Poesie personali


Scritta da: oana.kika
in Poesie (Poesie personali)
Innumerevoli pensieri si appoggiano sulla mia testa
e la mia mente si offusca di te.
Vieni fuori dal mondo con me,
tra le stelle, tue amiche
vieni fuori dal mondo con me,
tra le foglie dell'autunno
a farsi spazzare via dal vento...
vieni sulla cresta del mondo
ad ascoltare il silenzio del cuore.
Enormemente vicini, spaventosamente lontani
Io e te, ombre che si aggirano intorno all'anima
Io e te, cavie del destino
Scelti con cinismo a farci compagnia
Da lontano.
Cercando di trovare il sole nella notte
Un'unica amica: la follia
Un'unica nemica: la ragione
Ribellati!
Vieni fuori dal mondo con me,
tra i petali dai sogni infranti
Vieni fuori dal mondo con me,
a cavalcare le onde dei mari
e ad appoggiare nuove parole
sulle pagine bianche della nostra vita.
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    Scritta da: oana.kika
    in Poesie (Poesie personali)
    Il mondo disse "hai le ginocchia sporche di sangue!"
    Il cuore rispose "ho camminato a lungo, ricordi?"

    Dal cielo cade una pioggia calda
    Una goccia si lamenta sul davanzale
    Un tuono urla in lontananza
    Ed i miei pensieri fanno rumore.
    Ma non ho più la forza di sgridarli
    Perché è giunta l'ora di dormire.
    E mi accascio sul cuscino pieno di ricordi
    e chiudo le mie palpebre stanche:
    Ho visto il mondo nel sonno,
    Con mille proposte da farmi
    Ho visto il mondo cercarmi
    Con mille inganni e mille promesse
    Ho già la voglia di rialzarmi,
    Ci vado ancora, riparto dal sole
    ...
    Delusa dal corpo ricado sul letto
    La bocca distorta è pronta a gridare
    ...

    Il mondo mi dice "hai le ginocchia sporche di sangue"
    Il cuore risponde "ho camminato a lungo, ricordi?"
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      Scritta da: MELANIE CHANTI
      in Poesie (Poesie personali)

      Inverno

      Scivoli via
      dalle mie dita, e dai miei sogni.
      Rompi
      la quiete della mia tempesta
      che, stridente,
      agita le onde della mia anima.
      In frantumi
      è il mio sorriso:
      perso
      tra le note del mio dolore.
      Cavalco i miei sospiri,
      che con affanno
      aumentano d'intensità.

      Volgo gli occhi alla luna,
      così fiera e nostalgica,
      che accarezza con la sua polvere argentea
      ogni mia lacrima.
      Attendo un raggio di sole:
      Vorrei facesse capolino in questo istante,
      per potermi avvolgere
      della sua fiamma.

      Invece
      tremo, gelo, rabbrividisco:
      è già inverno
      nel mio cuore,
      e soltanto una cosa
      potrebbe sbrinarlo
      e risvegliarmi
      dal torpore.
      Tu...
      Composta lunedì 30 novembre 2009
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        Scritta da: lolly76
        in Poesie (Poesie personali)

        Ombre di luce

        Scorgere proiezioni di vuoto impossibili
        mentre sussurra la gioia sotto neve perenne:
        vedrai ombre di sorrisi nel cuore.
        Voce nella mente...
        non cercare le stelle
        non le hanno mai trovate.

        L'alta marea arriverà presto...
        non ti nascondere:
        porterà i segreti del mare.

        Sussurrano
        fruscii di colori ma
        lo senti...
        che non è ancora luce,
        perché è vero
        che la nebbia inganna e il cuore trema...
        perché è raro
        che i tuoi occhi ascoltino
        e le orecchie vedano.

