
naviga allo zenit e non voltarti!
Procellarie, portatemi
lontano dalle burrasche.
Guidate la mia prima rotta
diretta al sereno di altri giorni!
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    in Poesie (Poesie personali)

    La città del sole

    La ruota del tempo
    ne ha fatto di giri
    da quando lasciai
    la città del sole
    e delle canzoni!
    Il clamore delle voci
    nel budello dei vicoli
    che ti soffocano,
    la miseria che vi ha fissa dimora,
    i bassi angusti affollati da nugoli
    di fanciulli senza avvenire,
    una gioventù che sfiorisce
    per orditi di strade sconnesse
    lastricate di sogni stroncati,
    la tristezza che scolorisce
    il volto di chi non trova
    la mano tesa della speranza,
    dalla memoria, da allora
    che via me ne andai,
    più non si invola!
    Là, una canzone zittisce
    ogni dolore, una pizza sazia
    un pinzare di fame,
    un mandolino in dolcezze
    scioglie il cuore come il burro
    se esposto a calura eccessiva!
    Sotto il Parco delle rimembranze,
    il progresso e il tornaconto di pochi
    da tempo hanno dato un colpo
    di spugna all'altoforno e alle ciminiere!
    Effeminati ed esotiche clacson girls
    come cavallette, in una nuova apocalisse
    la notte hanno invaso; la polvere
    bianca con i suoi annessi dilaga:
    a venti anni la vita già si perde
    in un pronto soccorso finale!
    Neanche il mare
    è lo stesso dall'ultima volta
    che azzurro lo vidi!
    Da quei moli, quante navi
    sono salpate negli anni
    trasportando destini
    quante vite sono state traslate!
    I distacchi, le partenze forzate
    la malinconia di chi rimane,
    la nostalgia che addentella il cuore
    di chi va lontano, per ressa di ricordi,
    addosso mi ripiombano
    come una grandinata improvvisa!
    È vero, sulla collina,
    tra i quartieri buoni,
    là dove affacciandoti a un balcone
    il pino ripiantato, i panfili
    e uno scenario disegnato
    su un lenzuolo di mare
    si mostrano, tutto diverso
    e trasformato t'appare.
    Ma ciò appaga l'occhio e non il cuore:
    la bassura dove si affonda conosce
    l'indifferenza che viene dall'alto!
    Vorresti le cose diverse, una chiarìa
    che non fosse mero vaneggio;
    vorresti la gente tutta felice
    e che sotto il bistro e il belletto,
    sotto il sudore e lo sconforto
    tutti i sogni fossero uguali!
    Oh i guasti antichi del mondo,
    la pena che il cuore distilla
    e amara s'affolta nel tempo
    che fugge senza rinascimenti.
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      Scritta da: Alessandro Bonfanti
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      Tra la folla

      Attorniato da una miriade di persone normali
      puoi scovare in mezzo quella folla,
      magari un po' nascoste,
      delle anime speciali.
      Alcune ti regaleranno soltanto qualche splendido momento,
      altre diverranno i tuoi migliori amici
      e ti seguiranno in ogni passo della tua esistenza.

      Prego perché ognuno su questa terra
      abbia accanto a sé qualcuno di speciale
      che lo guidi e lo protegga durante la vita,
      così come io ho affianco a me
      voi, persone stupende
      che non finirò mai di ringraziare
      per tutto ciò che mi donate
      e l'unico modo che trovo io di sdebitarmi
      è scrivere queste piccole poesie
      sperando soltanto che vi piacciano
      e che altre anime nobili come voi
      le possano leggere e apprezzare.
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        Scritta da: *marta*
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        La croce rossa

        La croce rossa è la mia anima
        senza la quale non potrei vivere.
        La croce rossa è la tavolozza della mia vita
        dalla quale attingo i colori più belli.
        La croce rossa è il respiro,
        è il pneuma che mantiene ancora in vita gli uomini.
        La croce rossa è un altro mondo
        dove ti liberi dei tuoi problemi e ti diverti.
        La croce rossa è la tua famiglia
        con il tuo babbo e la tua mamma e...
        con i tuoi fratelli.
        La croce rossa è l'atomo,
        che compone la molecola,
        che compone la cellula,
        che compone la vita.
        La croce rossa è l'albero
        dal quale prendo i frutti più succosi.
        La croce rossa è l'energia
        data da una costante
        moltiplicata per la voglia di vivere e di donare al prossimo.
        La croce rossa è l'amore
        la croce rossa è la fiamma
        che accendi nel tuo cuore
        quando un tuo compagno ti tende la mano.
        La croce rossa è il fiore più bello
        tra tanti.
        La croce rossa è mille altre cose e molte di più
        la croce rossa è la lacrima
        che ti bagna le guance
        che ti rinfresca il viso.
        La croce rossa siamo noi
        noi siamo fatti d'amore e...
        la Croce Rossa è amore!
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          in Poesie (Poesie personali)

