Poesie personali


Scritta da: lolly76
in Poesie (Poesie personali)

Minuto zero

In alcuni istanti posso pensare
che il cielo non sia più azzurro, anche se lo è...
che la luna non brilli, più per me...
che il sole non mi voglia più scaldare...
che la neve non possa più farmi sognare.

In alcuni momenti posso credere
che continuerò sempre a soffrire...
che non avrò più la gioia di cantare...
che davvero nessuno mi può capire...
che mai potrò più completamente amare.

Ma poi in alcuni attimi basta un sorriso,
basta un amico,
basta un pensiero condiviso...
questo vento contento
la luce di un tramonto...
e, se davvero
per mano mi stai prendendo,
riesco a sentire il mio respiro...
e poi di nuovo, sorridendo,
so che posso ancora spaccare il mondo.
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    in Poesie (Poesie personali)

    Secondo amore

    Come una fenice suicida
    che si smorza e non risorge,
    così io mi ero accasciata.
    Il sentimento maltrattato
    aveva fatto propria in me
    la fragilità di un albero di cenere.
    Poi tu, acino di zucchero incendiato,
    insabbiato tra i grani non ancora caduti
    di quella mia clessidra sbeccata.
    Se ora il costato mi trabocca
    di argento e caramello
    è solo ad opera della tua incandescenza.
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      in Poesie (Poesie personali)

      Macerie di cacao

      Coglimi come una frustata sulle labbra,
      a tradimento e ruggendo d'ingordigia.
      Imboccami di cioccolato acerbo, amaro,
      ma poi assolvimi con arancia candita e cannella.
      Sul cuscino gianduia e fondente spezzati
      in un ribelle mosaico di cubi scomposti,
      anarchia guerrafondaia del proibito.
      Intingi le dita nella polvere dolce e brunita
      per dipingermi le labbra di mogano,
      in questa caccia insonne la preda ambita
      è una brace elettrica di voluttà.
      L'alba forza le imposte ed inciampa
      nei nostri peccaminosi ruderi di delizia:
      riccioli di cacao e profumo di rossetto.
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        Scritta da: lilitu
        in Poesie (Poesie personali)

        Avari sguardi

        Povere
        le mie commissioni,
        quelle che domando
        negli sguardi veloci
        che offro generosa,
        caldamente avvolgendoti
        in un'odissea avvincente
        di desideri incolti
        senza meta.
        Sono accenni,
        accenni di una vita,
        e di momenti,
        che ho trafugato qua e la
        nel ricordo del futuro
        quello che lampeggia
        nelle visioni
        che lacerano l'ora
        solitario.
        L'eremita ed il saggio,
        quello che sa comporsi,
        e s'adopra,
        all'ombra del guado,
        dietro un'occhiata fuggente.
        È il vento del nord
        che taglia la carne
        del volto asciutto,
        dopo il pianto del cielo,
        e quello del cuore infranto.
        Passi,
        ammicchi con gesti avari,
        troppo avari,
        per me che abbondante,
        ti getto sguardi d'amore,
        così,
        t'ammiro.
        Amo ammirarti.
        Nella tua amara follia,
        quella che tiene per se
        la bellezza nascosta,
        sei amaro in bocca,
        che guizza alle labbra,
        bagnate,
        ardenti.
        È una comunione d'intenti
        che tacciono
        e si lasciano intravedere
        in qualche nota d'azzurro,
        i tuoi occhi,
        ninfee celesti,
        tondi opali che riflettono il cielo,
        cielo che pudica contemplo.
        Vergine e santa,
        così stupendamente lasciva,
        la voglia,
        si veste di distanze
        ineluttabili.
        E m'avvicina il secondo
        quando passi
        ed andando,
        proseguono e vacillano
        quegli occhi,
        abbarbicati sui miei,
        ed ondeggiano,
        sulle parti del corpo,
        che forse,
        vorresti.
        Ed io,
        te le darei cullandomi,
        in quel profumo di marsiglia,
        nelle magliette al sole
        che s'asciugano pigre
        nelle notti d'inverno,
        ed ancora asciutte,
        nel loro biancore,
        lasciano una scia che riconosco,
        e di cui m'inebrio.
        Le tue note
        sono stridenti sinfonie,
        ululati fra i ghiacci,
        che s'inaspriscono fino alla vetta,
        gelida,
        e quiete sonorità d'agosto,
        al suono del ruscello fresco,
        che scende la collina,
        ed arriva alla mia bocca.
        Ed è acqua quel che bevo.
        Quando quel bicchiere,
        calice dolce ed amaro
        viene raccolto dalle membra
        umide,
        è te che bevo.
        Te l'avaro donatore,
        te che con rispetto,
        t'allontani.
        E così t'ammiro,
        come si mira la montagna,
        ed il ruscello.
        Ti guardo e ti desidero.
        Ti desidero e ti vivo.
        Vivendoti divieni me.
        Me che nuova,
        stesa al Sole,
        omaggia la Luna.
        Composta lunedì 30 novembre 2009
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          Scritta da: lolly76
          in Poesie (Poesie personali)

          Fogli

          Tremo...
          senza capire
          che posso tornare,
          tu sai
          ma continuo a soffrire
          tu sai
          e non lo posso sapere.
          Vorrei,
          e le mie pagine stanche
          sono fogli di cristallo...
          che si piegano,
          come un segno nella mente
          e tu sai,
          che tanto io non le cancello.
          Vedrai...
          ma non cerco più.
          Perché non vedo più niente,
          perché non spero neanche,
          perché temo ogni istante...
          perché vorrei che ci fossi anche tu.