        Non puoi impedire
        alla notte di cadere:
        ti perderai,
        allora...
        o sognerai,
        ancora...
        Ma quando, sfinite
        le tue lacrime bagneranno la luna
        ... ricorda:
        nessuno
        può impedire all'alba di tornare.
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          Scritta da: lolly76
          in Poesie (Poesie personali)

          Minuto zero

          In alcuni istanti posso pensare
          che il cielo non sia più azzurro, anche se lo è...
          che la luna non brilli, più per me...
          che il sole non mi voglia più scaldare...
          che la neve non possa più farmi sognare.

          In alcuni momenti posso credere
          che continuerò sempre a soffrire...
          che non avrò più la gioia di cantare...
          che davvero nessuno mi può capire...
          che mai potrò più completamente amare.

          Ma poi in alcuni attimi basta un sorriso,
          basta un amico,
          basta un pensiero condiviso...
          questo vento contento
          la luce di un tramonto...
          e, se davvero
          per mano mi stai prendendo,
          riesco a sentire il mio respiro...
          e poi di nuovo, sorridendo,
          so che posso ancora spaccare il mondo.
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            in Poesie (Poesie personali)

            Secondo amore

            Come una fenice suicida
            che si smorza e non risorge,
            così io mi ero accasciata.
            Il sentimento maltrattato
            aveva fatto propria in me
            la fragilità di un albero di cenere.
            Poi tu, acino di zucchero incendiato,
            insabbiato tra i grani non ancora caduti
            di quella mia clessidra sbeccata.
            Se ora il costato mi trabocca
            di argento e caramello
            è solo ad opera della tua incandescenza.
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              in Poesie (Poesie personali)

              Macerie di cacao

              Coglimi come una frustata sulle labbra,
              a tradimento e ruggendo d'ingordigia.
              Imboccami di cioccolato acerbo, amaro,
              ma poi assolvimi con arancia candita e cannella.
              Sul cuscino gianduia e fondente spezzati
              in un ribelle mosaico di cubi scomposti,
              anarchia guerrafondaia del proibito.
              Intingi le dita nella polvere dolce e brunita
              per dipingermi le labbra di mogano,
              in questa caccia insonne la preda ambita
              è una brace elettrica di voluttà.
              L'alba forza le imposte ed inciampa
              nei nostri peccaminosi ruderi di delizia:
              riccioli di cacao e profumo di rossetto.
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                Scritta da: lilitu
                in Poesie (Poesie personali)

                Avari sguardi

                Povere
                le mie commissioni,
                quelle che domando
                negli sguardi veloci
                che offro generosa,
                caldamente avvolgendoti
                in un'odissea avvincente
                di desideri incolti
                senza meta.
                Sono accenni,
                accenni di una vita,
                e di momenti,
                che ho trafugato qua e la
                nel ricordo del futuro
                quello che lampeggia
                nelle visioni
                che lacerano l'ora
                solitario.
                L'eremita ed il saggio,
                quello che sa comporsi,
                e s'adopra,
                all'ombra del guado,
                dietro un'occhiata fuggente.
                È il vento del nord
                che taglia la carne
                del volto asciutto,
                dopo il pianto del cielo,
                e quello del cuore infranto.
                Passi,
                ammicchi con gesti avari,
                troppo avari,
                per me che abbondante,
                ti getto sguardi d'amore,
                così,
                t'ammiro.
                Amo ammirarti.
                Nella tua amara follia,
                quella che tiene per se
                la bellezza nascosta,
                sei amaro in bocca,
                che guizza alle labbra,
                bagnate,
                ardenti.
                È una comunione d'intenti
                che tacciono
                e si lasciano intravedere
                in qualche nota d'azzurro,
                i tuoi occhi,
                ninfee celesti,
                tondi opali che riflettono il cielo,
                cielo che pudica contemplo.
                Vergine e santa,
                così stupendamente lasciva,
                la voglia,
                si veste di distanze
                ineluttabili.
                E m'avvicina il secondo
                quando passi
                ed andando,
                proseguono e vacillano
                quegli occhi,
                abbarbicati sui miei,
                ed ondeggiano,
                sulle parti del corpo,
                che forse,
                vorresti.
                Ed io,
                te le darei cullandomi,
                in quel profumo di marsiglia,
                nelle magliette al sole
                che s'asciugano pigre
                nelle notti d'inverno,
                ed ancora asciutte,
                nel loro biancore,
                lasciano una scia che riconosco,
                e di cui m'inebrio.
                Le tue note
                sono stridenti sinfonie,
                ululati fra i ghiacci,
                che s'inaspriscono fino alla vetta,
                gelida,
                e quiete sonorità d'agosto,
                al suono del ruscello fresco,
                che scende la collina,
                ed arriva alla mia bocca.
                Ed è acqua quel che bevo.
                Quando quel bicchiere,
                calice dolce ed amaro
                viene raccolto dalle membra
                umide,
                è te che bevo.
                Te l'avaro donatore,
                te che con rispetto,
                t'allontani.
                E così t'ammiro,
                come si mira la montagna,
                ed il ruscello.
                Ti guardo e ti desidero.
                Ti desidero e ti vivo.
                Vivendoti divieni me.
                Me che nuova,
                stesa al Sole,
                omaggia la Luna.
                Composta lunedì 30 novembre 2009
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                  Scritta da: lolly76
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Fogli

