Poesie personali


Scritta da: ElyAngel
in Poesie (Poesie personali)

Diadema dorato di fervida speranza

Come dorati granelli di sabbia,
come infiniti raggi di sole,
in ogni angolo dell'universo,
vi son anime e cuori dispersi,
dagli usi e costumi diversi.
Granello, sei tu, vagabondo,
lontan da tua terra, emigrato.
Nomade istinto, su dune assolate,
superstiste d'un vorticoso ciclone,
distinguerti sai, fra tante persone.
Come diadema di fervida speranza,
brilli e scintilli di luce immensa,
gioiosi segni di vita, al cielo, riveli,
oscillando nella clessidra del tempo,
sospinto da un'esile soffio di vento.
Ripudiato da intrepide onde,
naufrago di un'esistenza infelice,
porgendo ad ognuno, tua man aperta
rendi, manifesto, al cuor del mondo,
ciò che già possiedi nel profondo:
il codice d'un antico mistero
in tua natura, docilmente, celato.
È il fuoco del calore umano
che scioglier sa anche il ghiaccio,
dell'animo, dal freddo, più indurito.
Composta giovedì 19 novembre 2009
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    Scritta da: MATTIA PIETRO S.
    in Poesie (Poesie personali)

    Deambularte

    Tutti gli anatomisti di gran fama,
    concordano sulla definizione,
    le chiaman freddi, senz'alcuna brama,
    arti inferiori atti a deambulazione
    ma un'opinione così tanto grama,
    si merita la mia confutazione.
    Le gambe non son arti, sono arte,
    plurale femminile di bellezza singolare,
    Vesalio si faccia un po' da parte,
    lasci favella a chi le sa ammirare.
    Le gambe tue sono alabastri lisci,
    le tue caviglie bei steli di gigli
    e dietro ogni ginocchio custodisci
    per le mie labbra quieti nascondigli.
    Le gambe tue quando sono spoglie,
    d'arte contemporanea sono esempio,
    un laico tabernacolo di voglie,
    snelle colonne d'un profano tempio:
    e quando corri lungo la battigia,
    pennelli da intingere nel mare,
    le tue dita di madreperla grigia,
    son setole setose da sfiorare;
    ma voi scienziati cosa ne capite,
    di questi due prodigi che ho di fronte,
    tanto che a Milo persino Afrodite,
    si amputò per non subire onte.
    I Greci ci spiegaron la Natura
    ed i Fenici come navigare,
    dagli Arabi imparammo la scrittura,
    a te restò l'arte di camminare.
    Composta nel luglio 2001
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      Scritta da: MATTIA PIETRO S.
      in Poesie (Poesie personali)

      Baciandosi

      Migrano uccelli dall'incerto fato,
      privi di zampe, con ali di fiato
      e con segreti audaci intenti,
      planano lungo scogliere di denti,
      nello sciacquio babelico e lieve,
      mentre il respiro si fa più greve
      ansima il cuore per qualche secondo,
      nella stupenda apnea dal mondo.
      Labbra di petali dolci e soffusi,
      sorseggian saliva ad occhi chiusi
      come succosa e pregiata primizia,
      colti da oblomoviana pigrizia,
      dimenticando le buone maniere,
      senza staccarsi indugiano a bere
      dal calice gocce di tenerezze,
      splendide, roride carezze
      che lo sguardo spia ad intermittenza,
      forse a cercar di carpirne l'essenza
      ma nessun gesto potrebbe emularle,
      persin la parola si siede a guardarle.
      Composta nel maggio 2004
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        Scritta da: Davide Bidin
        in Poesie (Poesie personali)

        Il destino di un macigno

        Son macchina
        Fisso su metallo
        Bloccato in ossa e carne
        Gelo incandescente attorno me
        Lava rattrappita entro me

        Vivo questa vita
        Nonostante il mio problema
        Perché di questo si tratta
        Un problema
        e nulla più

        Non posso più correre
        Da tempo non odo
        l'aria che la faccia mi accarezzava
        Nelle calde mattine sui bagniasciuga
        Mentre correvo ad abbracciar Marina

