Poesie personali


Scritta da: Marco Teocoli
in Poesie (Poesie personali)

Capelli bagnati

Torna l'emozione
che un giorno provai,
torna in azione
la vita che sognai.

Un gesto lontano
da un mondo vicino
che corre su un filo
ed unisce un destino.

Il senso è lo stesso
per provare più spesso,
quell'attimo di vento
colmo di sentimento.

Occhi veri
occhi sinceri
capelli bagnati
dal tempo asciugati.

Rincorro il giorno e la notte,
sposto le lancette di mezzanotte,
affretto il tempo che verrà
per vivere una realtà.

Pensami come la pulsazione
di un cuore in preda all'emozione,
che batte e ribatte gagliardo.
Quale destino beffardo!
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    in Poesie (Poesie personali)

    Ballo di zingara

    Balli, zingara,
    al sorgere d'un sole che
    t'invidia
    per quanto tu riesci a riscaldare
    con il tuo corpo scuro e la passione.
    Balli, zingara,
    con la civetta luna che
    si specchia
    in questo mare tavola di luglio
    e rende te più bella alla sua luce.
    Balli, zingara,
    col cuore e il corpo
    liberi,
    vagando come foglia giù dal ramo
    che segue il vento, e sfugge delicata.
    E se vorrai, zingara,
    io ballerò con te
    amante fortunato per un attimo
    sapendo che ti prenderai il mio cuore
    per poi dimenticarlo insieme al ballo.
    Perché il solo sapere che
    sei zingara,
    non mi sarà abbastanza per difendermi
    e rinunciare a te
    che già m'hai preso.
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)
      Ho visto un uomo
      danzare col toro
      dietro una mantilla
      di una donna sola.
      Era il sogno
      d'una notte chiara
      col passo doble
      e morte amara.
      Correvano le ombre
      all'odore del sangue,
      las banderillas d'oro
      e musica di chitarra.
      Il torero danzava
      con grida ardenti
      inchiodando la spada
      nel muto silenzio.
      Gridano ancora
      il toro e la luna
      e il sole dorme
      in caverna oscura.
      Ho visto l'uomo
      danzare col toro:
      il giorno e la notte
      in canto d'amore.
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        Scritta da: Cleonice Parisi
        in Poesie (Poesie personali)

        Avrai

        Avrai da salire e scendere scale;
        Avrai voli ed abissi;
        Avrai giorni e notti;
        Avrai fiori e sassi.

        Avrai,
        e versando lacrime crederai di non aver mai avuto.

        Avrai,
        e con un peso nel cuore, sentirai di non aver mai amato.

        Avrai,
        e con le lacrime negli occhi, crederai di non aver mai visto.

        Avrai,
        e col vento tra le mani, sentirai di non aver mai stretto;

        Avrai e nel credere di non aver mai avuto,
        la tua vita sarà trascorsa.

        Avrai da scendere e salire scale,
        scenderai e salirai tra sollievo e affanni,
        ma ricordalo.

        Avrai voli ed abissi,
        nei voli guarderai in basso
        e dagli abissi guarderai in altro,
        ma ricordalo.

        Avrai giorni e notti,
        nei giorni sorriderai alla luce
        e nella notte verserai lacrime,
        ma ricordalo.

        Avrai fiori e sassi
        dei fiori conserverai il profumo
        e dei sassi la dura materia,
        ma ricordalo.

        Avrai
        e nell'avere comprenderai che l'alternanza del vivere ti era maestro.
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          in Poesie (Poesie personali)

          Compleanno di mia figlia

          Cavalli bianchi sul fiume
          sogni di primavera negli occhi
          silenzi di stelle nel cuore
          nota di musica nella notte.

          È la dolcezza fatta donna,
          volo d'aquila su rocce antiche,
          canto di colomba su campanile,
          questa mia figlia nata ieri.