                  Tremo...
                  senza capire
                  che posso tornare,
                  tu sai
                  ma continuo a soffrire
                  tu sai
                  e non lo posso sapere.
                  Vorrei,
                  e le mie pagine stanche
                  sono fogli di cristallo...
                  che si piegano,
                  come un segno nella mente
                  e tu sai,
                  che tanto io non le cancello.
                  Vedrai...
                  ma non cerco più.
                  Perché non vedo più niente,
                  perché non spero neanche,
                  perché temo ogni istante...
                  perché vorrei che ci fossi anche tu.

                  Le parole ormai tremano
                  Ogni lettera è un respiro
                  Le virgole hanno sempre un senso strano
                  Il tempo ormai è un futuro apparente.

                  Era una notte senza luna e senza voce...
                  Ora è un foglio senza pace.
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                    Scritta da: Maria Daniela
                    in Poesie (Poesie personali)

                    Ridi pagliaccio

                    Ridi pagliaccio, finché puoi
                    Ridi pagliaccio,
                    finché il tuo riso farà ridere anche me,
                    finché si specchierà
                    nel riso
                    di un bimbo felice.
                    Ridi pagliaccio,
                    finché dai tuoi occhi
                    non scenderanno lacrime di delusione,
                    di amarezza;
                    lacrime
                    che cadendo a terra si frantumeranno
                    come vetri di cristallo.
                    Ridi,
                    finché le tue lacrime
                    non sono ancora scese,
                    perché quando lentamente
                    scenderanno sul tuo volto
                    allora, ti mancherà il tuo riso,
                    il tuo viso;
                    ti mancherà il sorriso
                    dei bimbi felici;
                    la tua maschera
                    di pagliaccio ridente.
                    Ridi pagliaccio,
                    finché la gente ride con te;
                    ridi pagliaccio,
                    finché il dolore
                    non ti attanaglierà il cuore
                    e il vento
                    trasporterà con sé il tuo riso.
                    Quando esso si placherà
                    e le tue risa
                    non potrà più trasportare
                    ai confini del mondo,
                    cercherai invano
                    con gli occhi umidi
                    di amaro pianto,
                    di umano pianto,
                    le tue risa
                    e le risa di chi hai fatto ridere.
                    Ridi pagliaccio,
                    finché non toglierai
                    dal tuo volto la maschera,
                    e lo specchio
                    rifletterà il tuo vero volto;
                    allora,
                    non avrai più nulla da ridere,
                    più nulla per poter far ridere.
                    Sarai solo un anonimo buffone,
                    tra tanti buffoni anonimi;
                    con il riso represso,
                    con la maschera cancellata
                    da batuffoli
                    di cotone colorato
                    che ormai non userai più
                    con la mente annebbiata
                    che rincorre
                    fantasmi del passato,
                    fantasmi ridenti
                    che non appariranno più.
                    Ridi pagliaccio,
                    finché ti è consentito farlo.
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