        Son vuoto ormai
        Non vedo nessun motivo per lottare
        Nessuna fede da servire
        Né ragionamento a cui aggrappare
        l'anima mia lesa

        Non posso più sperare
        Il raccontare di bei avvenimenti
        Di letizia e pazzia
        Che portavo dentro e vivevo
        Con tutto me stesso

        Ora son diviso
        La mia mente che un tempo così vivace
        Ora è costretta alla noia imperitura
        Il mio corpo in silenzio si lascia morire
        e io con lui

        Son così oramai
        Tutto ciò che mi resta
        Son le rimembranze
        Di tempi trascorsi in felicità
        Ch'io possa uscir pazzo

        Io son solo pietra ormai
        Il mio triste destino è già scritto
        Nient'altro che roccia lavica gelata
        Che aspetta solo lo scorrere delle stagioni
        Per esser dimenticata

        l'inutilità è il mio destino
        La gabbia di questa vergine di ferro
        Con aculei adunchi e rugginei
        Inietti nelle mie carni infette
        Il dolore è emozione unica provata

        Non vi è davvero speranza
        Per un uomo che non può più
        Essere?
        Forse troverò sollievo
        Col canto lieve del martirio

        Non riesco a viver di sola fantasia
        Il mondo è cosa fantastica
        e non riesco a immaginare
        Altro luogo che vorrei lodare
        Altra gente che vorrei amare

        Ridete lieti o angeli infernali
        Che sto per raggiunger il luogo ultimo
        e se forse errano i preti
        Comunque nel nulla correrò
        e si aprirà una nuova esperienza

        Io sto per tornare cara speranza
        Nella felicità dell'istante
        In cui istante mai più sarà
        Dimenticherò l'ultimo ricordo
        Con un abbraccio di luce ed ombra.
        Composta mercoledì 18 novembre 2009
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          Scritta da: Marco Bruni
          in Poesie (Poesie personali)

          Amore addormentato

          Guarda, ora scende la notte
          non mi lasciare solo,
          non andare via.
          La terra è stanca
          del giorno,
          ora riposa tranquilla.
          La strada là fuori
          è deserta è fredda
          e buia senza te e,
          si perde tortuosa nei
          mille pericolosi
          incroci del destino.
          La sabbia che sta
          nella clessidra è finita
          amore mio,
          poso ai tuoi piedi dei fiori
          e tu in cambio, getti su di me
          un velo perfetto di silenzio.
          Composta mercoledì 18 novembre 2009
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            Scritta da: Wilma Bertasi
            in Poesie (Poesie personali)

            Per Alda

            Ampia nei cieli della sera
            la pallida luna dei santi
            piange il suo caduto elfo.
            Il fumo dell'ultima sigaretta
            restituisce la voce di declino
            al cuore di poesia.
            Impugna la mano la terra del tuo canto
            e scivola dentro i tuoi versi.
            Come un fiume in piena
            il respiro della parola oltrepassa
            il suono del tuo canto.
            Scorre nella foresta leggendaria
            dove hai mostrato ad un popolo di luce le vie
            per esplorare il desiderio che alberga nel cuore.
            Con ansia leggera un soffio di echi segue
            la luce del sole nell'intrigo del bosco
            per dar forma a parole d'amore.
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              Scritta da: fagoberto
              in Poesie (Poesie personali)

              Il Bel Piacer

              Piacer non v'è più bello
              di quel che goder fa e alletta.
              Van col sospiro alterno
              tra membra aggrovigliate
              le agil mosse ed il ritmo
              del godere il tripudiàr.
              E in bramosìa il trionfo
              sempre sua magìa ripete
              il segno dell'ardore
              di sol lui si tangerà.
              Veloce alfin lo sente
              eruttando il suo salir
              e il rogo ardente esplode
              gran pace a presagir.
              Se lei poi lo abbisogni
              sia cura sua scattar
              la fiamma allontanando
              da quel suadente mar.
              Composta giovedì 29 dicembre 2005
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