Inverno che geli le strade. Inverno che geli la mente. Inverno che spegni tutto, c'è nebbia con qualche spiraglio di luce. Trema la gente al tuo arrivo, coperta dai brividi che porti, in città non c'è nessuno.
Un mistero di silenzio ci separa mentr'io ti sento ancor più vicina, nei paraggi dell'esistenza.
Nelle tue labbra ordinatrici trova ordine la mia vita; le tue parole racchiudono inesplicabili spazi, varcando senza vesti profondissime gote ed indugiando librate nell'aria (come aloni sospirati dal vento... ).
La mia voce tremante s'incatena alla tua suadente; in ogni mio pensiero converge un brivido in fiamme, mentre il mediterraneo delle mie labbra emette scintille di fuoco -per te-.
Ti ho vista, in un momento ti sei persa; mi ungesti di luce e in un attimo i miei occhi presero la forma dei tuoi sguardi, liberando per te sguardi d'Amore incontrollati (vetri spezzati che si specchiano, granelli di sabbia che si bagnano... ).
Un linguaggio ancestrale trasuda dal tuo sorriso, mentre la mia mano - impigliata nella rete di oggi e di ieri - è ancora riversa sulla tua, rifugiandosi in una valle d'eternità e d'immenso...
Imprigionato ai tuoi passi seguo la tua ombra in simbiosi; ogni carezza -freccia puntata d'ogni tentazione- permuta il dolore represso in un grido, mentr'io raccolgo un fiore bianco di magnolia per ritrarti un'altra volta.
Abbattuti muri di resistenza, tolgo il sonno alle labbra, supero ogni lecito confine, perché un bacio ricopra la distanza che rimane tra la tua Amicizia ed il mio Amore! Ed intanto sento sprofondare sotto me un vuoto cresciuto all'altezza esatta del piacere (pozione segreta da bere - rabbrividendo - in fretta).
Addormentata nella strada d'un sogno, rivedo te ogni giorno nell'orbita di gesti non compiuti, di sguardi non sferzati; la notte il rosso dei miei pensieri tinge le tue vesti di carne per dare l'ultimo tocco alla tela che ti ritrae folgorante (scintilla di sole pronta ad infiammare il cielo! ).
Il nostro Amore rimarrà il sogno irrealizzato d'un bambino, il volo accennato d'un gabbiano, il frutto non raccolto d'un giardino, perché noi siamo come due abissi che s'incontrano: un pozzo senza luce che fissa il suo cielo senza fondo...
Ci sono giorni in cui non vorrei essere ciò che sento di essere. Vorrei potermi guardare allo specchio, e vedere solo la mia immagine riflessa.
Vorrei confondermi tra la folla, godendo del nulla. Senza più nulla vedere, né sentire. Senza più nulla da dare, né da chiedere.
E ci sono notti in cui non vorrei avere tutto questo fuoco, che mi accende violentemente l'anima. Vorrei poter incatenare i sogni, i desideri ed i pensieri... legarli ad una pietra e gettarli giù, nell'angolo più remoto dell'anima.
Vorrei non avere ali, e cercare nelle tasche le mie stelle...
Ma al sorgere del sole, torno a desiderare di riuscire ancora a desiderare...
E torno ad essere semplicemente, profondamente, e inevitabilmente me stessa.
Non voglio sapere, non voglio sentire le tue ragioni... sono solo parole e parole frasi inutili ed insulse che ti escono dalla testa xk tu non hai un cuore. Le dici solo per metterti la coscenza a posto. Di tutte le tue scuse, di tutti i tuoi motivi, pensieri ed emozioni... io sento solo parole senza senso. Sai dire solo questo. Non sai promettere perché non sai mantenere mi hai fatto male tante volte mi hai fatto versare innumerevoli lacrime lacrime che non ti meriti che io non merito di versare per me ormai sei solo polvere: una passata e vai via... ma il brutto è che la polvere ritorna sempre... perché è fastidiosa... ma io sono migliore di te io sò ammettere quando sbaglio tu no tu ti credi perfetto, superiore a tutto e a tutti. Credi che tutto ti sia dovuto, ma non è così! Ora ti guardo e mi fai solo pena. Certo, a volte mi capita di pensare a noi due e a quello che eravamo. E allora non auguro a nesuno al male che tu hai fatto a me... ti riguardo una seconda volta, e non mi fai più pena... mi disgusti... perché io ho sempre odiato la sporco... specialmente la polvere.
