Poesie di Mattia Pietro Scarsi

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Scritta da: MATTIA PIETRO S.

Deambularte

Tutti gli anatomisti di gran fama,
concordano sulla definizione,
le chiaman freddi, senz'alcuna brama,
arti inferiori atti a deambulazione
ma un'opinione così tanto grama,
si merita la mia confutazione.
Le gambe non son arti, sono arte,
plurale femminile di bellezza singolare,
Vesalio si faccia un po' da parte,
lasci favella a chi le sa ammirare.
Le gambe tue sono alabastri lisci,
le tue caviglie bei steli di gigli
e dietro ogni ginocchio custodisci
per le mie labbra quieti nascondigli.
Le gambe tue quando sono spoglie,
d'arte contemporanea sono esempio,
un laico tabernacolo di voglie,
snelle colonne d'un profano tempio:
e quando corri lungo la battigia,
pennelli da intingere nel mare,
le tue dita di madreperla grigia,
son setole setose da sfiorare;
ma voi scienziati cosa ne capite,
di questi due prodigi che ho di fronte,
tanto che a Milo persino Afrodite,
si amputò per non subire onte.
I Greci ci spiegaron la Natura
ed i Fenici come navigare,
dagli Arabi imparammo la scrittura,
a te restò l'arte di camminare.
Mattia Pietro Scarsi
Composta nel luglio 2001
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    Scritta da: MATTIA PIETRO S.

    Baciandosi

    Migrano uccelli dall'incerto fato,
    privi di zampe, con ali di fiato
    e con segreti audaci intenti,
    planano lungo scogliere di denti,
    nello sciacquio babelico e lieve,
    mentre il respiro si fa più greve
    ansima il cuore per qualche secondo,
    nella stupenda apnea dal mondo.
    Labbra di petali dolci e soffusi,
    sorseggian saliva ad occhi chiusi
    come succosa e pregiata primizia,
    colti da oblomoviana pigrizia,
    dimenticando le buone maniere,
    senza staccarsi indugiano a bere
    dal calice gocce di tenerezze,
    splendide, roride carezze
    che lo sguardo spia ad intermittenza,
    forse a cercar di carpirne l'essenza
    ma nessun gesto potrebbe emularle,
    persin la parola si siede a guardarle.
    Mattia Pietro Scarsi
    Composta nel maggio 2004
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