          Le parole ormai tremano
          Ogni lettera è un respiro
          Le virgole hanno sempre un senso strano
          Il tempo ormai è un futuro apparente.

          Era una notte senza luna e senza voce...
          Ora è un foglio senza pace.
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            Scritta da: Maria Daniela
            in Poesie (Poesie personali)

            Ridi pagliaccio

            Ridi pagliaccio, finché puoi
            Ridi pagliaccio,
            finché il tuo riso farà ridere anche me,
            finché si specchierà
            nel riso
            di un bimbo felice.
            Ridi pagliaccio,
            finché dai tuoi occhi
            non scenderanno lacrime di delusione,
            di amarezza;
            lacrime
            che cadendo a terra si frantumeranno
            come vetri di cristallo.
            Ridi,
            finché le tue lacrime
            non sono ancora scese,
            perché quando lentamente
            scenderanno sul tuo volto
            allora, ti mancherà il tuo riso,
            il tuo viso;
            ti mancherà il sorriso
            dei bimbi felici;
            la tua maschera
            di pagliaccio ridente.
            Ridi pagliaccio,
            finché la gente ride con te;
            ridi pagliaccio,
            finché il dolore
            non ti attanaglierà il cuore
            e il vento
            trasporterà con sé il tuo riso.
            Quando esso si placherà
            e le tue risa
            non potrà più trasportare
            ai confini del mondo,
            cercherai invano
            con gli occhi umidi
            di amaro pianto,
            di umano pianto,
            le tue risa
            e le risa di chi hai fatto ridere.
            Ridi pagliaccio,
            finché non toglierai
            dal tuo volto la maschera,
            e lo specchio
            rifletterà il tuo vero volto;
            allora,
            non avrai più nulla da ridere,
            più nulla per poter far ridere.
            Sarai solo un anonimo buffone,
            tra tanti buffoni anonimi;
            con il riso represso,
            con la maschera cancellata
            da batuffoli
            di cotone colorato
            che ormai non userai più
            con la mente annebbiata
            che rincorre
            fantasmi del passato,
            fantasmi ridenti
            che non appariranno più.
            Ridi pagliaccio,
            finché ti è consentito farlo.
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              in Poesie (Poesie personali)

              Pioggia celtica

              Il sole si scioglie
              sul selciato del monastero
              in umidi rivoli di luce.

              Laggiù la mia essenza.

              Nient'altro che un fuoco fatuo
              avvinto dal disarmante suono
              di nenia ancestrale.

              Evento di sacralità inviolabile.

              Insite nel tuono le rune divine,
              e la terra espira nebbie
              appartenute a leggende irlandesi.

              Anche le rose sembrano anticate.
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                Scritta da: FRANCO PATONICO
                in Poesie (Poesie personali)

                Ritornano i canti

                Un fruscio leggero
                fra gli abeti illuminati;
                un rincorrersi di suoni
                tra i vicoli innevati.
                C'è un'armonia di note
                nelle canzoni antiche,
                che svegliano i ricordi
                della mia età fanciulla.
                Ritornano i canti
                in folate di stornelli,
                come tanti pentagrammi
                che scendon dalle stelle.
                È un vento melodioso
                che sfiora le montagne
                e le pareti inghirlandate
                del mio piccolo presepe.
                Il volo degli Auguri
                non reca alcun presagio,
                ma insegue in cielo i sogni,
                della notte di Natale.
                Composta venerdì 27 novembre 2009
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                  in Poesie (Poesie personali)

                  Un amore

                  Un amore
                  Che azzera la vita
                  Che non esiste più tempo
                  Attimi istanti
                  Un batter d'occhio
                  Rimango
                  boa solitaria nel mare incerto
                  Bandiera colpita dal vento
                  Ricciolo scomposto e volubile
                  e chi sono non so
                  e dove sono nemmeno
                  Un amore
                  Che invade ogni spazio
                  (Ma allora c'erano gli spazi?)
                  Ed io che mi credevo sigillata
                  Attese finite Stop ai treni
                  e solo un monopattino per l'anima
                  Disimparata all'amore
                  Occhi sprangati
                  Braccia legate
                  Affetti murati
                  Cuore asciutto
                  Un amore che fa appassionare
                  Euforia e tristezza
                  Vicino e lontano
                  Caos beato
                  Passione silenziosa
                  Un amore
                  Come una stella
                  Una nuova stella.
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