Scende la sera ritorna il freddo che attanaglia le persone vuote lo sguardo fisso nel vuoto la testa avvolta da mille pensieri tanti robot senza sentimenti e io una coccinella tra gli scarafaggi vivo al di fuori di questo mondo in un mondo interiore dove son felice perché ci siamo solo io e te fiorellino mio governati da un'unica legge l'amore.
Tanto ti amai e tanto ti amo ancora dolce luce che illuminandomi gli occhi un mondo nuovo mi presenti pieno di vita differente dalla cupidigia ed all'oscurità di cui i miei occhi erano coperti ti cerco lucciola mia mi hai donato la luce e sei sparita mischiandoti tra l'immensità di questa luce vorrei ringraziarti e ti cerco piango come fa un essere nella purezza più assoluta a provare tanta tristezza? Anche se sono in paradiso mi sento all'inferno senza vederti toccarti sentirti amarti.
Come acqua diretta al mare dolente e esausta pazza di sé al nulla scorre la vita; fuscello di anni seccati si impiglia riemerge e fluisce il relitto di essere in balia delle furie e del tempo ondeggia tra urti e gorghi alla deriva vanno fecali progetti e illusioni desideri e pazzi voli. Che abbiamo da guardare attristati o sgomenti: sapevamo già tutto! Breve intervallo di presenza e di luce durante il perdurare ci fu concesso nati vivi. A che l'urlo disperato davanti al cavo del vuoto nell'ultimo recesso dello spirito coinvolto nel degrado della carne? Frammenti, minuzie, a-valenti atomi bruti poi più nulla resta di noi umani sospesi nell'insieme abolito di cielo e terra. Non si può mangiare un dolce senza consumarlo vivere senza morire amare senza soffrire restare nubili di speranze. È cosi! Tanto è dato niente pesa come il niente e non si possono stipulare accordi su inizio e fine tema e trama con l'Inconoscibile: questo è il suo e il nostro limite. Passano in un'aria di piombo continuano a passare come noi in alto le nuvole senza rumore dileguate e irraggiunte nel placido azzurro del cielo.
Senso di colpa, maledettamente difficile di sopportarlo, fa male e rode dentro la tua anima, chiudi gli occhi, non ci penso, cerco di non pensare, ma eccolo qua, due occhi fulminanti, penetranti e senza pietà che ti guardano dal interno delle palpebre, apro gli occhi, un sapore sgradevole, nel mio interno mi sento cadere in un pozzo senza fondo, il conforto si fa strada nella mia anima, pensieri, lontananza, ferite non macinate ancora dolorante... il desiderio di non pensarci, lavanda, camomilla, valeriana, sono loro la compagnia notturno, sono loro che si impegnano a cacciare via, il brutto sapore... del senso di colpa.
Cos'hai perso della favola della vita? Io mi chiedo. Te lo ricordi il profumo del grano, l'oceano di un tronco d'albero e la saggezza di una roccia, te la ricordi? Il tubare fra le foglie del vento, l'aurora di un monastero abbandonato, la mano di tuo figlio e la voce di tuo fratello te la ricordi, te la ricordi la voce di tuo fratello? So che potrò dirti poco con queste parole, so che potrò dirti molto con queste parole; le poesie sono democratiche, perché lasciano a te l'immaginazione, il messaggio non si completa senza la tua complicità. Per questo le poesie sono pericolose come è pericoloso il vento, come lo è la rugiada, come lo sono i Libri e la Musica, lasciano pensare e immaginare immaginare qualcosa di diverso, immaginare qualcuno di diverso e questo non piace oggi. Non piace a chi ti ha già impacchettato, inscatolato i tuoi gusti e le tue emozioni. Pensando che non esista più nulla al di fuori di questo. E invece tu dimostralo, se vuoi. Traducilo il linguaggi sconosciuti che io non so parlare e stringimi forte perché io sappia ascoltare ma aggiungi sempre qualcosa di tuo e poi Immagina, Pensa.