          Nessuno mi chiama

          Nessuno mi chiama
          nessuno mi aspetta
          nessuno mi ascolta:
          ogni sponda è deserta
          e deluso io vi guardo.
          Solo sono io, ripa arsa
          solo come i viali dei cimiteri
          nei meriggi assolati;
          solo come le cime innevate
          che riverberano di lontano
          al venire del giorno;
          solo come petraia di fiume
          che da millenni
          abbia perso le sue acque;
          solo più del passero solitario
          del recanatese che in primis ammirai.
          Morto, già mi riconosco...
          Io sono la zolla tutta asseccata
          a cui pioggia
          non ridarà mai più vita
          e che aspetta di essere interrata;
          nessuna altro risvolto sospiro
          all'impigrire del giorno che rintomba.
          Non ti avvicinare illusione!
          Dileguati, perderesti il tuo tempo
          non potrei battere al tuo ritmo
          l'anima chiusa non ti apre
          se vi bussi: nel vuoto
          sono da tanto svanito
          corporeo fantasma,
          indarno mi attardo
          per un mondo che mi ignora!
          Brezza d'amor più non dubito
          che possa increspare cuore solo
          fattosi pozzanghera d'acqua morta.
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            in Poesie (Poesie personali)

            Una lettera non recapitata

            Vaneggiando spirati eventi,
            da voi, maritata e madre di più figli,
            folle evaso da una cella di sogni
            incanutito odisseo infelice ritorno!
            Orsù, non me ne vogliate
            se per una volta, irriconoscibile,
            emerso da una voragine di tempo,
            infrangerò la ferrea legge che disciplina
            le nostre separate esistenze,
            se inquirente estorcerò nuove
            o vecchie verità sui vostri giorni,
            la confessione con cui, compunta
            e a malincuore, ammetterete
            arrossendo che qualcosa di me
            in voi pur sia sopravvissuto;
            che talvolta, al viver di un ricordo,
            il cuore in segreto riattizzato,
            e a mia insaputa, abbia poi tremato.
            Il tempo dell'assenza, ove regna
            fatale il silenzio, è senza fine:
            non posso percorrerlo fino in fondo
            e negarmi di renderlo sonoro!
            Lasciate che qualche facella, un lustro
            io strappi al buio che mi accompagna
            in queste orripilanti lande disseminate
            di carcasse interiori e spenti accadimenti.
            Sullo spartito del cuore orchestrale,
            sapete, le note d'amor che innamorata
            appuntaste, sopravvivono indelebili:
            fughe di attimi felici risuonano
            nella casa delle mie risonanze
            e vibrante il cuore vi si riaccorda.
            Pur se amor continuerà,
            chissà per qual arcano prodigio,
            a fruttificare tra sabbie e pietraie
            e all'arsura del mio deserto
            negata sarà ogni fonte che la calmi,
            non temete: remissivo obbedirò
            come predestinato alla mia sorte,
            ma ingenerosa non privatemi
            di una intenerita parola,
            dell'illusione di aver rubato
            un luccichio dai vostri occhi.
            Incurabile, mi riprenderà
            la nostalgia tra le sue braccia;
            baccello vuoto ritornerò
            ad essiccare al sole;
            mi condurrà la morte un giorno
            tra plaghe di ammortate presenze.
            Dalle strade da voi percorse,
            caduti fitti fiocchi d'oblio
            si cancellerà il tangibile segno
            di ogni mia traccia; acquietata,
            per altri abbrivi e senza indugio
            riprenderete il cammin vostro
            archiviando l'infausto verdetto
            emesso dal tribunale del cuore
            per un errore d'amore: errore
            da voi perpetrato, e da me,
            condannato, nell'ombra sofferto.
            Forse un giorno, in un vicolo,
            o sulla collina dove ci avvampò un bacio,
            o in un bosco, sotto un pino seduto,
            tra pause di vento, guardando aghi cadere,
            ancora, a voi perduta, come flutto alla riva,
            improvviso andrà il pensiero
            ed esclamerò un nome, un nome
            (il vostro nome!) che per apòcope
            diventa rosa e da anni mi ricorda
            la pena alla sepoltura di un sogno.
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              Scritta da: Leandro Mancino
              in Poesie (Poesie personali)

              Ricordi

              Struggenti immagini che passano per questi occhi...
              Occhi, labbra e parole amate...

              E non bastano mille e mille lacrime a riempir questo vuoto che in me cresce a dismisura...
              E non bastano silenzi a colmare il dolore creatosi.

              A capo chino cammino...

              A passo lento contro il mio destino,
              a ricordar scene passate,
              a sognar su scene future...

              A piangere su tutta la vita bevuta a gran sorsi fino ad ora...

              Che queste lacrime puliscano la mia anima,
              che queste lacrime puliscano il mio cuore,
              che queste lacrime puliscano la mia mente,
              che queste maledette lacrime cambino il mondo...
              perché così è troppo duro per esser vissuto.
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