          Parole rotte da linguaggio umano
          gesti mitici racchiusi nel tuo corpo,
          disegno infantili dai colori chiari,
          tortorella libera nel cielo di Dio.

          Cavalli bianchi nei tuoi occhi verdi
          sogni di bimba nelle tue mani,
          silenzi umani sulle tue labbra,
          tanta avventura nel tuo domani.
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            in Poesie (Poesie personali)
            Ci facciamo adulti
            sognando il domani
            legati a racconti
            con volti umani.
            Cappuccetto Rosso
            cresce con Barbablù,
            Pinocchio si diverte
            beffandosi di Belzebù.
            La Befana cavalca
            sulla luna piena
            durante le notti
            senza misteri.
            Ci facciamo adulti
            al ritmo di un ritornello
            perdendo ritmo e parole
            sognando un somarello.
            Un'avventura perduta
            nelle grotte del mondo,
            una giovane sfoglia
            un fiore in girotondo.
            Un'epoca cavalca
            sulla giostra umana
            e ci facciamo adulti
            insieme al gatto
            con gli stivali.
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              in Poesie (Poesie personali)
              Un via vai sui marciapiedi
              colori tramutati in passi
              profumi femminili nell'ombra
              molti volti in maschera.

              Una chiazza di giallo
              si riflette nel cielo:
              è un vestito sevigliano
              che cammina leggero.

              Una foglia di pioppo
              giace in ascolto
              è il cuore del giorno
              che bacia la notte.

              Le sirene rompono l'aria
              in quest'ora di vento
              sono spariti gli spiriti
              nella città senza tempo.
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                Scritta da: Gb Chessa
                in Poesie (Poesie personali)

                E il dolce

                E il dolce suicidio pervenne a monte
                ali gravide, procedette da ovest
                c'era gente impettita
                ma io nulla, morii lo stesso, indefesso.

                Il dolce suicidio soggiunse lo stesso
                esausto delle mie stesse geografie mentali
                sovvenne e ravvenne e soggiacette
                nonostante una totale assenza di tracce di lirismo.

                C'era un vento
                era giallo, come di gente che resta,
                grottescamente in un'aria di zolfo sinistra,
                forse era l'odore delle ceneri, una specie di incenso.

                Il dolce suicidio si chiamò con nomi di droghe inauditi
                terrificanti zampogne simboliche che tremavano terra al passo.
                Eppure il dolore era lì, dentro la gente che rimase,
                e il dolce suicidio prese terra e ali e zolfo
                ma soprattutto si prese il mio stato anagrafico.

                Fui zero, praticamente in una parola fui,
                l'unica parola che resta
                quando la brezza di due nodi tipica del dopo suicidio
                tesa brezza da est, lo segue e cancella il ricordo.

                C'era gente gialla, come di gente che resta vento,
                esausta delle sue stesse geografie mentali,
                che rimase dolore permanente, come in una costante di Bohr.

                Era il mio suicidio, eppure appartenne per sempre a quelli che restarono,
                nonostante un'assenza apparente di tracce di lirismo.
                Io ricordo il pianto di alcuni,
                come di bave colanti su zigomi assolti,
                come di bave colanti sopra un immacolata tenace assoluzione.

                E il dolce suicidio lo chiamavano con parole di Freud,
                di Kant e di Moliere, Shakespeare e tante altre salme impettite
                solo spettinate dalla nota brezza a due nodi del post-suicidio,
                il mio, ma anche di tutti, come un postulato di Bohr.

                Rimase il suicidio, ma soprattutto rimasi io,
                perché nel frattempo colò un Dio
                e divenni eterno
                di non so quale pasta eterna,
                tipo giallo, con odore di vento, teso, da est, due nodi,
                e guardo insieme a tutti gli esimi suicidi la gente che resta
                tesa, da est, a spergiurare dentro le proprie nauseanti geografie mentali,
                a scongiurare con segni di croce e rosari il proprio suicidio,
                tutto, perfettamente, in un apparente assenza di lirismo.
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